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L’uomo è l’unico animale per il quale, la sua stessa esistenza, è un problema che deve risolvere (E. Fromm).

Molti anni fa, leggendo, da studente in medicina, un libro di patologia medica rimasi stupito dal fatto che, più o meno in ogni uomo (nel senso, proprio, di individuo di sesso maschile), dai 40 anni in poi, la prostata (che è l’organo posto sotto la vescica urinaria deputato a spingere, attraverso il canale dell’uretra, il liquido seminale proveniente dai testicoli e, soprattutto, a modulare e “colorare” le infinite sfumature del momento di estremo piacere dell’atto d’amore più intimo), inesorabilmente comincia ad ingrossarsi per poi, di solito, dare problemi sempre più evidenti che richiedono (molte volte) interventi farmacologici o chirurgici, in maniera direttamente proporzionale all’attività sessuale. 

Che strano.

Madre Natura ha previsto che una struttura biologica delle dimensioni di una castagna (più o meno) svolga al meglio le sue mansioni negli anni subito susseguenti alla pubertà. 

In fondo, però, questo non è così strano. 

Perché, naturalmente parlando, ha senso poter sostenere una consistente capacità copulatoria, in un ambito temporale che più di ogni altro, prevede la possibilità di avere dei figli. 

Però, che ingiustizia! 

Da giovani ci si tuffa nelle braccia di Venere senza grazia alcuna, con il garbo di un affamato che ingurgita il cibo da una tavola bene imbandita, senza riguardo per nessuno. Quando, con la maturità, si raggiungono competenza e raffinatezza tali da riuscire ad esercitare l’arte amatoria con la maestria di un cultore di rara sensibilità, capace di assaporare e trasmettere, per un tempo indefinito, ogni più piccola stilla di piacere, basta indugiare un po’ troppo nell’alcova… ed ecco che ti ritrovi a non poter fare agevolmente pipì (perché la prostata si è ingrossata e opprime la vescica urinaria) per un bel po’ di ore.

Conoscerete la verità. E la verità vi farà liberi (Giovanni 8.32).

Ogni persona, consapevolmente o meno, spende il suo tempo cercando di dargli un senso. Quanto siamo, veramente, liberi? Quanti di noi si trovano nella condizione di chi ha la possibilità di agire senza essere soggetto all’autorità o al dominio altrui, riuscendo a trarne godimento?

E inoltre, siamo in grado di discernere il vero dal falso, riuscendo a dare conformità alla realtà delle cose e dei fatti?

L’esame di realtà

Cari lettori, ma ci siamo mai chiesti cosa, realmente, vedremmo nel momento in cui andremmo a scoprire, liberamente, la realtà delle cose?

Però, siamo sicuri che la Natura abbia voluto divertirsi alle nostre spalle?

Studiando i meccanismi che si oppongono all’ossidazione da radicali liberi (sostanzialmente, quello che determina l’invecchiamento del nostro organismo) ci rendiamo conto che, alla fine, meglio si vive, più tardi si determina il decadimento (prostatiti comprese).

In pratica, è come se la Natura ci garantisca un buon funzionamento fino a quando non siamo in grado di generare la prosecuzione della specie… da quel punto in avanti, ci dobbiamo meritare il nostro diritto “a restare in buona salute”.

Non esiste nessuno di più di più difficile di chi ha imparato a stare da solo. Trova familiare la cosa che fa più paura al mondo e, quindi, non baratterà la propria tranquillità interiore con rapporti di circostanza né, tantomeno, con persone che cercano compagnia solo perché hanno paura del vuoto (Cit.)

Il valore intrinseco dell’Amore

L’immagine di copertina riporta ad un film del 1967, “a piedi nudi nel parco” (tratto dall’omonima commedia di Neil Simon) che descrive una tribolata condizione in grado di culminare positivamente a condizione di applicare il principio dell’accettazione, della condivisione e della fusione: in parole povere, il piacere di prendersi cura, vicendevolmente.

Cari Lettori, se, a quanto descritto prima aggiungiamo il titolo di questo editoriale, finiamo trasportati a scoprire cosa accade fra due persone quando si avvicinano a quella magica “sfaccettatura” (che ci riporta al primo, ancestrale, rapporto di relazione) chiamata “intimità”.

Lo psichiatra Otto Kernberg, ha descritto tre momenti fondamentali nell’interazione tra persone mature che si lasciano guidare dalle emozioni, alla ricerca di quello che porta alla comprensione dei misteri dell’Amore, attraverso la sua manifestazione intimo/erotica.

In primo luogo c’è la ricerca del piacere, orientato verso un’altra persona verso cui si sente un irrefrenabile impulso di penetrare e invadere o da cui essere penetrati e invasi. È un desiderio di intimità fusione e unione in cui, i confini psicologici fra le due polarità (femminile e maschile), non sono più nettamente distinguibili.

Una seconda caratteristica del desiderio erotico è l’identificazione con l’eccitazione sessuale e l’orgasmo del partner, “allo scopo di godere di due esperienze fusionali complementari”. Campeggia su tutto, in questo caso, “il piacere che nasce dal desiderio dell’altro, dall’amore che si esprime nella risposta al proprio desiderio sessuale e dall’esperienza di fusione nell’estasi che vi si accompagna. C’è, qui, anche la sensazione di appartenere a entrambi i sessi nello stesso momento, di superare temporaneamente le barriere , di solito invalicabili, che separano i due sessi e il senso di completezza e di gioia. che ne deriva..”

Un terzo aspetto del desiderio erotico è il senso di trasgressione, di sfida alla proibizione implicita in ogni rapporto sessuale…”  che deriva dal condizionamento subito, da bambini, per l’imposizioni delle regole “edipiche” (che hanno ridimensionato il nostro smisurato EGO) e che appresenta, quindi, una implicita sfida e disobbedienza: come se, in questo modo, si riacquisisse il controllo sulle regole e su chi ce le ha imposte.

Va bene io credo nell’amore l’amore che si muove dal cuore Che ti esce dalle mani che cammina sotto i tuoi piedi L’amore misterioso anche dei cani e degli altri fratelli Animali delle piante che sembra che ti sorridono anche quando ti chini per portarle via L’amore silenzioso dei pesci che ci aspettano nel mare L’amore di chi ci ama e non ci vuol lasciare (Lucio Dalla – Henna)

Poniamoci una domanda: chi resiste alle intemperie per ottenere il raggiungimento di un obiettivo, da quali motivazioni viene mosso?

Da prospettive che, spesso, si trasformano in un modo di intendere la vita che, i più, chiamano “ideali”. Sostanzialmente, si ama ciò che si fa e, in nome di questo, si sopporta tutto perché, l’idea di giungere al traguardo, rende felici. 

Logicamente elementare. Cosa c’entra la logica in un discorso d’amore? Molto più di quanto si possa immaginare.

Cari Lettori, alzi la mano chi non ha mai provato quel sottile retrogusto amarognolo, tipico di chi ha qualche rimpianto inespresso: una mano non sufficientemente tesa, un equivoco non chiarito… 

“Che ne sanno i giovani dell’amore? Scambiano per tale, un sentimento che potrebbe essere soddisfatto nel più naturale dei modi! Noi no, noi siamo adulti, due coscienze formate.” 

Come dare torto a Domenico Soriano che (interpretato da Eduardo de Filippo), in Filumena Maturano, cercava di carpire, a colei che sarebbe diventata sua moglie, il nome di quello che avrebbe dovuto essere suo figlio.

La Logica, intesa come Archetipo Junghiano o, Aristotelicamente, come il principio di ogni Ragionamento rappresenta, in fondo, la guida che ci orienta nei meandri delle difficoltà, mostrandoci con chiarezza la via che Madre Natura ha previsto e che, liberamente, abbiamo facoltà di seguire o meno. da seguire.

Se, però, non viene “condita” dal calore di un buon elaborato di pensiero e arricchita da emzioni che ti ricordano il piacere di stare al Mondo, si creano le condizioni per un appagamento parziale e simile a quello di una situazione poco equilibrata, molto vicina al concetto del “mordi e fuggi”.

“Perché ti meravigli tanto se viaggiando ti sei annoiato? Portando dietro te stesso hai finito con l’avere, per compagnia, proprio quell’individuo dal quale volevi fuggire” (Socrate).

In conseguenza di ciò, è giocoforza pensare che, se prima non si ha una visione chiara di quanto è necessario per darci, ogni giorno, una spinta a vivere, ci si impantana nelle sabbie mobili della noia e della demotivazione.

Hai voglia a seguire i consigli degli esperti i quali, imperversando sui Social, propongono crociere “forzate”, distrazioni fuorvianti e bibitoni di frutta e verdura!

“Io ti cercherò anche da così lontano, ti telefonerò In una sera buia, sporca, fredda e brutta come questa… Forse ti chiamerò perché, vedi, io credo nell’amore: perchè è l’amore che ci salverà” (Lucio Dalla)

Nelle notti fredde e scure che ci toccherà attraversare, senza l’aiuto di un Mosé in grado di aprire le acque responsabili di quell’anoressia dei sentimenti che connota il prototipo dell’uomo moderno, sarebbe opportuno tenere a mente che, un momento d’amore e di magia, inizia e finisce con un bacio.

E la prostata, a quel punto, diventa solo un dettaglio. 

Volendo esprimersi per emozioni, è sembrato giusto proporre, in conclusione, una dolce nota musicale del Maestro Sibaldi che rappresenta la colonna sonora di un film che, a suo modo, racconta di come si possa riconoscere e apprezzare il piacere di un cuore che “batte” per il sentimento che, più di ogni altro, ci riporta ai momenti più belli di sempre.

Buona vita a tutti!

Un ringraziamento all’amico Amedeo Occhiuto per aver suggerito l’interessante immagine relativa all’esame di realtà.

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