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Cos’è stasera questo stato d’animo che mi prende senza lasciare che possa far niente per andare oltre?

Magari prendere in mano il libro del momento e provare a sfogliarne le pagine per cercare un suggerimento, un qualcosa che possa dare una risposta a questa inquietudine che mi porto dietro da un po’.

Mi sollevo dal torpore in cui sono ingabbiata e dritta corro allo specchio della mia vita. Mi osservo a lungo, dentro gli occhi prima, poi lentamente tutto il viso. E non mi riconosco.

È semplice, basterebbe lasciarsi andare senza troppo usare la mente, semmai usare quella parte che confina con la fantasia, che avvicina i sogni alla realtà e forse anche un po’ l’allegria alla malinconia.

Ho bisogno di parlare.

Mi affaccio alla finestra, ma poco si riesce ad intravedere.

Curioso dice Giovanna, mentre Fabio mi chiede cosa voglio cambiare e, forse, anche perchè.

Troppe cose tutte nello stesso identico momento, si finisce per saltare. Mi guardo intorno ma questa sera solo nebbia, vedo solo la nebbia. Fitta, ricopre ogni oggetto nella strada, ogni macchina che passa, ogni pensiero che tenta di sfuggire. Si accompagna al silenzio più pesante, adagiata sulla linea dei pensieri, delicata come una mano che riveste per proteggere.

Una sera di qualche anno fa. L’atmosfera è molto simile a quella sera. Siamo in tre, come in questo identico momento, però quella volta insieme, con le stesse parole. Fuori la pioggia scombussola il cielo, furiosa sulla terra quasi a punirla, incessante senza fermarsi un solo istante. Navighiamo ognuno nei propri pensieri e ogni tanto ci ritroviamo a scambiare. Poi un’esplosione condivisa. Amici, per un soffio di tempo eppure così intenso, talmente tanto che ritorna ora prepotentemente nella mia mente.

Prendo respiro e appena me ne accorgo distendo i tratti del mio viso. Tanti giorni per ritrovare uno spiraglio, un sol istante per contrarre ogni muscolo.

Provo a dare forma concreta ad uno stato d’animo ingarbugliato che tormenta la mia essenza.

Difficile? Chiede Fabio. Prendo tempo, non è facile trovare una risposta. Non lo so, forse non ce l’ho.

Dall’altra parte Giovanna non da più segni di parole, si sarà addormentata nei suoi pensieri, stretta a sé l’immagine del candore della neve di questi giorni, la voglia di respirare rotolandosi nel freddo.

Mi perdo nello sguardo di un bambino che occupa un angolo in un piccolo spazio virtuale. La profondità dei suoi occhi è disarmante, la spontaneità della richiesta catturante. Non si può rimanere impassibili a far niente, forse è più utile rimboccarsi le maniche e rimettersi a donare, invece che crogiolarsi nell’insoddisfazione.

Un click per distrarmi. Uno sguardo alla finestra. Gocce sospese nell’aria a riempirla tutta, satura quasi da impedire il movimento. Ricordano i pensieri sollevati, quelli che hanno bisogno di essere scossi per poter essere analizzati.

Siamo ancora tutti e tre oppure ognuno ha preso la sua strada nella notte?

La nebbia questa sera mi impedisce di vedere cosa si muove all’esterno, per le vie senza un’anima, sui marciapiedi a camminare. L’oscurità mi obbliga a guardare dentro e a fare i conti con me stessa.

Una sterzata ai pensieri, mi rimetto in carreggiata.

Forte ma tenero.

Su quello che si spegne, sulla casualità, sul legame fra buio e luce, sulla necessità di dover accettare quella parte della vita che poco ci piace, sulle solitudini della diversità, sul coraggio di oltrepassare, sulla solidarietà, sui pregiudizi, sull’amore, come sempre, motore indispensabile ai bisogni della gente.

Già, i bisogni della gente…

Annoto con la penna dell’anima tutto quello che ha suscitato la mia attenzione. Pochi punti, ma significativi, sempre più avvicinano alla realtà.

Ritorno a cercare. Questa sera nella nebbia.

 Fernanda (20 gennaio 2011)

Si ringraziano Giovanna e Fabio per avermi accompagnata quella sera.