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C’è un tempo per vivere… e uno per morire; c’è un tempo per crescere… e uno per invecchiare con saggezza. Usa bene le tue occasioni perché il tempo, così come gli uccelli, non vola all’indietro!

I vecchi stregoni delle tribù indiane, i monaci buddisti, i filosofi di ogni tempo e tutti quelli che si sono apprestati ad un minimo di riflessione, hanno sempre sostenuto che tutto, nell’Universo, è regolato da quella successione continua di istanti in cui si svolgono gli eventi e le variazioni di tutte le cose… che si chiama TEMPO.

In assenza di un minimo di programmazione, la legge del Caos, prevale.

Sempre!

La moderna Medicina ha dimostrato che i soggetti definiti “metereopatici”, subiscono una relazione molto stretta fra la pressione atmosferica e il riacutizzarsi di dolenzie articolari e muscolari.

Molti specialisti, inoltre, sostengono che l’umore delle persone fluttui, col variare delle stagioni. Altri, addirittura, sostengono che il funzionamento dell’intero organismo sia dipendente da moltissimi fattori del mondo esterno.

D’altronde, forti campi elettromagnetici, creano interferenze in strutture delicate come quelle umane e l’esposizione al sole, inoltre, attiva la produzione di importanti vitamine.

Studi statistici accreditati hanno dimostrato che le popolazioni del Nord Europa (meno esposte ai raggi solari) hanno sviluppato un carattere prevalentemente introverso e corrono il rischio di soffrire di crisi depressive.

Al contrario, le popolazioni distribuite lungo l’asse mediterraneo (quindi più esposte al sole) hanno sviluppato un carattere estroverso e un comportamento prevalentemente “sanguigno”: manifestano facilmente crisi isteriche.

D’altronde, caldo e luce influiscono su due neurotrasmettitori (serotonina e dopamina), riuscendo a metterci di buon umore.

Addirittura, studi specifici hanno evidenziato che una terapia della luce può essere utile in alcune manifestazioni di depressione pre-parto.

Era già stato dimostrato che tale terapia costituisce un trattamento promettente per le forme di depressione in gravidanza.

“La depressione pre-parto rappresenta il più forte fattore predittivo di depressione post-parto, che compromette ulteriormente lo sviluppo neurale del bambino, ed aumenta il rischio di depressione precoce e di abuso di sostanze. Il successo del trattamento è associato ad avanzamenti di fase del ritmo della melatonina. Il dosaggio della luce è flessibile, e può essere variato giornalmente se non intervengono complicanze”. (J Clin Psychiatry. 2004;65:421-425)

Un altro spunto di riflessione ci potrebbe, inoltre, portare a concludere che, durante la brutta stagione (o nelle giornate di pioggia) essendo costretti a restare di più al “chiuso”, si finisce per dialogare con la propria identità (dalla quale si cerca di sfuggire, per l’insoddisfazione della propria vita) e si entra in crisi.

Durante la bella stagione, invece, si può stare fuori molto di più… riuscendo a distrarsi dai conflitti interiori.

Cari Lettori, a questo punto, una domanda diviene obbligatoria:

Come entrano in relazione, il tempo vitale, l’umore e le stagioni?

L’umore costituisce una disposizione d’animo che esprime le proprie emozioni, in riferimento a stimolazioni determinate da qualcosa o a qualcuno, nell’unità di tempo (vitale)Le stagioni rappresentano una divisione burocratica dell’anno solare, in fette da tre mesi ciascuno, con caratteristiche fisico climatiche molto differenti fra loro.

Le stagioni si sono determinate nell’arco di milioni di anni, man mano che la Natura si è evoluta e si sono concatenate in maniera perfettamente logica. Volendo cominciare ad osservare le cose dall’autunno, possiamo dire che questo periodo che, a molti, induce tristezza, è, invece, molto importante. Infatti, dopo la “fatica” delle vacanze, i viaggi, le gite al mare ed in montagna, lo “stress da divertimento”, ci si ritrova con l’esigenza più profonda di ripristinare gli equilibri interni.

Questo vale per gli esseri umani, ma anche per la Natura nel suo complesso.

L’autunno vede le foglie ingiallirsi e cadere, ma ci fa assistere anche alla rinascita, al risveglio delle piogge, della frescura, e la conseguente comparsa dei funghi, la ripresa, comunque, di una vegetazione arsa e stanca. Per la Natura, l’autunno può essere considerato un periodo di defaticamento in cui, così come accade per gli esseri umani dopo avere compiuto un qualunque sforzo fisico (come ad esempio dopo esercizi svolti in palestra), si rallentano gradualmente i ritmi da stress sostenuti per gli eccessi produttivi dell’estate, finché nella fredda stagione invernale, tutto sembra quasi fermo.

Ed ecco che, dalla primavera in poi, tutto si rigenera per accelerare al massimo, durante la stagione estiva.

Tutto andrebbe bene se… tutto andasse secondo i principi della Natura.

In realtà, chi, durante i mesi di “riposo” fisiologico (autunno e inverno) pensa a ricaricare le proprie “batterie”? Purtroppo, ognuno continua a fare la vita di sempre, consumando le proprie risorse senza darsi la possibilità di approvvigionamenti indispensabili. A questo punto, non è strano “soffrire” ai cambi di stagione, soprattutto in primavera: è che non siamo pronti, metabolicamente, ad ulteriori sollecitazioni.

L’Estate diventa, in maniera non fisiologica, l’unico “teorico” periodo per “recuperare” e “ripartire”

L’importanza del “riposo” per l’essere umano.

Secondo il dizionario italiano, questo termine significa: “cessazione dell’attività, della fatica; sonno”.

Nella pratica, cosa significa?

Ovviamente, non contempliamo la cessazione di ogni attività (quello sarebbe il riposo eterno!) ma soltanto la diminuzione del lavoro psicofisico entro limiti compatibili con una situazione di riduzione di stress che consenta un recupero funzionale delle energie spese nelle applicazioni precedenti.

Ad esempio, riuscire ad affrontare gli impegni con quel necessario “distacco” che eviti eccessivi (e pericolosi) coinvolgimenti, non impedisce di lavorare con passione, ma consente di usare correttamente il cervello, evitando di alterare il ciclo metabolico di adrenalina e cortisolo (con danni a breve termine). 

La vita, in fondo, è fatta di equilibri!

Quando non si trova il riposo in se stessi è inutile cercarlo altrove” (La Rochefoucauld).

Cosa bisogna fare per “indursi” al riposo?

Anzitutto, affrontare e risolvere eventuali situazioni di conflittualità interiore. Poi, è altrettanto importante ricordarsi che non dobbiamo vederci come cavalli da corsa con l’obiettivo di vincere i “Grand Prix” o di interpretare la parte dei tristi comprimari che si “trascinano” senza senso, fra mille paure.

“Un gesto simbolico, oltre che liberatorio. Negli ultimi anni la reperibilità era diventata un incubo, sono arrivato a lavorare 16 ore al giorno, dormendo poco la notte. Ma, più che la pandemia e il lockdown, il peggio è arrivato col post Covid. La gente, in generale, è diventata più cattiva, più maleducata. Molti rapporti si sono incrinati, l’emergenza sanitaria ha cambiato le persone in peggio. Pazienti sempre meno pazienti, il nostro lavoro non bastava mai”.

Ugo Gaiani, Medico di Medicina Generale di Guastalla, paese della Bassa reggiana, dopo oltre trent’anni di attività è andato in pensione. Al culmine della festa organizzata per la sua pensione, ha spaccato a bastonate il telefono, distrutto con una mazza da baseball.

In effetti, l’esercizio del nobile mestiere di Asclepio, per millenni si è basato su una relazione tra un “io” (paziente) e un “tu” (medico). Un rapporto dal vivo di fiducia, nel quale il paziente si affida “toto corde” al medico e aspetta consigli e prescrizioni per uscire da uno stato di disagio e di sofferenza.

Il paziente attento riesce a cogliere, nelle parole del medico, anche quanto quest’ultimo delicatamente solo accenna in modo ipotetico (e non traumatizzante) a possibilità di sviluppo non positive.

Esemplari sono per esempio le pagine iniziali delle “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar nelle quali l’imperatore durante la visita medica coglie che le sue condizioni sono destinate a rapido declino.

Lezione di Vita

Io non riesco a concentrarmi lì dentro. Riesco solo a pensare alla mia stanza da meditazione e ad arredarla…

La stanza da meditazione è dentro di te: devi arredare quella. Devi imparare a scegliere i pensieri nello stesso modo in cui scegli i vestiti ogni giorno. Questa è una cosa che puo controllare. Lavora sulla mente. Se non riesci a dominare i tuoi pensieri, sei nei guai per sempre.

Io ci sto provando.

Ecco, appunto, è questo il problema: smettila di provarci. Vai fuori in giardino e siediti lì. E ferma la tua mente e, poi, guarda che succede, perché non lasci che succeda e basta?

I libri di Storia ci ricordano che, presso gli antichi Romani esistevano due attività complementari e intersecate fra loro: il negozio e l’ozio.

Il negozio, come è noto, riguardava l’attività lavorativa nei riguardi dello Stato mentre, l’ozio, abbracciava la gestione del tempo libero. La grande qualità del tempo libero riguardava la “cura di sé stesso”.

L’ozio era occasione per fare ciò che produceva bene dentro e arricchiva il proprio “Io”. Certo, ognuno secondo le sue possibilità e il suo livello.

Cicerone e Seneca hanno scritto, al riguardo, pagine esemplari che possono essere di stimolo tuttora, pur nelle mutate condizioni epocali, anche a noi.

È chiaro che le parole dei due grandissimi romani erano indirizzate ad uomini liberi e desiderosi di migliorare sé stessi e interessati, nel contempo, a dedicarsi all’introspezione.

La stessa cura del corpo era profondamente legata allo Spirito: “Mens sana in Corpore sano”.

Giacomo Leopardi, in tante sue mirabili pagine, ha sempre proclamato la grandezza degli antichi, in questo campo, rispetto ai moderni.

Con molta probabilità, a noi manca la visione di considerarci come degli scalatori che si godono ogni metro di ascesa, apprezzando le proprie capacità e i propri miglioramenti senza puntare, necessariamente, alla “vetta”.

Insomma, è importante imparare a “ricercare” una buona motivazione per il “durante” perché, alla fine della corsa, non ci sarà possibile di inserire un altro gettone e ricominciare da capo!

Si parlava, all’inizio, della risorsa “Tempo”

Esiste un metodo per migliorarne l’utilizzo?

Cari Lettori, probabilmente si, ma, fondamentalmente, riguarda un qualcosa che si dovrebbe mettere a punto durante tutto l’arco dell’anno e che dovrebbe servire a capire “il senso dello stare al Mondo”, per scoprire il modo migliore di consumare lo scorrere dei minuti all’interno dei quali si colora la vita di ciascuno.

Cos’è un metodo?

Un qualcosa che si applica dopo aver stabilito la sua validità e da cui ci si aspetta un risultato. 

E che cosa si può applicare? 

Si può applicare sé stessi in base a come gli altri lo consentono.

E allora sembra indelicato suggerire delle ricette specifiche perché facile sarebbe dire: “Allontaniamoci dalle persone che ci stancano con i loro discorsi, allontaniamoci dagli ambienti che ci opprimono con i loro fumi di ogni genere e proviamo a stare a contatto con la parte migliore della natura per cercare a ritrovare noi stessi”.

E chi non lo può fare, fisicamente parlando? E chi non lo può fare, familiarmente parlando? E chi non lo può fare, umanamente parlando? A questo punto come dovrebbe sentirsi?

Allora tribola tutto il tempo e poi si sente dire tutto ciò che non vorrebbe ascoltare perché lo porta a considerarsi come la plebe o il volgo di medievale memoria, quando passava il signore e lanciava degli avanzi di cibo o di danaro pensando di fare qualcosa di buono, ma in realtà faceva percepire al popolo la differenza che c’era fra quest’ultimo e lui o lei… e difficilmente tale cosa rendesse felice la gente.

Vogliamo dunque provare ad essere più gentili? Vogliamo provare ad essere un po’ più sinceri? Vogliamo provare ad essere un po’ più veri nell’intrinseco significato di questi termini? Vogliamo provare a rispettarci un po’ di più? Vogliamo provare a volerci un po’ più bene? Vogliamo provare a fermarci quel tanto che basta per stabilire cosa abbiamo che funziona?

Cosa abbiamo, a cui non si è mai dato peso a sufficienza? Che cosa potremmo perdere? Solitamente si dà valore a qualcosa, quando questo qualcosa lo hai perduto o stai per perderlo. E perché non te lo godi prima, perché non ce lo godiamo prima… soprattutto nel durante?

Cari Lettori, Liz Gilbert ha una bella casa a New York, un matrimonio “fresco”, una carriera di successo. Ma, come all’improvviso, scopre che tutto questo non è quello che avrebbe voluto. Si mette, quindi, in viaggio, alla ricerca di una via maestra passando per Roma (dove vuole imparare a godersi la vita partendo dall’apprezzamento del buon cibo) e dall’India (dove vuole imparare a pregare). Scoprirà che il minimo comune multiplo di ogni cosa, è l’Amore. Da questa storia vera, nasce il film “Mangia, prega, ama del 2010, diretto da Ryan Murphy, basato sul libro autobiografico di Elizabeth Gilbert

Godiamoci, allora, questa bellissima conclusione ricordando quello cha scritto Blaise Pascal

Tutta l’infelicità degli uomini viene da una sola cosa: il fatto di non saper starsene a riposo in una stanza

La Fisica dell’Anima

“Alla fine sono arrivata a credere in una ricerca che io chiamo La Fisica dell’Anima, una forza della natura governata da leggi reali quanto la legge di gravità. La regola di questo principio funziona più o meno così: se sei abbastanza coraggiosa da lasciarti indietro tutto ciò che ti è familiare e confortevole e che può essere qualunque cosa (dalla tua casa a vecchi rancori), e partire per un viaggio alla ricerca della verità (sia esterna che interna), se sei veramente intenzionata a considerare tutto quello che ti capita durante questo viaggio come un indizio, se accetti tutti quelli che incontri strada facendo come insegnanti, e se sei preparata soprattutto ad affrontare e perdonare alcune realtà di te stessa veramente scomode, allora la verità non ti sarà preclusa”. ( Elizabeth Gilbert /Julia Roberts “Mangia, Prega, Ama”)

“Non mi sembra un uomo libero, quello che non ozia, di tanto in tanto!” (Marco Tullio Cicerone)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento affettuoso ad Amedeo Occhiuto, per la preziosa disponibilità