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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo ventisettesimo incontro: “Eutanasia di un Amore”

In un’altra vita…

“Il tempo ebbe fretta e scappò via, La gioia crebbe su un dolore, sola e con poca allegria che ti scalda le ossa del cuore.

“Ma che cosa è mai successo a noi?” Tu mi guardavi e non capivi. E che puoi farci se gli Dei dell’amore son stati cattivi con me e te e quel nostro bene… e tutti e tre ci lasciamo insieme
Ora e qui ci andrà forse meglio, sì, in un’altra vita. Allora un dì e per sempre ci ritroveremo lì. In un’altra vita” (Claudio Baglioni)

Questo particolare incipit, mi dà l’opportunità di introdurre un lavoro molto “particolare”: un incontro “informale” di analisi personale (quasi 20 anni fa), esposto sotto forma di racconto realmente accaduto (anche se in chiave romanzata), che non costituisce solo il resoconto di emozioni che si trasmettono per avere delle risposte.

Rappresenta la condizione di tutti coloro i quali sono alla ricerca di quel pane “caldo” che sfami il proprio bisogno d’amore. La nostra storia.

Quella sera, contavo di fermarmi poco da “Bundini” (noto locale della città, gestito da un personaggio tanto strano quanto particolare, che era stato all’angolo di Mohammed Alì dei tempi migliori, capace di organizzare ogni evento sportivo di alto livello, in qualunque momento ed in qualsiasi condizione), il mio amico Perry, l’avvocato, era in missione per lavoro ed io ero sufficientemente stanco da meritarmi un morbido piumone caldo fino all’indomani, in posizione orizzontale.

Nell’angolo più buio, lì, dove stanno i pensieri più “infidi” intravidi una figura conosciuta… si, Frank, il compagno di tante scorribande e di missioni impegnative, dove io partecipavo come consulente psicologo, per tentare di recuperare quello che rimaneva di “sano” nella mente di tanti poveri ragazzi.

Sapevo che era stato congedato con una robusta liquidazione che gli aveva consentito di accedere al mondo dell’alta finanza dove tutto ha il profumo dei soldi, anche il cuore, da cui deve sgorgare continuamente potere e danaro, per restare sulla “cresta dell’onda”. Ero al corrente del fatto che si era sposato con una donna affascinante e, al tempo stesso, molto intelligente. Cosa ci faceva, allora, in quel recondito freddo e scuro, al pari del suo doppiopetto grigio acciaio?

“Ti dispiace se mi accomodo, amico?” Due occhi grigi, fieri e sconfitti, fanno fatica a riconoscermi… è solo un attimo, un abbraccio scioglie le emozioni… “Da quanto tempo, Frank… da quanto tempo mi cercavi… e non mi hai mai chiamato?”

“Da molto, Malcom, ho bisogno di capire in che realtà mi sono spalmato… ho bisogno di liberarmi di una pena che mi martella il cervello … non ho più interesse nei miei affari, nel mio lavoro: credo che con mia moglie sia finita!”

“Credevo che il tuo, fosse un rapporto d’amore vero, consolidato da anni di vita in comune e ricco di esperienze interessanti… mi cogli impreparato… sono perplesso!” Ecco, questo avrei voluto dirgli, ma rimasi, rispettoso, ad ascoltare il suo murmure silenzioso…

“Uno spirito, un’anima, un cuore appagati sono recipienti pieni d’acqua:
non ricevono più nulla che non rigettino subito, Malcom!”

Strano rompicapo! Ma avremmo comunque analizzato in un altro momento il significato della sua affermazione. Ora era importante restare ad ascoltare.

“Il lavoro, Malcom, i centri di potere, gli accordi, i grandi appalti, le decisioni che cambiano assetti internazionali, un corpo fra le lenzuola che ti riscaldi quell’anima che hai freddato con compromessi di sangue… sono cose che non puoi capire… la gestione del potere, la ricchezza, la scalata sociale… il peso del tuo vuoto…”

Cosa ci fa stare insieme, Malcom? Cosa ci tiene uniti, senza bisogno di commerciare l’interesse di chi ti è vicino? Io l’ho dimenticato!

“Il bisogno di avvicinare due solitudini che si parlino senza veli e senza ipocrisie, che si sostengano nel crescere e migliorare, attraverso tante parole e tanto lavoro in comune per il piacere di stare bene insieme. Non c’è niente di più bello nel sapere che qualcuno ti sta aspettando non per ciò che rappresenti, ma per quello che sei, che sai dare, con i tuoi pregi ed i tuoi difetti che, ai suoi occhi, diventano aspetti peculiari ed insostituibili della tua personalità; insomma, nel vero amore… è l’anima che abbraccia il corpo!”.

“Ci siamo spenti dentro, io vorrei tentare di riviverci in momenti di intimità, lontano da tutto, ma lei mi rifiuta, sostenendo che, alla fine, ogni uomo ha il solo interesse di brevi istanti in cui scaricare la propria animalità!”

“Ma hai provato a spiegarvi che lo stare vicini, al punto da alitare all’unisono, può essere diverso dalla pura e semplice ormonalità e che, in certi momenti che solo chi si ama sa costruire, si provano sensazioni irripetibili e insostituibili?”

“Io, veramente, ho perso di vista il mio, il nostro aspetto umano… il fatto è che mi sono abituato ad avere, a comprare, senza bisogno di chiedere… è questo è il mio problema!”

“L’amore è come l’eco, Frank: regala quanto riceve! Prova a desiderare con vivo interesse qualcuno o qualcosa: chi ti viene in mente?”

“La mia compagna, per tutto quello che di buono mi ricorda… per portarmi fuori, da questo pozzo prosciugato”

E allora spezza le catene del freddo che sale, nel dialogo con lei… già, nel dialogo…Ma quando hai imparato a saperle parlare? Quando è stata l’ultima volta che ti sei chiesto cosa avresti potuto fare, ancora, per chi, un tempo, eri così sicuro di amare? A cosa sei disposto a rinunciare, ora? In cosa ti senti disponibile a cambiare, veramente, senza prenderti in giro? Che ti dà, quella persona, per essere così importante per te? Ecco il segreto per ricementare un sodalizio d’amore: un rapporto di complicità, rispetto, dedizione, disponibilità, con in più, il piacere di aprire all’altro, le porte del proprio animo, senza paura di essere ferito…”

“È una situazione nuova che non so gestire… mi fa sentire incapace!”

Mi stupii molto che Frank fosse così “esposto” emotivamente su un argomento d’amore, lui così freddo e “impenetrabile”… d’altronde, siamo tutti ugualmente in difficoltà sul Golgota dei bisogni fondamentali, senza un mano “amica” che ci avvolga e ci riscaldi…

“Uno spirito, un’anima, un cuore appagati sono recipienti pieni d’acqua:
non ricevono più nulla che non rigettino subito, Malcom!”

Mi alitava, “dentro”, ancora questo delfico “incastro” in cui sapevo, “esserci” la chiave di tutto…

“Un Martini, Malcom?, offre la casa! “

Quando ti mancano le idee, però, una parola può venirti in aiuto, quando meno te lo aspetti!

“No grazie, non questa sera… ringrazia Bundini da parte mia”.

Improvvisamente, nei giri del lobo libico e dell’ippocampo, dove transitano le idee e le emozioni più importanti, sentii scattare una serratura: avevo capito, finalmente! Ma era chiaro! Quando sei saturo di qualcosa, e ti senti un recipiente colmo di visi e strette di mano… e parole, parole, parole… non vuoi che entri più nulla nel tuo animo “intossicato”. E piano piano, scivoli in una dimensione temporale di cui non sei partecipe, ma che ti mostra, come un amaro ritratto di Dorian Gray, lo specchio della tua vita quando ormai non c’è più vento per raddrizzare le vela della “barca”…

Frugai nelle tasche del mio Ivy Oxford… trovai degli appunti sparsi, scritti in momenti di solitudine, forse stimolato dal silenzio delle mie immersioni subacquee, dove il suono delle bolle diaria che risalgono verso la superficie ti ricordano che tutto ha un termine… la bombola a tua disposizione, le occasioni fortuite, la vita stessa che scorre, insieme ai battiti del cuore. Una mano li porse, un’altra li “inspirò”, come due polmoni che si espandono alla brezza del mattino.

“Guardavo l’orizzonte, a picco sul mare, respiravo l’aspro della salsedine e ascoltavo la voce di dentro. Puoi soffrire una vita senza riuscire a dire un perché… i sentimenti cambiano come le immagini sbiadiscono nel tempo… e l’abitudine raffredda la tua voglia di amare. I pensieri affollano la mente ma non riescono a restituire foto nitide su quello schermo della verità, di fronte al quale cerchiamo di capire che cos’è, in pratica, l’amore. Forse è un treno, che illumina la notte da dove, tanti occhi si muovono come lucciole nel grano smosso dal vento. Guardati bene, cosa hai raggiunto? Quando hai perso il gusto di guardarla, di pensarla? Quante volte avrebbe voluto dormire sul tuo petto ed è rimasta a sognarlo, da sola, in un talamo indifferente? Come si fa ad arrivare al suo cuore? Forse sfiorandolo con affetto, dolce, come la brezza che accarezza le foglie… Hai avuto luci, ombre, amici interessati… quante cose vorresti dirle… e non sai da dove cominciare! Pensaci bene, in fondo, forse, è ancora giovane l’amore per lei… vivo, più ancora del tuo grigiore, ecco perché puoi avere, dentro, la certezza di incontrarlo ancora. Domani”.

Albeggiava, ormai e non sapevo come avrei potuto affrontare una dura giornata di lavoro, di quelle senza soluzione di continuità; ma ero contento di aver provato ad essere utile all’amico di un tempo, anzi, di sempre: in fondo, la mia immagine allo specchio…

Due occhi grigi e fieri annuirono affettuosi, quando salutai con un sorriso, uscendo dal locale. Il giorno aveva preso il posto delle tenebre e tutto, finalmente, era chiaro e semplice… come il sorriso di una donna che ti attende con affetto.

“Io farò della mia anima lo scrigno per la tua bellezza, Io mi prenderò le pene nel sepolcro del mio petto: Dentro una carezza, nel miracolo di un tetto, nella luminosità di un domani che sarà. E sarai passione, affetto e strada che non finirà. Io, te e quel nostro bene, tutti e tre che corriamo insieme. Ora e qui, come in volo, fino lì, sopra un’altra vita. Io, te e quel nostro bene, tutti e tre che giuriamo insieme.

Ora e qui e poi sempre l’unica promessa di e per un’altra vita…” (Claudio Baglioni)

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata, un’altra storia vera,  che avrà per titolo:  “Il cane che insegnò all’uomo, l’amore, l’amicizia e il rispetto”

G. M. (5 giugno 2004)