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Sempre l’equilibrio. È lì che ritorniamo, il solito discorso sull’equilibrio, da dove tutto ha preso inizio.

Appena trascorso qualche mese dall’inizio del nuovo anno. C’è chi ha i buoni propositi, chi non immagina come sarà e preferisce aspettare le sorprese e chi lo vive come un nuovo inizio.

Ed io? Non saprei, di sicuro rifletto su quello andato, su quelli passati e mi lascio accompagnare dalla speranza.

Come se aspettassi la fine delle giornata!

Brutta sensazione questa, svegliarsi al mattino, programmare ogni cosa e ritrovarsi a pensare alla sera.

Il magma incandescente sotto la crosta.

Cammino con passo innaturale e, senza accorgermene, incrocio il mio sguardo. Una domanda improvvisa mi assale e mi sorprende.

In tutti questi anni non ci avevo pensato!

E se ci incontrassimo di nuovo dopo tutto questo tempo? Il cambiamento in me naturalmente avvenuto, troverebbe approvazione?

Un accenno di sorriso sul mio volto e rivedo il suo di sguardo.

Non bisogna mai dimenticare. Si correrebbe il rischio di inaridirsi, di spegnere un po’ quei sentimenti che rendono la vita la nostra vita. Un sorriso, comunque, arriverà.

Troppo dolore intorno, cerco il sorriso ma a fatica riesco a tirarlo.

Una zeppa sotto il tavolo è un qualcosa che contribuisce, con suo di poco, a mantenere un equilibrio. Ma l’impegno nel fare questo è minimo, il problema è in quel “con suo di poco”. Hai la sensazione di contribuire al benessere anche della comunità, ma, in realtà, stai solo mettendoti in pari con la tua coscienza, che altrimenti reclamerebbe e forse anche un po’ masticando un rancore del passato.

Anche questa è una finzione?

Come sempre un prendersi in giro senza girare intorno, ma rimanendo fermi, ingannandosi.

Molte le riflessioni in questa mia ultima che vorrei tirare fuori, poche quelle che a me risultano chiare, nessuna forse facilmente trasmissibile.

Una certezza all’improvviso. La penna nelle mani, in questo modo di espressione, alleggerisce quelle famose tensioni che si posizionano sui centri dell’equilibro e appesantiscono i pensieri. E mi ritrovo a provare le vertigini, segnale di allerta inviato dal corpo, ma, questa volta con una consapevolezza in più.

Cerco, fra i miei contatti, una voce che in un passato recente ha trasmesso serenità senza chiedere, condivisione senza pretese, silenzio in cambio di nessuna parola.

Ancora una volta la certezza che è solo nella penna dei miei pensieri che viene fuori la tranquillità dell’animo. Non basta solo trasmettere a me stessa sui fogli destinati ad essere bruciati alla fine della pagina, ma, scrivere per condividere. Come un tempo, non troppo lontano e chissà perché abbandonato…

Ripenso agli ultimi anni della mia vita e rivedo velocemente ogni cosa realizzata, ogni nuovo posto visitato e bene rivedo la grande paura che ha investito l’umanità tutta, a tracciare i solchi delle difficoltà.

Come sempre la mia angoscia più grande risiede nel tempo, nel cercare a tutti i costi di viverlo senza sprecarlo, in qualsiasi cosa sia dedicato il mio impegno. E questo, inevitabilmente, mi riconduce ai rancori del passato, a non aver parlato fino in fondo con chiarezza. Se così fosse stato, forse, i momenti che diventano macigni ora, si vivrebbero con un po’ più di leggerezza.

Fernanda

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