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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, fa vivere meglio

In questa decima puntata, “L’incontro con l’IO”

“Si sono provati in molti a scrivere la biografia dell’Io e molti ancora ci proveranno. Tra tante sorprese che il Futuro ci riserva, c’è almeno un punto assolutamente sicuro: quest’esercizio biografico continuerà fino a quando la razza umana non sarà estinta.

Qualcuno chiederà: serve a qualcosa? Serve a qualcosa depositare impercettibili bave di lumaca su un percorso di terre vaghe, battuto da mille generazioni e da molti miliardi di piedi?” (Incontro con Io – Eugenio Scalfari)

L’Io (indicato anche con il termine latino ego), in psicologia, rappresenta quella struttura psichica (organizzata e “relativamente” stabile) deputata al contatto e ai rapporti con la realtà (sia interna che esterna) e che ha il compito di mediare fra i bisogni naturali da appagare e e le esigenze sociali,  e di confrontarsi con elementi difficilmente amalgamabili: L’Es (cioè, quella ricerca del piacere che ci spinge a vivere) e il Super IO (cioè, il mondo di quei codici morali che frenano gli impulsi più indiscriminati ma che, al tempo stesso, ci mettono di fronte al rischio di ridurre la voglia di stare al mondo).

Per me, la Psiche si sviluppa solo nelle relazioni con gli altri, i quali ci aiutano a migliorare la capacità di capirli (Otto Kernberg)

Il punto è che, ciascuno di noi, vive a cavallo fra la naturale tendenza alla chiusura nel rapporto con la propria interiorità (la nostra corteccia cerebrale definita “associativa” sembra essere stata costruita per “parlare esclusivamente con sé stessa”) e la necessità evolutiva naturale di esplorare il mondo (come fa il bambino, fin da piccolissimo, ogni volta che porta tutto alla bocca o tocca, smonta e prova a rimontare, per dare sfogo alla propria curiosità)

“Col passar degli anni, si dice, si diventa maturi ma non è chiaro il senso della parola che, di per sé, comporta un’idea di crescita e di definizione. L’uomo è maturo quando i contorni indefiniti dell’adolescente si sono fatti più netti, i giochi hanno ceduto il campo alla responsabilità, certe indicibili malinconie sonio state riposte nel fondo dell’anima e le capacità dell’attenzione si concentrano, ormai sulle opere, sui progetti e sulla loro realizzazione.

L’uomo maturo è colui che non cambierà e non si trasformerà perché, dopo una lunga e tormentata ricerca, ha infine trovato la propria immagine nella quale si specchia e si riposa”. (Incontro con Io – Eugenio Scalfari)

Quindi, sostanzialmente, per “crescere” dobbiamo andare contro l’abitudine ad una sorta di chiusura presuntuosa (nella quale, nulla viene messo in discussione) e accettare (senza subirlo troppo) il confronto con l’Es (il bisogno di appagare quello che ci produce piacere senza valutare costi, rischi e responsabilità) e con il codice morale del Super IO (il censore che risente dei costumi del tempo e del modello educativo “repressivo” per contrapporsi a quell’Es senza freni)

La mediazione la rende possibile l’IO maturo

Infatti

Se volessimo definire questo “IO” in termini meno psicoanalitici e più da neuroscienze (pur continuando a mantenere i “colori” e il “calore” propri dell’ambito Filosofico), potremmo paragonarlo al concetto di “Pensiero” e, cioè:

la struttura principale della nostra mente che ha, come scopo, quello della costruzione delle idee mediante il meccanismo della mentalizzazione (o riflessione), per l’elaborazione delle strategie più idonee alla risoluzione dei problemi relativi all’appagamento di bisogni e desideri.

Proprio il passaggio in cui si evidenzia il doversi confrontare con la risoluzione dei problemi relativi all’appagamento di bisogni e desideri, denota il confronto con l’Es e il super IO

Per entrare un po’ meglio nel discorso che ci porta a capire chi abbiamo di fronte (anche quando ci guardiamo allo specchio), possiamo ritornare ad analizzare le funzioni dell’Io, la cui osservazione ci indica il livello di maturità, “forza” e adeguatezza.

Le funzioni dell’IO

Il rapporto con la realtà: sarà utile valutare la qualità dell’esame di realtà, cercando di capire se è integro, altalenante oppure assente. Un Io integro presenta un esame di realtà conservato; un Io fragile si caratterizza per la presenza di un esame di realtà altalenante, mentre l’esame di realtà fortemente compromesso o assente caratterizza un Io molto frammentato o inesistente.

La tolleranza della frustrazione: “La forza dell’Io può essere valutata sulla base del modo in cui una persona gestisce le frustrazioni e l’ansia” (Lingiardi V. –  Gazzillo F.). È fondamentale, quindi, valutare la capacità di procrastinare la scarica dell’impulso di ribellione al fastidio (ricordiamo che la Frustrazione non è l’ostacolo che si frappone fra noi e l’obiettivo ma come viviamo questo eventuale ostacolo): un Io forte è in grado di tollerare la frustrazione e sublimare le pulsioni che, da essa, nascono; al contrario, un Io debole necessita di un’immediata scarica dell’impulso e dell’angoscia (come dire, è impossibile riflettere prima di agire)

La capacità di giudizio: un soggetto con un Io forte è in grado di prevedere le conseguenze delle proprie azioni interponendo tra lo stimolo e la reazione, una opportuna e adeguata riflessione.

il rapporto con il Super-Io: un Io sufficientemente integro e forte è in grado di svolgere adeguatamente la funzione di mediatore tra Es e Super-Io e mantenere con quest’ultimo un rapporto armonioso e flessibile. Un Io fragile può essere schiacciato da un Super-Io rigido e crudele (come accade ad esempio nella nevrosi ossessiva).

QUANDO SONO, VERAMENTE… ’IO’?

Cioè, quando percepisco di essere io, distinguendomi dagli altri, da quella moltitudine che ritrovo, se vogliamo, nel mio inconscio quando sembra che non stia pensando a nulla di particolare anche se sono immerso nei miei pensieri?

Con molta probabilità, ogni qual volta resto scombussolato (anche se temporaneamente) dall’incontro con elementi nuovi che mi costringono a uscire dall’abitudine: quindi, ogni volta che, per esempio, mi confronto con la capacità di apprendere… anche ciò che, di base può farmi paura: il “nuovo”

“La nostra immaginazione ingrandisce così tanto il tempo presente, che facciamo dell’eternità un niente, e del niente un’eternità.” Blaise Pascal

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata, che avrà, per titolo: “L’angoscia, il conflitto di Base e i meccanismi di difesa”

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