Ritagli. Frammenti.
Che strano, avevo pensato a tutt’altro sui tasselli da mettere insieme per questa nuova settimana che si appresta. E invece…
Una spina di freddo mi avvisa che bisogna stare sempre all’erta. Adagiarsi solo quando il contorno lo permette. E subito parte una prima domanda: sempre all’erta? E la tranquillità del vivere? Direi alquanto improbabile in questo momento, e in questo momento storico.
È più facile parlare fra le righe? E, se si, perché? Cosa rende più fluide le parole all’incontro con l’aria? Forse l’assenza del pensiero che inibisce.
Stasera? Così così, un pò di ansia mi accompagna, non so se per qualcosa in particolare.
A volte non ne cerco il motivo, ormai non è più importante, è altro quello che interessa.
Una risposta più accurata merita più tempo. Spontaneamente e un po’ commossa ringrazio dolcemente.
Quando prende così vorrei non vederla, ma la sento. Si materializza in un’onda di malessere che attraversa il corpo senza fermarsi. Lentamente però e senza rispetto. Poco si può fare se non che prenderla senza ignorarla. Sarebbe come prendersi in giro a farsi del male.
Quante volte ho pensato ci vorrebbe una fuga, fuori, lontano dagli schemi a respirare un’aria diversa, fresca e più leggera. Momenti difficili da sostenere: immotivazione, mancanza di obiettivi, sempre più necessità di definire gli orizzonti, almeno di poterli vedere. Così per tutti, senza risparmiare nessuno.
Cosa mi trattiene?
Stanca, di percorrere la strada, la sento ora troppo lunga e senza fine e soprattutto senza una direzione certa, senza sapere dove si va.
Quanto è vero….
La solita nostra ansia di riempire la vita. Forse non è abbastanza piena?
I desideri, i bisogni, gli affetti, le ambizioni richiedono energia che assorbe, riempiono gli angoli donando vitalità. Ma… non possiamo ignorare il nostro trascorso.
Quelli che hanno bisogno di avere più e sempre più, che riescono a gradire delle cose che possono toccare ma subito dopo hanno la necessità di andare oltre.
Dopo che le parole trovarono il coraggio di allontanarsi un pensiero occupò la mente. E così, ancora una volta come un tempo, mi ritrovai da sola di fronte alla necessità di comprendere abbastanza velocemente. Non riuscii e mi arrabbiai molto con me stessa, riprovai a cercare nelle cartelle virtuali della mia memoria i suggerimenti giusti, le indicazioni, la strada. I sogni, le delusioni prepotentemente si sistemarono davanti quasi ad oscurare e solo allora capii che l’unica cosa importante, in quell’istante, era la traccia, il sentiero, la percezione e non la certezza di essere sulla giusta strada.
Fernanda (10 febbraio 2013)
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line