Avete mai avuto la sensazione di essere partiti col piede sbagliato?
Quando carichi di entusiasmo vi siete lasciati prendere dall’ansia di cominciare e, non proprio immediatamente, consapevolizzate la amara realtà?
Non è tutto oro quello che luccica!
E allora, cosa fare nel momento della verità svelata?
Ignorarla e andare avanti, oppure fermarsi bloccando ogni attività, ingoiare il rospo e dimenticare?
Non so, sta di fatto che quest’oggi finalmente la penna è scivolata nelle mie mani e ho cominciato a tirare fuori sul foglio bianco pensieri, ansie e malesseri che ristagnano da un po’. E so bene, ho imparato, che è fondamentale non lasciare nulla incapsulato dal di dentro.
L’autunno rimane la stagione che più collima col mio modo di essere, con il mio stato d’animo. Non c’è la fretta dell’organizzazione, l’obbligo dettato dalle temperature della vacanza programmata, divertirsi ad ogni costo. È una pausa, fra un periodo di grande fisica vitalità e un momento di rilassamento, di introspezione, di ricerca.
Il desiderio, il proprio desiderio.
Sento sempre più l’impellente bisogno di tornare a casa, chiudere le porte al mondo e ritrovarmi nei miei pensieri, nelle cose che mi danno sicurezze. E con la mente percepisco le solite vecchie paure, le solite difficoltà che hanno impedito una svolta alla vita.
Temo il passare del tempo come traguardo che blocca le novità alla vita. Cerco una mano da stringere e ne fuggo terrorizzata. Provo a subire i miei andati sentimenti e non ne apprezzo più nemmeno il loro vecchio profumo.
Ci vorrebbe una poesia a riempire questi giorni di incostanza, senza filo teso a guidare, semmai legati da una elastica molla che, nel massimo dell’estensione, lascia intravedere la luce dietro il buio, il sole dopo la pioggia ma, subito dopo, la parte più oscura della terra, del luogo in cui viviamo.
E che più temiamo.
E allora ricominciano le domande.
Sarà importante al mattino di ogni nuovo premeditare il lato giusto per affrontare?
Oppure abbandonarsi alla casualità senza troppa ragione e pentimenti?
Ancora, nonostante i colori della stagione hanno assunto le calde tonalità preferite, permane il desiderio di abbracciare il mare dietro l’azzurrità delle montagne, immergersi nel fresco dell’acqua e assaporare il colore del tramonto, commuovendosi e immaginando di avere accanto ancora una volta.
E mi emoziono.
L’incostanza nell’umore.
Nonostante i nuovi inizi di questo percorso si presentino scoppiettanti di novità, l’incostanza nei sentimenti mi impedisce di goderne a pieno. Esattamente là dove i sentimenti incontrano i limiti della mia persona. Tutto diventa più difficile, incomincia il solito percorso circolare che non trova via di uscita.
La luce dalle fessure della vita, in questi giorni, arriva prima e senza accecare. Una strana sensazione frammista tra il desiderio di restare sdraiati sui sogni appena vissuti e la necessità di dare un altro senso alla nuova alba che sta prendendo respiro.
Qualche minuto a riflettere velocemente, il solito pensiero ad ogni certo affetto della mia vita, uno veloce a quello ormai andato e, infine, la solita punizione a me stessa, al tempo perduto, sprecato, male vissuto.
Lentamente mi tiro su, cerco fra le lenzuola qualcosa che possa riscaldarmi e, senza troppo pensarci, scendo giù. Spalanco la finestra sull’azzurro smagliante del cielo, anche quest’oggi, respirando l’aria fresca e pulita.
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Strano, è solo nell’avanzare delle ore, quando mi ritrovo a combattere le quotidiane difficoltà, nel lavoro, nei piaceri, nei sentimenti, che mi fermo a pensare, a cercare di ricordare quale è stato il lato da cui ho cominciato.
No, non credo sia qualcosa che si può “controllare”. Il piede sbagliato. Si sa già dall’inizio.
Fernanda
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line