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Ci si abbraccia con gli occhi dentro gli occhi e cosa può esserci di più bello del calore trasmesso dalla profondità dello sguardo accompagnato dalla potenza delle braccia che si intrecciano?

Ma in questo ventoso pomeriggio un pensiero, unico e solo, si fa strada dentro di me.

Beh, forse ancora più dolce quando accade che uno dei due prova la sensazione del freddo, l’altro allora si sistema alle sue spalle e nell’abbraccio lo riscalda. Non è importante chi dei due è il più forte, il più grande, il calore si trasmette dal di dentro.

È un po’ difficile riuscire a comunicare questa immagine, così come la vedo, nella mia mente. Vorrei fotografarla, usando lo scatto dei sentimenti e stamparla senza sbavature.

Ancora una volta mi ritrovo ad amare. Ho cercato di proteggermi, di chiudere tutti gli ingressi, ma alla fine, stanca ed esausta, non ce l’ho fatta. Ho la sensazione di perdere i confini, senza nessuna linea che separa, che pone il limite fra quello che è consentito e ciò che non può avvenire.

Spesso ripeto a me stessa che la strada migliore è quella dell’istinto e della percezione. Quante volte mi sono ritrovata spaesata e con la delusione fra le dita per non aver inseguito la voce del respiro che, per quanto flebile e impercettibile all’udito, guida. La voce del respiro si ascolta fra le note vibranti del sentimento. Non ha parole, è fatta di suoni che incontrandosi nella dolcezza del silenzio più assoluto si sfiorano e dispongono armonia.

E come se volessi aprire le porte ad un nuovo modo di essere mi sento accompagnata dalla nostalgia dei momenti che, impongo a me stessa, non devono più esistere…

Quanta rigidità scorre dentro le vene, raccolta da un sofisticato sistema che viaggiando in ogni angolo del corpo arriva fin lì, dove avviene la congiunzione e si stabiliscono i contatti più importanti, quelli di scambio! E lì si scioglie, come se si scomponesse nelle tante particelle che la compongono e, solo risistemandosi, ritrova la naturale fluidità e leggerezza.

Come può incasellarsi questo discorso che inseguo e vedo chiaramente nella mente con la capacità, innata in alcune persone, me compresa, di perdersi?

Ci si perde negli angoli più nascosti dell’anima, dove le curve spigolose e strette ostruiscono la visuale. Mi chiedo cosa è giusto, se fermarsi e cercare di scrutare per provare il gusto di allungare lo sguardo proiettandolo su quello che c’è oltre, oppure abbandonarsi e lasciarsi trasportare dalla corrente.

Ci si perde negli occhi di chi si ama e non si riesce a reggere lo sguardo, quando non vuoi alla verità aprire la strada ma lasciarla là, ad alimentarsi di piccoli entusiasmi e stretti percorsi. Fanno male a volte. Altre, quando lo stato d’animo è libero da costrizioni si gonfiano di allegrie e, senza timori e paure, si esprimono nella naturalezza che contraddistingue la spontaneità dell’essere umano.

Ci si perde per strada e può accadere che si dimentichi il proprio indirizzo, dov’è localizzata la propria casa. Allora si vaga nel cuore della notte, quando la luce della città lentamente si spegne e rimangono solo le ombre di quello che si è nutrito di luce durante il giorno. È tanto che non lo faccio, ne ho nostalgia e ne sento il bisogno. Può essere…presto…forse questa sera, al rientro…

Ci si perde nei pensieri, in quelli più belli che ti lasciano riflettere a voce alta, in quelli che si materializzano nella percezione delle sensazioni. Ma, anche in quelli che rimbombano nel cervello e suonano una musica fatta di solo due note. Ho sempre amato le orchestre che fanno le sinfonie, ricche di sfumature e non avare di dense musicalità.

Non ci vuole poi molto a scatenare una guerra dentro se stessi! Ti trovi senza saperlo a dialogare con la parte più intima a voce alta ma senza averlo chiesto, vengono fuori tante risposte a quelle domande che avevi lasciato riposare, la matassa lentamente si sbroglia e rimangono al pettine solo i nodi che non hai voluto slegare. Un po’ come quelle cinquecento catenelle d’oro…che legano i cuori e non si allenteranno mai.

Beh, in fondo forse non ho mai smesso di provare un sentimento. Mi abbandono e nello stesso tempo ne fuggo e mi perdo…

 

Fernanda (27 gennaio 2008)