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Stanca, sono veramente stanca in questa ultima giornata di dovere.

Arrivo con la solita fretta nella mia postazione qui preferita, posiziono lo strumento da cui non riesco a separarmi mai, nemmeno durante le vacanze, lo accendo e mi connetto col mondo. Scribacchio su di un post-it tutto ciò che devo ultimare, per paura di dimenticare, perché oggi la distrazione regna..

La mente questa mattina non mi consente di prestare troppa attenzione, sono già su altre nuvole di libertà, di riposi, di tramonti da meditare, nella speranza di scoprire il sorgere del sole, un’alba da un orizzonte a cui la mia visuale non è abituata. Resisto meno di quanto ho previsto e senza guardarmi indietro fuggo.

Una mezza verità non è una bugia. Viene detta chissà perché, forse per stimolare una domanda cui segue una risposta senza che la ragione ci si metta in mezzo, ma solo lasciando posto all’impulsività.

Sorrido fra me e me, pensando che di solito è in questo modo che mi ritrovo inevitabilmente nei guai.

Ci sono dei giorni in cui sento di perdere il contatto, è come se una nuvola di altri pensieri mi distogliesse dalla realtà portandomi ad avanzare in una dimensione esclusiva dove poco è lo spazio concesso agli altri.

Provo dispiacere quando si crea l’imbarazzo, quando il disagio si legge negli occhi e quando senza volerlo sei stato tu a determinarlo.

L’anteprima di stampa è stata inventata non per anticipare il foglio, con le dimensioni e margini, ma per riassumere velocemente le idee, leggiucchiare rapidamente quello che si è buttato giù ed eventualmente andare avanti. È lei che ti dà lo start dopo le prime righe e ti suggerisce quando è il momento di fermarsi, quando si è già detto a sufficienza e andare oltre creerebbe solo una ulteriore complicazione. Non è semplicemente uno strumento, molto di più.

Quando l’orchestra lascia il posto al piano. Musica immersa in un prato verde, con deboli steli alti accarezzati dolcemente dal vento delle mani che scivolano sulla tastiera. Pian piano le note sfumano nel silenzio, si possono allora ascoltare i rumori delle strade nel tardo pomeriggio, dopo una giornata trascorsa nell’intimità delle proprie cose. Solo per ricaricarsi e ripartire. La striscia blu scivola velocemente sulla via chiara e libera da ciottoli e pietre di ogni genere.

Non sono ancora abituata ai distacchi, anche quelli “non per sempre”, solo il tempo necessario per riflettere e meditare. Sarà per questo che alla vigilia di qualsiasi ricorrenza mi si stringe un po’ il cuore, ci si prende una pausa, un sospiro in un pensiero, si rimane nella penombra e nel silenzio con se stessi. Ed è lì che si avverte più che mai la percezione della solitudine.

Una mezza verità è come una frase detta a metà, buttata lì non a caso ma con l’intento. Ci vuole una grande abilità, non è da tutti, lo può solo chi è sincero, ma sincero fino in fondo. È però prendersi una grossa responsabilità, prima di tutto verso se stessi, perché può accadere che venga interpretata come una non verità.

Non so perché, ma ho la convinzione che le donne riescano meglio in questa parte e non perché siano più portate alle bugie. Forse sono solo un po’ più attente a prevedere, a suggerire non dando l’illusione, ma porgendo una delicata soluzione.

Salto da un foglio all’altro assecondando i miei pensieri. Una riga complicata viene fuori, sistemata non distrattamente, ma spontaneamente, badando un po’ alla forma e senza esagerare. Per svuotare invece i nodi libero la mano guardando bene dentro senza operare nessuna schermatura. Nessuna mezza verità! Stai parlando con te stessa.

Spesso mi chiedo quanto giusto sia fidarsi di quello che si sente con lo sguardo, con un debole sorriso un po’ trattenuto e abbozzato, per essere regalato. Forse cercando solo il silenzio.

Questa notte appartiene ai desideri che si accompagnano alla scia delle stelle. Non mi va di dirla mezza, questa notte tutta intera, qua nell’intimità delle mie cose con il naso spiaccicato su di un vetro a cercare uno spazio fra le nuvole. Anche quest’anno ne ho preparato alcuni, non sono tanti ma importanti.

È grande tornare nei posti dove hanno preso vita le emozioni più semplici. Un triangolo di sabbia, le piccole e umide case dei pescatori, le barche colorate sulla riva. Il mare quest’oggi è di quattro colori diversi, non è necessario avere la musica dentro, è gradevole il rumore delle onde. Fortissime. Le nuvole dense e bianche sospese nel celeste del cielo rendono allegro questo paesaggio che ricorda un po’ la fine della stagione. Ma non è così! Ancora tanti sono i viaggi, spero molti gli occhi da scoprire e quelli da sognare ritrovando.

Questa notte voglio riprovare. Il cielo sarà sgombro, libero dalle mezze verità, solo quelli interi prenderanno vita e seguendo i pensieri più belli sorprendendomi si esaudiranno.