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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi.

Perché, conoscersi e comprendersi, fa vivere meglio.

In questa prima puntata, scopriremo il nostro incontro con l‘Angoscia fin dai primi istanti di vita

La capacità di amare sé stessi riuscendo ad aprirsi agli altri, di gioire del piacere e di sopportare il sentimento della paura della perdita di quello a cui teniamo, costituiscono, tutte assieme, le condizioni di qualunque sanità psichica (P.C. Racamier)

L’assunto dello psicoanalista francese Paul Claude Racamier, mi riporta alla memoria un evento molto particolare, accaduto qualche anno fa.

Il proprietario di un negozio di acquariologia mi mostra un Fish Parrot (un simpatico pesce paffuto) riverso sul fondo perché, depresso per essere stato abbandonato da chi lo aveva tenuto in casa con lui per anni, aveva deciso di “lasciarsi andare” rifiutando di mangiare.

Ma perché ci ammaliamo?

Questa è la domanda che mi ha accompagnato negli anni di studio universitario e che, di nuovo, si è appalesata alla vista di quel senziente profondamente depresso.

ANGOSCIA, quindi…

Quand’è che sperimentiamo l’incontro con questo “ingombro” emotivo?

  • nel momento in cui capiamo di doverci assoggettare anche a quello che non ci piace ma che, in fondo, non potrebbe essere diverso (e si chiama ANGOSCIA DI CASTRAZIONE);
  • ogni volta che sentiamo il peso di ritrovarci da soli e non siamo preparati (e prende il nome di ANGOSCIA ABBANDONICA);
  • allorquando avvertiamo la paura di non potercela fare e ci sentiamo “persi” oltre ogni limite (e gli esperti la chiamano ANGOSCIA DI FRAMMENTAZIONE).

Lo psicoanalista Paul Claude Racamier ha spiegato nel suo “Il genio delle origini” ha spiegato che esistono due pungiglioni della Psiche, che sono l’Angoscia e il Lutto: l’uno la ferisce quanto l’altro ma, entrambi, le sono indispensabili come via verso l’autonomia.

L’Angoscia riguarda l’Io (Componente fondamentale del nostro Inconscio, capace di: mediare tra la ricerca del piacere, il blocco morale e la realtà consentendoci un buon esame della realtà stessa; creare una nostra adeguata immagine interiore; orientarci correttamente sul piano spazio temporale; consentirci una capacità di giudizio per il controllo delle pulsioni, la tolleranza delle frustrazioni e la “gestione” dei conflitti interiori.) mentre il Lutto riguarda l’interazione con gli altri.

Come vanno, le cose?

Durante il periodo di vita intrauterina, almeno dal momento in cui riusciamo ad avere percezione di esistere (quando il sistema nervoso inizia a funzionare), sperimentiamo l’esperienza di quello che, con molta probabilità, deve essere stato il Paradiso descritto nelle Sacre Scritture: una pace immensa, all’interno di un lago amniotico privo di increspature, nell’abbraccio di un nido protettivo.

Fin dal travaglio di parto, però, facciamo i conti con qualcosa di “terribile” che ricorda la cacciata di Adamo ed Eva.

Nel libro della Genesi (3:20-24) si motiva tale funesto evento, poiché Adamo ed Eva avevano mangiato il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male e Dio, in conseguenza di ciò, li rese “mortali” e costretti a diventare “Adulti” operando scelte in autonomia e senza più alcuna protezione.

Per quello che ci riguarda è come se, simbolicamente, il “DIO – Madre” che ci ha custodito per nove mesi, ci proiettasse nel Mondo facendoci “morire” come “feto” per farci “comparire” sotto forma di “neonati”.

Come vedremo nel prosieguo del nostro cammino insieme, molte altre volte percepiremo l’angoscia della morte per, poi, riscoprirci a nuova vita.

Per essere ancora più concisi, potremmo dire che il lutto originario costituisce la traccia ardua, viva e durevole di ciò che si accetta di perdere come prezzo di ogni scoperta (P. C. Racamier)

Alcuni grandi Autori della Psicodinamica (fra cui Melanie KleinDonald Winnicot e John Bowlby) superando alcuni aspetti prettamente Freudiani, hanno immaginato l’essere umano come capace, sin da subito, di mettersi in relazione con gli altri per potere, attraverso l’interiorizzazione delle esperienze ottenute da queste relazioni, formare delle strutture intrapsichiche chiamate Modelli Operativi Interni, i quali consentiranno di crearsi un’immagine di sé stesso e delle relazioni future che lo accompagneranno per tutta la vita.

Da questa prima presa di contatto, comincia a trasparire l’ipotesi che, ciò che sembra, possa essere diverso da quello che accade, nella realtà.

I giorni della nostra vita. Infatti, possono scorrere come la pellicola di un film la cui trama potrebbe essere ricondotta al titolo: “dallo sconforto alla speranza”.

Osservando i fatti dell’Umanità, per come descritti nei libri di Storia, possiamo renderci conto che, da sempre, ciclicamente, per via di catastrofici eventi naturali o per cause belliche (fin da Caino e Abele) ci sono state “generazioni a perdere” i cui reduci sono riusciti a reintegrarsi (forti dell’esperienza acquisita) in base alle risorse interiori su cui hanno potuto contare.

Ma approfondiremo l’argomento nella prossima puntata.

La notte non è mai così nera come prima dell’alba, ma poi l’alba sorge sempre a cancellare il buio della notte. Così ogni nostra angoscia, per quanto profonda, prima o poi trova motivo di attenuarsi e placarsi purché lo vogliamo. Sappiamo che c’è la luce perché c’è il buio, che c’è la gioia perché c’è il dolore, che c’è la pace perché c’è la guerra, e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti” (Romano Battaglia)

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci al prossimo incontro, che avrà per titolo: “La preparazione della sceneggiatura (le basi del Carattere)”

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