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Inglese è il filosofo in questione;

un poco strana ha la mentalità:

inizialmente, per lui, la religione

alla politica sottostar dovrà.

Ma, in seguito, costui si ravvedrà,

in quanto ogni credenza è personale

e non dipende dall’autorità,

quella politica, di cui lui non s’avvale.

Degli atei non gradisce la presenza

ed i Cattolici non li ha mai amati:

i primi negan di Dio l’esistenza

e, invece, gli altri son condizionati.

Se poi si allude alla conoscenza,

sull’Intelletto umano scrisse un saggio,

nel quale esaminava, con coscienza,

i vari stadi con ogni lor passaggio.

Vi son credenza, opinione e assenso

e la seconda è estranea a conoscenza;

esiston regole pel sapere intenso,

da rispettare nella loro essenza.

Le idee conoscitive, Locke dichiara,

non sono innate e non v’è questione;

provengon da due fonti (cosa rara):

la “sensazione” e poi la “riflessione”.

Nell’opera egli parla della fede

(un altro tipo è di conoscenza),

la cui certezza non è in ciò che si vede,

ma sta nella Divina Provvidenza.

Supera, questa, la conoscenza vera,

perch’essa è di Dio testimonianza;

pur se probabile, è davver sincera

e di certezza la pretesa avanza.

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