Posted on

PADRI E FIGLIE

Why do birds suddenly appear
(Perché appaiono improvvisamente uccelli)
every time you are near
(ogni volta che sei vicino)
Just like me,
(Proprio come me,)
they long to be
(a lungo cercano di stare)
Close to you
(Vicino a te)

Why do stars start fall down from the sky
(Perché le stelle iniziano a cadere dal cielo)
every time you walk by
(ogni volta che tu passeggi con me)
Just like me,
(Proprio come me)
they long to be
(a lungo cercano di essere)
Close to you
(Vicino a te)

On the day that you were born
(Il giorno in cui sei nata)
the angels got together
(gli angeli si sono riuniti)
And decided to create a dream come true
(e hanno deciso di creare un sogno diventato realtà)
So they springled moon dust in your hair
(Così hanno sparso polvere di luna tra i tuoi capelli)
of gold and starlight in your eyes of blue
(dorati e luce delle stelle nei tuoi occhi blu)

That is why all the boys in town
(Ecco perché tutti i ragazzi della città)
follow you all around
(ti seguono ovunque)
Just like me,
(Proprio come me)
they long to be
(a lungo cercano di essere)
Close to you
(Vicino a te)

“Padri e figlie” è un film del 2015 diretto da Gabriele Muccino. In cui, nell’arco narrativo di 25 anni, viene descritto il rapporto tra un padre (scrittore di successo, con gravi problemi di salute una figlia (orfana della propria madre), nel chiaro scuro di ogni tipo di angoscia, fino al recupero della figura di riferimento più importante: il proprio padre, appunto.

L’uomo, talvolta, crede di essere stato creato per dominare, per dirigere. Ma si sbaglia. Egli è solamente parte del tutto. La sua funzione non è quella di sfruttare, bensì di sorvegliare, di essere un amministratore. L’uomo non ha nè potere, nè privilegi. Ha solamente responsabilità (Oren Lyons, Onondaga).

Cari Lettori, Qualche settimana fa, di primo mattino, subito dopo esserci applicati al rito quotidiano che accomuna tutti noi uomini e che ci sorprende, col rasoio in mano, davanti allo specchio a rendere conto alla nostra coscienza (evitando tagli e abrasioni), ci siamo trovati immersi in una miriade di idee nate dall’ascolto di una intervista al Magistrato calabrese capace di guidare l’arresto di centinaia di persone (fra cui, anche, cariche istituzionali…) colluse in vario modo con la malavita organizzata.

Ci siamo domandati come mai i mezzi di comunicazione di massa e i partiti politici, sempre pronti a rinfacciarsi reciproche manchevolezze, non ne avessero fatto cenno significativo…

Abbiamo pensato a quelli che stanno “desertificando” l’ambiente nel quale alleviamo il bene comune in cui custodire anche i propri momenti di abbandono, al riparo dalle “intemperie”.

E, riflettendo sul senso di prostrazione che il Cittadino, ormai suddito, prova di fronte ad uno Stato sempre più avido di risorse e avaro di solidarietà reale, ci siamo confrontati domandandoci come riuscissero a sopportare angherie e storture le persone “di una volta”, quelle che, veramente, si ritrovavano a doversi confrontare con una gestione delle proprie risorse (denaro, tempo, opportunità di relazioni, etc.) decisamente critica.

Probabilmente, l’elemento tampone (quel fattore, cioè, in grado di stabilizzare il tono dell’umore, evitando “sbalzi bipolari”) sarà stato costituito dal sapere di essere protetti dal volere e dai “disegni” di un Essere superiore e, anche, di riuscire a dialogare con lui (riunendosi all’interno di una metaforica Trinità) ritrovandosi, puntuali, a quel sacrale appuntamento rappresentato dalla Messa domenicale

Ogni evento, anche nella nostra vita, è il risultato di migliaia di cause che producono, assieme a quell’evento, altre migliaia di effetti, che a loro volta sono le cause di altri migliaia di effetti (Tiziano Terzani).

Davanti all’immagine di noi, recuperata dal sonno della notte, abbiamo provato ad immaginare lo stato d’animo di un Ministro di culto, alla notizia che, Dio, non sia mai esistito.

Ecco, a questo punto, un regista neorealista, avrebbe spinto la cinepresa verso miriadi di volti stupiti, sperduti e si sarebbe soffermato sugli occhi di un bambino, intento a domandarsi: “Ma, questo Dio, è morto… o non è mai esistito?”

La differenza, non è cosa da poco….

San Giuseppe, da tempo, è collegato alla festa del papà. In questa sede non entriamo in merito alla validità o meno della ricorrenza (legata ovviamente anche a fini consumistici) ma, essa, ci serve per qualche osservazione sulla figura del Padre in relazione a quella del Figlio.

Il tutto con l’ausilio di coloro che nel campo sono intervenuti in modo alto e convincente, offrendo analisi e riflessioni che sono di aiuto e stimolo per tutti.

Il quarto comandamento, “Onora il padre e la madre”, è di fondamentale importanza non solo per i credenti ma, anche, per tutti coloro che vivono laicamente il rapporto con l’Immanenza e la Teleologia.

Questa indicazione che non lascia spazio a contraddittorio, mira a riconoscere l’importanza dei genitori invitando, da una parte, a impegnarsi con atti concreti di dedizione e cura e (approfondendo il “pensiero”) dall’altra, ad avviarsi all’autonomia soprattutto dal Padre,  pur nel rispetto e nell’amore.

“Se ci soffermiamo un attimo a riflettere, per il padre il collegamento fra l’atto della procreazione e il figlio non è biologicamente fondato, perché non cresce il feto, non partorisce, non allatta e via di seguito. Quindi, mentre il legame fra madre e figlio è fondamentale per la sopravvivenza del neonato, il legame fra padre e figlio deve essere costruito, in un certo senso, artificialmente. Per questo è un legame più fragile…” (Luigi Sarcinelli)

La Psicoanalisi si profonde nello spiegare l’importanza dall’affrancamento mentale dalla propria madre (pena, gravi disturbi mentali) ma, a ben guardare, indica la strada anche per assorbire la sicurezza di quell’intruso col quale si affronta una battaglia di Edipica memoria…

Se introiettare la figura materna, infatti, aiuta a risolvere le angosce di abbandono, portare il “Padre” dentro di sé consente di tenere lo sguardo dritto verso l’orizzonte, senza la paura dei fortunali.

E, a ben guardare, quello familiare è il solo legame sociale a portare con sé uno strano destino: quello di “realizzarsi” pienamente solo quando si scioglie.

Si prova veramente una sensazione meravigliosa, quando tuo padre non è più un Dio ma un uomo; quando scende dalla montagna e ti accorgi che è anch’egli un uomo con le sue debolezze. E tu lo ami per com’è nella sua interezza, e non più come un essere superiore (Robin Williams, Mio padre).

Erri De Luca, nel suo “A grandezza naturale”, si sofferma sul rapporto col padre offrendo pagine di singolare acutezza sul sacrificio di Isacco (il cui padre è “comandato” da Dio a uccidere questo figlio prediletto…) e sul rapporto tormentato di Marc Chagall con il proprio genitore.

Ci viene ricordato che “il comandamento dell’onorare” viene dal verbo ebraico Kabbed che significa “peso”, “carico”.

Si tratta di dare, in ogni eredità quindi, adeguato e giusto peso a quel che abbiamo ricevuto.

Una delle cose più belle dell’essere padre è che non bisogna smettere di essere figli. I padri sono figli: entrambi soggetto e predicato, che si godono il privilegio di essere due. Il bambino può essere padre dell’uomo e, se guardi da vicino negli occhi di tuo figlio, probabilmente vedrai gli occhi di tuo padre che ti restituiscono lo sguardo” (John Steewart, I padri sono figli)

Eppure, cari Lettori, di fronte alla cattiveria manifesta di chi tortura il proprio simile (che provenendo da un brodo primordiale, potrebbe non essere solo un umano ma, in fondo, ogni tipo di animale, o di pianta…) non possiamo non essere travolti da un tornado che ci scuote e ci spoglia di (quasi) ogni certezza.

La vita non ha senso a priori. Prima che voi la viviate, la vita di per sé non è nulla; sta a voi darle un senso, e il valore non è altro che il senso che sceglierete (Jean-Paul Sartre)

Ci sovviene la figura del Patriarca Idumeo “Giobbe, che rappresenta l’immagine del “giusto” la cui Fede è messa alla prova da parte di Satana il quale vuole convincere Dio che questo suo discepolo (Giobbe, appunto) finga di praticare la propria fede solo per conservare i suoi beni.

Pensiamo a quest’uomo che perde i propri beni materiali, i suoi tanti figli e la stima degli amici e lo immaginiamo con lo sguardo di chi vede la propria vita “falciata” come l’erba.

Riflettiamo su quello che Don Roberto Vignolo (docente di Esegesi e Teologia biblica alla Facoltà Teologica di Milano) ha spiegato sull’etimologia del nome di questo personaggio biblico che, oltre a significare “Colui che sopporta le avversità” ma anche “Dov’è il Padre”.

Quindi concludiamo che, simbolicamente, Giobbe ha evitato di disgiungere il senso alla vita (nonostante ce ne fosse più di un motivo) perché egli porta nel suo nome una sorta di “guida” (il Padre, appunto) che rappresenta, al tempo stesso, una ricerca: quella di sperimentare che, naturalmente, nessun Padre potrà risparmiare l’incontro col distacco della Morte e con la sofferenza, che ne è compagna. 

A quel punto, scoprirà che Dio Padre non è responsabile del Dolore sulla Terra perché, la sua “Creazione”, ci lascia liberi di scegliere. Anche di sbagliare, soffrendo.

“I figli di Noè che uscirono dall’arca furono Sem, Cam e Iafet; Questi tre sono i figli di Noè e, da questi, fu popolata tutta la Terra. Ora, Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda. Cam, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora, Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, a differenza di Cam, rispettarono la dignità del padre, evitando di vederlo scoperto”. ( Genesi 9,18-29)

Cari Lettori, in sostanza, il dolore (così come l’ingiustizia) non è un “messaggio” di Dio ma un’esperienza umana che si vive come un limite il qualehe, apparendo invalicabile, ci porta a desiderare di volere essere Dio.

Ma siccome ciascuno di noi è il risultato di ciò che Vive mentre si sente Vivo, ecco che recuperando la curiosità delle origini, idealmente contatteremo le potenzialità staminali necessarie a farci progredire.

Per questo, prendendo a prestito un pensiero di Massimo Recalcati, arriviamo a concludere che “è solo l’esistenza di un bambino che rende possibile nuovamente la speranza di Dio, ossia la speranza che il mondo possa avere un senso, che non tutto è morte e non tutto è distruzione”

Per quel che ci riguarda, superata la soglia psicologica della cosiddetta mezza età, vogliamo concederci il privilegio di osservare.

Vogliamo gettare, distrattamente, l’attenzione su quelli che corrono lungo strade che non portano a nulla, che accarezzano ambizioni in grado di bruciarli nei falò delle vanità, dietro un nulla fatto di mattoni senza giunzioni di cemento, alla ricerca di qualcosa che hanno dentro ma che non trovano… imbarcando acqua da tutte le parti.

Senza un Dio a dividere il mare e consentire una tregua per potersi salvare.

Dannandosi senza un credo contro cui ribellarsi. Ecco, siamo convinti del fatto che questa sia, veramente, la beffa che si somma al danno. Da che Mondo è Mondo, infatti, ogni buono e ogni cattivo, è sempre stato spinto da motivazioni in cui ha fondato le proprie certezze.

E che ha creduto essere giuste. Nel bene o nel male.

E poi, dopo tortuosi gineprai esistenziali, come ogni particella immersa in questo traffico chiamato Universo, è andato alla ricerca del suo omologo antagonista: la sua antiparticella. Per avere, finalmente, un po’ di pace.

Ma ora, in cosa possiamo confidare, per dare un senso ad ogni nostro passo, sulla sabbia di una spiaggia battuta dai fortunali?

Cosa manca, a questa giornata, per essere perfetta? Nulla caro amico, nulla! Questa giornata ha tutto. L’incantesimo dell’alba, il risveglio della speranza, un sorriso che ti attende, un abbraccio che darai. E il cuore che saprà meravigliarsi ancora dinanzi a questo! Oggi è una giornata perfetta per alzarsi e vivere (Shan Sa)

E, volgendo l’interesse verso il mio mondo interiore, mi viene in mente che il termine UBUNTU nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: “Io sono ciò che sono, per merito di ciò che siamo tutti”.

Quindi, all’improvviso, ci sovviene l’epigrafe scrostata su un monumento dell’antica Roma: “Come i fiumi e le piogge non alterano il sapore del mare, così l’impeto delle avversità non fiacca l’animo dell’uomo forte”.

E allora, anche se è vero che, nelle speranze deluse e nel pianto di chi resta, nudo, di fronte al freddo dell’assenza morale un Dio muore e che, nel dolore di chi non può curare il proprio figlio un Dio, probabilmente, neanche nasce, è ancor più vero che, nella voglia di riscatto un Dio risorge e, soprattutto, nel Mondo che faremo, un Dio (ri)nascerà.

Con Amore

Cari Lettori, abbiamo iniziato questo lavoro parlando di una Padre e di una Figlia, vorremmo concludere questa passeggiata insieme ricordando Jamusz Korczak, direttore di un orfanotrofio nel ghetto di Varsavia, Padre simbolico di tanti bambini “buttati come conchiglie sulla spiaggia”.

Egli non abbandona questi i suoi “figli” neanche quando le SS di hitleriana memoria li fanno salire sui vagoni della morte.

Non è padre di sangue ma PIENAMENTE PADRE, nel restare a dare coraggio fino alla fine.

Ecco, ci piace immaginare che almeno uno di quei bimbi (chissà, forse, una bambina) si sia potuta collegare oltre la barriere spazio temporale con l’interprete del film citato all’inizio per trasformare, come d’incanto, la poesia di Burt Bacharach  e Hal David, nel bellissimo testo di Francesco Guccini

E UN GIORNO…

E un giorno ti svegli stupita e di colpo ti accorgi
che non sono più quei fantastici giorni all’asilo
di giochi, di amici e se ti guardi attorno non scorgi
le cose consuete, ma un vago e indistinto profilo…

E un giorno cammini per strada e ad un tratto comprendi
che non sei la stessa che andava al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t’aspetta e tu quasi ti arrendi
capendo che a battito a battito è l’età che s’invola…

E tuo padre ti sembra più vecchio e ogni giorno si fa più lontano,
non racconta più favole e ormai non ti prende per mano,
sembra che non capisca i tuoi sogni sempre tesi fra realtà e sperare
e sospesi fra voglie alternate di andare e restare…
di andare e restare…

E un giorno ripensi alla casa e non è più la stessa
in cui lento il tempo sciupavi quand’eri bambina,
in cui ogni oggetto era un simbolo ed una promessa
di cose incredibili e di caffellatte in cucina…

E la stanza coi poster sul muro ed i dischi graffiati
persi in mezzo ai tuoi libri e regali che neanche ricordi,
sembra quasi il racconto di tanti momenti passati
come il piano studiato e lasciato anni fa su due accordi…

E tuo padre ti sembra annoiato e ogni volta si fa più distratto,
non inventa più giochi e con te sta perdendo il contatto…
E tua madre lontana e presente sui tuoi sogni ha da fare e da dire,
ma può darsi non riesca a sapere che sogni gestire…
che sogni gestire…

Poi un giorno in un libro o in un bar si farà tutto chiaro,
capirai che altra gente si è fatta le stesse domande,
che non c’è solo il dolce ad attenderti, ma molto d’amaro
e non è senza un prezzo salato diventare grande…

I tuoi dischi, i tuoi poster saranno per sempre scordati,
lascerai sorridendo svanire i tuoi miti felici
come oggetti di bimba, lontani ed impolverati,
troverai nuove strade, altri scopi ed avrai nuovi amici…

Sentirai che tuo padre ti è uguale, lo vedrai un po’ folle, un po’ saggio
nello spendere sempre ugualmente paura e coraggio,
la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha portato,
la paura e il coraggio di dire: ” io ho sempre tentato,
io ho sempre tentato… “

Nascere Uomo, su questa Terra, è un incarico sacro. Noi abbiamo una responsabilità particolare, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli… e di tutte le creature che ci vivono intorno. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro! (Audrey Shenandoah, Onondaga)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento affettuoso ad Amedeo Occhiuto, per la preziosa collaborazione offerta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *