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“I miei demoni li ho nutriti con l’accettazione e l’ascolto. Li ho fatti sedere intorno a me e li ho chiamati per nome, solo allora hanno smesso di farmi paura e sono diventati miei alleati.
Avevano il nome dell’invisibilità, dell’inadeguatezza, del dolore della perdita, della ferita degli affetti, della paura”. (Cit.)

Cari Lettori, già troppo si è detto di questa azione bellica di Vladimir Putin contro l’Ucraina, eppure troppo poco si è cercato di capire i motivi che inducono un essere umano a considerare gli altri alla stregua di balocchi con cui trastullarsi

“Gli Stati non hanno né amici permanenti né nemici permanenti. Hanno solo interessi”

Questa amara verità viene attribuita a molti padri ma è probabile che, il famoso Segretario di Stato Henry Kissinger (uomo di rara efficacia e di altrettanto scarsa empatia) sia stato il vero “cinico” capace di riflettere un problema con cui, tutti (nessuno escluso), ci troviamo a fare i conti: il Narcisismo

Questa condizione di base che accomuna tutti, nasce come presupposto fondamentale per creare la consapevolezza di valere qualcosa per cui, gli altri, proveranno ammirazione.

Lo sviluppo ottimale del narcisismo del bambino, dipende dalla maturità dei genitori e di come, gli stessi, vivono la propria autostima e il proprio equilibrio interiore.

Per cui si passa da una condizione fisiologica fino alla convinzione di essere molto meglio del resto del mondo che, quindi, viene vissuto come qualcosa di “inferiore”

Il problema si accentua nel caso in cui il meccanismo di attaccamento (la disponibilità delle figure parentali importanti, fin dai primi istanti di vita) sia stato insicuro, ambivalente e deludente, con sfumature sadico perverse.

A quel punto, ci troveremo di fronte a tre opzioni di Narcisismo, niente affatto rassicuranti:

Narcisismo Overt (quando si impone il proprio ego smisurato), Narcisismo Covert (quando si soffre moltissimo per la scarsa considerazione altrui che, in realtà, si pretenderebbe a dismisura), Narcisismo Maligno (quando si gode nello svilire l’altro).

In ogni caso, si finirà col vivere gli altri come “marionette evanescenti” (idealizzandole, temendole o svalutandole) come riflesso di un mondo vissuto come ostile e un sé vuoto, affamato, infuriato, timoroso.

Circola una foto del dittatore russo che, analizzata, ci dice molte cose.

Due valletti in guanti bianchi aprono due porte immense e secolari che paiono un sipario. Sta per entrare nel salone il Potere che nelle mani tozze stringe una comunicazione di servizio incilindrata.

Labbra strette da “zarotto”, più che da Zar, sguardo incredulo di essere arrivato nei (futuri) libri di storia, viso levigato dal cerone, impassibili occhi a mandorla.

Io non sono pacifista – ci ha lasciato in eredità Gino Strada – io sono contro la guerra, perché la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”.

Oggi, più che mai, ciò sembra utopia, ma non è così. È meglio parlare di “progetto non ancora realizzato”.

In “Fratelli tutti” Papa Francesco scrive: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle leggi del male”.

Provando a riflettere sulla belligeranza in corso, possiamo immaginare che Vladimir Putin abbia interesse a che la Nato non raggiunga i suoi confini. Aggiunge motivazioni patriottiche nel dichiarare di voler difendere le due province Donetsk e Lugansk (Repubbliche autoproclamatesi indipendenti nel 2014 e situate in un’ampia zona mineraria identificata anche come Donbass, in cui la stragrande maggioranza della popolazione è di etnia e lingua russa) “ponendo” la sua ala di protezione.

Riteniamo di non sbagliare più di tanto nell’immaginarlo ad insediare, in Ucraina, un governatore “addomesticato” filosovietico.

La NATO, da parte sua, non valuta le conseguenze delle sue mire espansionistiche verso l’Est Europa e, al di là di teorie propositive, non sembra attivarsi per evitare che il conflitto si estenda in maniera incontrollata.

Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. (Salvatore Quasimodo – Uomo del mio tempo)

Ma, questa guerra, ha delle connotazioni nuove.

Gli Stati che vogliono aiutare l’Ucraina possono (se veramente vogliono) farlo con strategie mai applicate finora ma sicuramente immaginate, visto che l’economia è mondiale e anche gli affari lo sono, al di là di un singolo Paese (che, nello scacchiere mondiale, comunque si chiami, vale relativamente poco).

Vedremo gli sviluppi di questa sanguinosa partita a scacchi che per ora vede in buona posizione Putin che ha aperto il cruento gioco ed è prevedibile che abbia previsto anche parecchie prime mosse.

Il tempo però è contro di lui perché non potrà tenere a bada per un periodo lungo sia la dissidenza interna (che coraggiosamente è già uscita allo scoperto) che gli oligarchi russi che hanno affari in tutto il mondo e non ameranno essere penalizzati per parecchio tempo.

In momenti come questi ognuno di noi è portato a porsi tante domande e avverte un senso di impotenza.

Questo non deve essere un momento di freno ma di azione perché, unendoci in “social catena” dobbiamo far arrivare agli ucraini non solo solidarietà morale ma aiuti concreti.

C’è bisogno di una filiera umanitaria alla quale devono dare grande contributo le Associazioni che si muovono a livello mondiale.

Pensiamo, ovviamente, alle “associazioni internazionali di imprenditori e professionisti, che prestano servizio umanitario, che incoraggiano il rispetto di elevati principi etici nell’esercizio di ogni professione e che si impegnano a costruire un mondo di amicizia e di pace”.

In primis, ci viene in mente una realtà come quella del Rotary, presente ovunque, che ha nel suo DNA la pace e la cooperazione tra tutti i popoli del mondo.

Certo comprendiamo l’odierna difficoltà di manifestare a pieno la propria rotarianità in zone geografiche come la Russia, essendo il regime vigente nemico della libertà e del rispetto dei diritti umani.

Ma è possibile, invece, essere rotariani verso l’Ucraina da parte di tantissimi altri Paesi del mondo.

Lo studio dei problemi mondiali dovrà essere sempre più serio e articolato.

Bisogna ripensare la storia degli ultimi millenni per consegnare ai giovani, stimoli di amore e convivenza pacifica.

È uscito, da poco, un corposo e stimolante volume ad opera di David Graeber e di David Wengrow, dal titolo già di per sé significativo: “L’alba di tutto”.

La nostra visione del mondo è influenzata da quanto scritto da Rousseau e Hobbes riguardo alla disuguaglianza e alla necessità di “creare” lo Stato per contenere la natura individualista e violenta dell’essere umano.

Entrambi dipingono la disuguaglianza come una necessità tragica, un elemento che non potremo mai cancellare del tutto, in quanto intrinsecamente legato al vivere comune.

Ma i risultati delle ricerche storiche e archeologiche più recenti, aperti anche al contributo di pensatori provenienti da culture diverse da quelle occidentali, raccontano una storia diversa, molto più attendibile di quella che da tanto tempo veicoliamo in modo stanco e ripetitivo.

Tempi lunghi, certo. Ma per la mutazione dei comportamenti umani c’è necessariamente bisogno che la clessidra lasci scorrere molti granelli di sabbia.

Avviandoci a concludere la trattazione di questo lavoro, vorremmo rifarci alla sua introduzione, riconsiderando, per un attimo, il concetto Socratico del termine “Demone” come una sorta di voce interiore (qualcosa di simile all’Io inconsapevole), derivante direttamente dalla divinità, che ci mette in guardia dal compiere determinate azioni.

Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio e né alcuna prerogativa tutta tua perchè quel posto, quell’aspetto e quelle prerogative che tu desidererai… tutto, secondo il tuo voto e il tuo consiglio, ottenga e conservi. Ti posi nel mezzo del Mondo perchè, di là, meglio scorgessi tutto ciò che è nel Mondo. Non ti ho fatto né celeste e né terreno, né mortale e né immortale perchè (di te stesso quasi libero e sovrano artefice) ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. (Pico della Mirandola)

Essere Umano. 

Per definizione “ontologica” (riguardante la natura e la conoscenza dell’essere come oggetto in sé) dovrebbe rappresentare il risultato premiante di un faticoso percorso che porta a divenire (e, quindi, ad “essere”) un individuo (entità capace di riflettere e provare emozioni, distinguendo se stesso dal resto del contesto che, pure resta condizionato da ciò che si è… che, a sua volta, diviene il risultato dell’adattamento all’Input ambientale) portatore di valori di sensibilità solidale, improntati al bisogno di una crescita condivisa.

Ma, il tutto, inizia con una insopportabilità reciproca.

Infatti, il “Creatore” del Sistema Universo è riuscito a generare impulsi vitali (sotto forma di frequenze elettromagnetiche) dall’unione di gruppi di tre quark (legati da un elastico di Gluoni) che, detestandosi profondamente (perché, avendo tutti la stessa carica positiva, tendono ad allontanarsi violentemente) non possono fare altro che tentare la fuga ritrovandosi, alla fine, sempre ad incontrare gli “odiati” fratelli.

Da questa dolorosa e “sadica” danza, nascono le onde di Energia.

Cari Lettori, nonostante tutto, non dobbiamo arrenderci accettando che i tempi non sono maturi per un dialogo di fratellanza e di amore.

Infatti, se è vero che da spermatozoi nessuno di noi ha mostrato pietà per i propri fratelli facendo di tutto per arrivare primo (e, in genere, unico) al traguardo della fecondazione dell’ovulo, Dio stesso ha offerto in sacrificio il proprio figlio, per pareggiare i conti di questa umanità caduca.

“Putin è lo stesso che ci è venuto a soccorrere durante la pandemia, quando mettevamo nei sacchi neri la nostra gente………….. che nemmeno l’Esercito Italiano è stato in grado di fare per i civili !

……..Viene difficile pensare come una mente come la sua, utilizzi adesso la propria intelligenza nella maniera più irrazionale”. (Christian Coppolino, infermiere ospedaliero)

Cari Lettori, Massimo Recalcati descrive, in uno dei suoi libri, quattro figure di figlio:

Il figlio Edipo, che ha vissuto il simbolico abbandono, accetta l’intromissione della figura paterna e si incanala nel binario delle regole;

il figlio Anti-Edipo che esprime, invece, un carattere ribelle e contrario al rispetto di qualsiasi  regola;

il figlio Narciso con un pattern caratterizzato da grandiosità, bisogno di ammirazione e mancanza di empatia;

il figlio Telemaco che attende il ritorno del “Padre”, con la speranza di ottenere giustizia in una terra senza più regole.

Per tentare di rispondere a all’osservazione su Putin, sopra riportata, possiamo provare ad analizzare l’immagine di copertina e, dietro l’uomo pericoloso e imprevedibile, scorgeremo l’ombra (molto sfocata) di un bambino, figlio di un Comunista vecchio stampo e di una mamma fervente credente (che lo ha battezzato all’insaputa del padre che, una volta subodorato l’arcano, ha lasciato fare senza interferire e senza esprimere la sua opinione). Con un esercizio di fantasia ricaviamo, quindi, che potremmo trovarci di fronte a un portatore del “complesso di Telemaco” afflitto da angosce abbandoniche (con sfumature persecutorie e deliranti) che tenta di narcotizzare attraverso i propri “Sogni da Narcisista”.

A chi sta attraversando il suo buio, dico soltanto di non mollare. Ci siamo finiti tutti in quel posto maledetto, dove il freddo ti morde le ossa e il silenzio ti piove nel cuore. A chi sta attraversando il suo buio, dico soltanto di avere coraggio. Bisogna stringere i denti. E aspettare che il sole riprenda a brillare. A chi sta attraversando il suo buio dico soltanto di credere nella poesia. Negli occhi di chi, quella strada, l’ha già ritrovata. C’è un cielo, di qua, che vi aspetta con un panorama di sogni da togliere il fiato”. (Andrew Faber)

GABRIEL’S OBOE

Papa Giovanni Paolo Secondo, spiegò che non ci si può attendere la pace fra i popoli se, prima, non si impara ad amare il proprio vicino di casa, il proprio fratello, la propria sposa e, in definitiva… se stesso.

Ci permettiamo di suggerire ai tanti piccoli Putin che (purtroppo) albergano in noi, di cercare, fra le macerie dell’anima, uno strumento “a fiato” che consenta di soffiare lontano da sé le emozioni negative, lasciando che l’atmosfera d’intorno le plasmi di armonie che, ritornando a noi, produrranno una circolarità di “nodi d’amore”

Sud America, 1750. Nella piccola foreste pluviale al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay (sopra le Cascate dell’Iguazù), Padre Gabriel è un missionario gesuita che raggiunge una tribù di Guarani, (ancora allo stato selvaggio) riuscendo ad avvicinarli grazie alla musica del suo oboe.

Nel mentre, il cacciatore di schiavi Rodrigo Mendoza dopo aver ucciso, per gelosia, suo fratello Felipe, travolto dal rimorso, decide di lasciarsi morire in cella. Padre Gabriel lo convince a trasformare questa decisione di morte in una sorta di penitenza che lo porterà a mettersi al servizio dei missionari e degli indios, scegliendo di prendere i voti per diventare, anch’egli, un missionario gesuita.

Purtroppo, gli interessi di Nazioni molto influenti sui voleri del Vaticano, riescono ad eliminare “fisicamente” la Missione Gesuita e tutti i suoi componenti. piccoli Indios compresi.

Cadono, “Martiri”, anche Padre Gabriel e Padre Mendoza i quali riescono, comunque, a vedere alcuni dei bimbi superstiti che riescono a fuggire portando con sé l’oboe di pace. Questi due Gesuiti, chiuderanno gli occhi sorridendo all’idea che, oltre la Morte ci sarà, sempre, una resurrezione.

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto, per avere proposto molti degli interessanti aforismi inseriti nell’articolo.

2 Replies to “Sogni da Narcisista”

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