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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, fa vivere meglio

In questa nona puntata, “Personalità sana e patologica”

La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla (Gabriel Garcia Marquez)

Questa riflessione del grande Gabriel Garcia Marquez ci porta a concludere che, in fondo, ciascuno vive in mondo tutto suo e, a volte, crea paure e fastidi che, se potesse condividere per confrontarsi a cuore aperto, sparirebbero come la nebbia in una giornata di sole.

Tutto questo è normale?

Veramente sano è un soggetto che conserva in sé i limiti della maggior parte della gente e che non ha ancora incontrato difficoltà superiori al suo bagaglio affettivo e alle sue facoltà personali difensive o adattive.

Veramente sano è colui che si permette un gioco abbastanza elastico della ricerca del piacere e del senso di responsabilità, sia sul piano personale che su quello sociale, tenendo in giusta considerazione la realtà e riservandosi il diritto di comportarsi in modo apparentemente aberrante in circostanze eccezionalmente “anormali”.

Riprendiamo il pensiero dello psicoanalista francese Jean Bergeret, già riportato nella puntata “Da vicino, nessuno è normale”, per proporre un po’ di chiarezza relativamente alla domanda che, si dice, un giorno un Einstein esasperato pose, pur consapevole che non avrebbe ottenuto risposta: “A volte un dubbio si impossessa di me: sono matto io o è matto tutto il resto del mondo?”

La psicopatologia (termine non gradevolissimo) studia e considera l’interazione tra fattori di stress e risposta individuale.

Come abbiamo intuito dalla definizione iniziale, non di rado anche chi ha un buon funzionamento generale, sotto stress sviluppa dei sintomi.

“Tutti noi abbiamo uno stile o un tipo particolare di per­sonalità, o una miscela stabile di caratteristiche. Il fatto che una persona abbia, per esempio, un atteggiamento sistematicamente pessimistico non è un criterio sufficiente per diagnosticare un disturbo depressivo di personalità” (Lingiardi)

Sostanzialmente, ci si può considerare sufficientemente sani quando

  • L’Io è “integro” e adeguatamente funzionante nelle sue pertinenze;
  • L’identità è consolidata (vedremo in seguito cosa significa);
  • Le relazioni con gli altri sono stabili e siamo in grado di aprirci all’intimità con le persone per noi più significative;
  • Le difese (il modo di rapportarci) sono di tipo maturo;
  • Riusciamo a essere sufficientemente flessibili e adattivi;
  • Non abbiamo troppe difficoltà nel controllare e gestire gli impulsi aggressivi;
  • I nostri valori morali, correttamente strutturati, ci proteggono da comportamenti antisociali;
  • L’esame di realtà è integro e privo di distorsioni percettive;
  • L’angoscia nasce dall’osservazione di non poter essere onnipotente (angoscia di castrazione)

Quando possiamo definirci nevrotici?

Abbiamo appena visto che chiunque, sottoposto a stress non sopportabile, crea disturbi anche gravi.

Quando ci si trova, però, in presenza di rigidità caratteriale che riduce la capacità di assorbimento degli urti stressogeni, allora è possibile che si entri in uno dei quadri di organizzazione nevrotica di personalità.

Vediamo di sintetizzarne le caratteristiche, in uno specchietto riassuntivo:

  • L’Io è “integro” anche se sofferente in qualche sua pertinenza;
  • Identità consolidata;
  • Relazioni con gli altri tendenzialmente stabili ma con difficoltà ad aprirci all’intimità anche con le persone per noi più significative;
  • Difese (il modo di rapportarci) di tipo maturo ma limitate, sul piano dell’efficacia, dalla rigidità caratteriale;
  • Incapacità di essere sufficientemente flessibili e adattivi con vulnerabilità allo stress;
  • Si evidenzia una qualche difficoltà nel controllare e gestire gli impulsi aggressivi
  • I valori morali, rendono severi e inflessibili con tendenza all’autocritica anche pesante;
  • Senso di realtà integro anche se con qualche distorsione percettiva (vedersi diverso rispetto a uno standard cui si vorrebbe somigliare)
  • L’angoscia, anche in questo caso nasce dalla percezione di non poter essere onnipotente (angoscia di castrazione)

Il livello Borderline

L’organizzazione Borderline di personalità evidenzia principalmente difficoltà nella re­golazione degli affetti, facendo correre il rischio di essere sopraffatti dalle proprie emozioni conflittuali arrivando a vivere condizioni di depressione, di ansia e di rabbia molto intense, cui si aggiungono, non di rado, problemi relazionali, gravi difficoltà in situazioni d’intimità emotiva, complicazioni lavorative, incapacità di regolazione degli impulsi (generando quadri di abusi da sostanze, da cibo, da internet, da compulsioni anche sessuali, etc.) col rischio di comportamenti autolesivi, in situazione di maggior disagio.

Ovviamente, il quadro dei disturbi si aggrava man mano che si passa da un “assetto” borderline ad alto (non molto dissimile all’organizzazione nevrotica), a medio o a basso funzionamento (abbastanza “vicino” all’organizzazione psicotica di personalità).

Per cui, avremo, rispettivamente:

  • L’Io definibile, simbolicamente “colabrodo”;
  • Diffusione dell’Identità (con descrizioni contraddittorie o caotiche di sé e degli altri senza riuscire a divenirne consapevoli) che vanno da moderata a grave;
  • Relazioni con gli altri (soprattutto con persone significative) tendenzialmente difficili e conflittuali, con empatia variabile e riduzione di interesse, nel tempo;
  • Difese (il modo di rapportarci) molto immature dividendo il mondo in buoni e cattivi, considerandosi onnipotente e (auto)attribuendo qualità e/o svalutazioni esagerate e immotivate;
  • Incapacità di essere flessibili e decisamente maladattivi a situazioni stressanti;
  • Estrema difficoltà a controllare e gestire gli impulsi aggressivi;
  • Valori morali variabili, non in grado di evitare quadri di antisocialità;
  • Senso di realtà compromesso con considerevoli somatizzazioni
  • L’angoscia è di tipo abbandonico.

Per quanto riguarda il livello psicotico, avremo tempo e modo di occuparcene in maniera esaustiva. Per intanto, basti sapere che, a chi ha avuto la scarsa fortuna di restare cristallizzato nel simbolico guscio di una crisalide, quasi tutto, del mondo interno ed esterno, incute terrore e paura. -Tutto ciò, si traduce in un quadro di angoscia di “frammentazione” (con la percezione di una disgregazione), una chiusura emotiva con assenza di empatia e un quadro di visione della realtà con convinzioni paranoiche e deliranti.

È possibile che il cammino di oggi abbia creato non poca preoccupazione in chi ha letto e ascoltato, per il timore di essersi riconosciuto anche in ambiti “preoccupanti” della personalità.

L’invito è quello di non appesantire il proprio stato d’animo: tutti noi proveniamo dallo stesso “brodo di coltura”, trovandoci sottoposti a modelli educativi che hanno risentito di condizionamenti storici, geografici e di immaturità globalizzata.

Quale che sia l’impalcatura di personalità che ci “regge”, abbiamo a disposizione la possibilità di ottimizzarne il funzionamento trovandoci, ad esempio, nella condizione del diabetico che, con un corretto stile di vita e di cure, potrà avere una qualità (in termini anche di durata) esistenziale addirittura migliore di chi non è affetto da quel problema metabolico

Ogni mattina dei volontari anonimi somministrano per bocca a questo mondo malato tre tramonti, due sogni e una poesia, e così cercano di curarlo. (Fabrizio Caramagna)

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata, che avrà per titolo: “Incontro con l’IO”

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