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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo tredicesimo incontro: “Due come noi, che….”

“Che tipo di gente è quella che sta seduta, al ristorante, senza parlare?”

“La gente sposata…” (Da “Due per la strada”)

Mark e Joanna Wallace, due ricchi coniugi inglesi, sono in viaggio in automobile verso il Sud della Francia; il loro rapporto, logorato dal risentimento e dalle incomprensioni, sta andando in pezzi.

Durante il tragitto, la coppia rievoca un analogo viaggio compiuto in quegli stessi luoghi dodici anni prima, all’inizio del loro matrimonio quando, in tasca, non avevano soldi ma sogni duri come le pietre.

Due dei più importanti attori inglesi degli anni ’60, Albert Finney e Audrey Hepburn, sono i protagonisti di questa indimenticabile commedia intitolata “Due per la strada”, diretta dal regista Stanley Donen: un film romantico e malinconico, diventato una vera e propria pellicola di culto, e considerato ancora oggi come una delle più belle love-story mai apparse sul grande schermo.

Ecco, partendo da questa storia, che potrebbe essere la sceneggiatura della vita di molti di noi, mi sono chiesto se, questa passeggiata all’interno delle “Ragioni del cuore” possa ridurre il rischio di una tristissima “Eutanasia di un Amore”

Personalmente, ho imparato a riconoscermi in quel rispecchiamento materno che mi ha trasmesso la misura dell’autostima.

Se volessi ritrovare l’immagine di me, non dovrei fare altro che “ricordare” e rapportare, qui e ora, quell’Allora.

Cosa ho imparato, finora, sull’amore?

Che il mio cuore si smuove quando qualcuno mi accoglie senza critiche, trasfondendomi accoglienza, seduzione e tranquillità

Cosa cambia, nel rapporto che ho avuto (come tutti) con la mia genitrice?

L’assenza di una angoscia abbandonica.

Si, perché, la tranquillità nasce dalla percezione di una autonomia conquistata rinunciando all’idea dell’onnipotenza e dall’accettazione del principio dell’errore come stimolo per migliorarsi, chiedendo scusa e rialzandosi, dopo ogni caduta.

In una delle più forti (in senso emotivo) scene della via crucis c’è quella della Madonna che corre dal figlio, caduto con la croce sulle spalle. Così come, da bambino, lo aveva aiutato a rialzarsi, avrebbe voluto ripetere quella amorevole funzione tipicamente materna.

Cosa colpisce chi osserva, con le lacrime agli occhi?

Un Gesù che, pur coperto di sangue, si risolleva dicendo “No, Madre, sono qui anche per questo!”

Cioè: “Sono sceso sulla Terra per dimostrare che, grazie a te (diretta promanazione di Dio, in quanto capace di “Generare”), ho imparato a camminare da solo, per insegnare all’Umanità come si procede verso il proprio Destino senza abbassare mai lo sguardo perché porto, in me, quell’abbraccio di Dio che si confonde col Tuo”

La via del vero amore, comunque è, come quella della ricerca di ogni verità, facile da sbagliare.

Partendo dall’imprinting nelle relazioni amorose, ho bisogno (costantemente) di evitare di cadere nella trappola della ricerca della Madre, nell’essenza del compagno di vita.

Solo così potrò conoscere veramente l’altro, accettando lo scombussolamento del mio mondo interiore, il ridimensionamento del mio egoismo e, quindi, il rispetto di chi mi sta di fronte.

Un po’ alla volta, quindi, inserirò i connotati (emotivi, caratteriali e corporei) della persona che sto imparando a “(ri)conoscere” all’interno del mio “codice sorgente” attivato da mia madre, che “detronizzo” (pur continuando a portarle affetto) smettendo di cercare lei, e soltanto lei, nell’anima di chi mi frequenta intimamente.

Ecco, quando questa condizione viene ricambiata, allora ci troviamo di fronte alla creazione di un “Mondo nuovo” che ci aiuta a ridurre la preoccupazione  di scoprirci soli di fronte ai pericoli: una specie di spinta all’autonomia tornando, per un attimo, alla linea di quel confine da dove tutto ha avuto inizio (l’orizzonte degli eventi) senza più il timore del Buio.

È lì che ritroveremo il senso di ciò che faremo da oggi in avanti, riscoprendo quel cerchio della Vita che ci porta a capire che in fondo, il segreto del Tutto, non è prendersi cura delle farfalle ma, semmai, prendersi cura del giardino, affinché le farfalle vengano a te.

Alla fine incontreremo non chi stavamo cercando… ma chi stava cercando noi.

“E’ un amore impossibile” – mi dici.
“E’ un amore impossibile” – ti dico.
Ma scopri che sorridi se mi guardi e scopro che sorrido se ti vedo.
“Di notte” – tu confessi – “Io ti penso… Ti penso giorno e notte, e mi domando se stai pensando a me, mentre ti penso”.
… La società, le regole, i doveri… ma tremi quando stringo le tue mani.
“Meglio felici o meglio allineati?” – Ti chiedo.-
E il tuo sorriso accende il giorno, cambiando veste ad ogni mio pensiero.
“Questo amore è possibile” – ti dico.
“Questo amore è possibile” – mi dici.

(Sesto Aurelio Properzio, Assisi, circa 47 a.C. – Roma, 14 a.C.)

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata, dal titolo “Che fine farà, questo nostro amore?”

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