Posted on

L’insegnante mediocre racconta, il bravo insegnante spiega, l’insegnante eccellente dimostra. Il maestro Ispira. (Socrate)

Immerso nei meandri delle mie riflessioni notturne, intento a portare a termine il mio ultimo articolo, ricevo questo magnifico spunto di riflessione dal mio amico Francesco e, in un attimo, vengo risucchiato in una specie di buco nero spazio temporale ritrovandomi a confronto con uno dei più interessanti maestri di ponderosa erudizione che abbia mai conosciuto e che ho sempre amato chiamare ‘On Peppino (alla napoletana)…

Probabilmente per la stanchezza o forse per il bisogno di un affetto cercato ma mai richiesto (per riservatezza, per orgoglio, per l’inibizione di una vulnerabilità celata…), fatto sta che la mia mente mi “conduce” in un ambito dispercettivo ucronico e distopico che, vagamente, ricorda lo studio di questo carismatico personaggio.

Caro Giorgio, trovo che l’argomento che stai delineando possa aiutare a capire il motivo per cui, almeno nella nostra Società esiste quella strana contrapposizione che vede, da una parte, chi pospone il bene collettivo per la ricerca di biechi tornaconti (medici che “trascurano” la salute altrui, politici che perseguono obiettivi infantili, industriali che “avvelenano” con i loro prodotti, etc.) e, dall’altra, chi, invece, continua a morire per la difesa di valori e istituzioni.

Carissimo ‘On Peppino, che gioia, è come se avessimo ripreso una conversazione mai interrotta. Il fatto è che, da cattivo studente quale sono stato, stavo riflettendo sul ruolo della Scuola come continuazione di un modello educativo che riunisca, insieme, le braccia della mamma e l’apparente rigidità delle regole paterne. In buona sostanza, l’essenza della Cura laddove esistono evidenti carenze per via di genitori sfibrati e, in parte, impreparati.

Già. E proprio per tastare la delicatezza di questa funzione, ti invito a puntare l’attenzione su questo paradosso che potremmo definire: “mal di scuola”. Settimane, a tentare di recuperare i mesi di clausura nel correre sulla spiaggia, a giocare con gli amici, a fare maratone di videogiochi, sempre pimpanti e iperattivi e, poi, dopo un bel po’ di lezioni da casa, finalmente suona la campanella ed ecco che, per quanto strano possa sembrare, considerato il piacere di rincontrarsi , a distanza di tempo e di DAD, ritorna il florilegio di mal di testa, mal di pancia e indisposizioni varie che sfociano, sempre più frequentemente, in episodi di violenza: contro se stessi (con le psicosomatosi) e contro quello che, ai miei tempi, era come un fratello: il compagno di scuola.

E questo, caro Giorgio, non è che l’evidenza dell’evaporazione della figura paterna a cui ha corrisposto una madre che, tendando di sopperire, ha rinforzato un implicito narcisismo che porta il ragazzo ad essere allergico all’impegno continuativo. Tanto più che, i Modelli di riferimento proposti, ricordano quelli del “paese dei balocchi di Collodiana memoria.

Purtroppo, i “buchi” della vita non si chiudono più. Quello che si può fare, è “crescere” intorno a loro come delle radici che affondano nel cemento e finiscono col trovare l’indispensabile terreno. La Scuola può aiutarti nel rimodellarti intorno alle crepe.

Caro Maestro, ho studiato da Jung che tutto ciò che è ignoto e vacuo viene riempito da proiezioni psicologiche come se, nell’oscurità si rispecchiasse il retroscena psichico dell’osservatore. Forse è per questo che, per molto tempo, ho sognato (sotto forma di incubi) di essere interrogato e di non ricordare il programma, o di dover tornare all’università perché (a laurea conseguita) si era scoperto che avevo dimenticato di sostenere alcuni esami.

Tutto questo (e molto altro ancora), risulta come conseguenza del rapporto conflittuale con quell’istituzione che, per molti, è l’acronimo di Società Che Uccide Ogni Libero Alunno (SCUOLA, appunto). Rimorso, rimpianto, senso di colpa, questo è lo stato d’animo prevalente che pervade i miei ricordi attinenti all’esperienza studentesca.

Caro Giorgio e ti sei chiesto se, per caso, in quell’acronimo non ci sia una profonda e costruttiva verità?

L’essere stati generati ha costituito un evento tremendo e stupendo al tempo stesso perché, la nostra presenza può dare un senso non solo alla nostra vita ma a quella del Mondo intero. In altre parole, noi “siamo” Mondo. Al tempo stesso, non possiamo indurre deliberatamente il cambiamento, né in noi stessi, né negli altri. Questo è un punto decisivo. Qualsiasi trasformazione implica un cambiamento di stato e, quando il “salto” è significativo, è preceduto dall’angoscia di morire. Lo spermatozoo muore nell’Ovulo e rinasce come Zigote. Il prodotto del concepimento, al termine dei nove mesi, si avvia al travaglio per venire al mondo come neonato. La consapevolizzazione che nostra madre non è parte integrante della nostra identità dà il via al rapporto con il “Lutto originario”. Ogni nuova avventura evolutiva ci rende “nudi” e impauriti.

In buona sostanza, bisogna, metaforicamente, Morire per poter Rinascere in una dimensione più “adulta”.

Nella mia esperienza di docente, prima di diventare Preside, non ho mai perso tempo in domande atte a scoprire le insufficienze dei miei studenti ma ho sempre cercato di chiedere loro uno sforzo introspettivo per aiutarli a capire quello di cui, potenzialmente, erano già capaci.

E, non di rado, gli regalavo dei libri e li invitavo a cercare, tra le righe, emozioni e sensazioni che, poi, altro non erano se non i semi potenziali nascosti nelle pieghe del loro DNA.

Caro ‘On Peppino, Massimo Recalcati afferma che la Scuola apre dei mondi. Non è solo il luogo istituzionale dove si ricicla il sapere dello Stesso, ma è anche il potere dell’incontro che trasporta, muove, anima e risveglia il desiderio.

E, a questo proposito, un’immagine ha smosso la diga delle mie emozioni: quella di un uomo che accoglie, fra le sue braccia, gli ultimi istanti di vita di Ndakasi, suo figlio adottivo, il gorilla trovato a soli due mesi, aggrappato al corpo della madre uccisa dai bracconieri e che è diventato il simbolo di una rinascita e di una nuova alleanza fra essere Umano e Natura, in una danza di “diversi” che, rendendosi “uguali”, lavorano per lo stesso obiettivo: crescere e condividere.

Nella stessa regione dove infuria una guerra che ha, tra l’altro, portato via il giovane ambasciatore italiano in Congo (luca Attanasio) e un militare dell’Arma dei Carabinieri, “Un padre e un figlio con un solo abbraccio squarciano il tempo e vanno oltre lo spazio:
come cani randagi nella notte scura… in una vita che non fa più paura…”

Caro Giorgio, grazie, mi hai ricordato la commozione di quando, da giovane docente, ho capito che avrei potuto insegnare ai miei ragazzi a raggiungere i propri sogni, a dispetto di ogni apparenza assaporando il significato di un racconto bellissimo:

Due Ciliegi innamorati, nati distanti, si guardavano senza potersi toccare.
Li vide una Nuvola, che mossa a compassione, pianse dal dolore ed agitò le loro foglie… ma non fu sufficiente,
i Ciliegi non si toccarono.
Li vide una Tempesta, che mossa a compassione, urlò dal dolore ed agitò i loro rami… ma non fu sufficiente,
i Ciliegi non si toccarono.
Li vide una Montagna, che mossa a compassione, tremò dal dolore ed agitò i loro tronchi… ma non fu sufficiente,
i Ciliegi non si toccarono.
Nuvola, Tempesta e Montagna ignoravano, che sotto la terra, le radici dei Ciliegi erano intrecciate in un abbraccio senza tempo.

Caro Giorgio, ho scoperto prestissimo il valore dei libri come autentici compagni di viaggio: ti parlano quando hai bisogno, tacciono quando cerchi il silenzio. Resta il fatto che solo attraverso lo studio e l’acquisizione di una cultura adeguata, ci si rende liberi dalla paura degli insuccessi, si è in grado di programmare il futuro dando un senso al presente e si arriva a concludere che, nel mondo, c’è chi cerca e chi offre: basta mettersi nella posizione più corretta.

Caro ‘On Peppino, il pensiero va a mia figlia Mariarita che, come insegnante, ha voluto continuare, idealmente, il cammino intrapreso da mia madre e, prima ancora, dalla madre di mia madre. Vorrei poterla osservare mentre lottando sulle barricate” delle difficoltà del mondo della Scuola, condivide con i suoi allievi speranze e delusioni, per invitarla ad immaginare cosa sarebbe stato, della mia vita, se non avessi incontrato “maestri” in grado di trasformarmi da venditore di fumo, in artigiano della mente proteso verso un’ottica di evoluzione e condivisione! Quanti, infatti, si salvano dall’oblio potendo contare solo sulla certezza delle proprie qualità?

Vorrei tanto ricordarle l’importanza del Ruolo e della sua Funzione prendendo spunto dalla massima di Sofocle, in base alla quale “Chi ha paura di chiedere ha paura di imparare, chi ha paura del buio non fa che sentir rumori, chi ha paura di sognare è destinato a morire”. 

Grazie di cuore ‘On peppino…

È te stesso che devi ringraziare, mio caro. Potrei dirti che, attraverso ciò che ti ha inviato mio figlio Francesco, sei stato “sveglio” nell’individuare un mio richiamo. In realtà, mio “giovane” Amico, ognuno fa, di ciò che vede o sente, la rappresentazione di quello di cui, in quel momento ha bisogno. Quindi, nelle pieghe (non tanto) nascoste del tuo DNA, hai rivisto attraverso me, quanto era necessario a scaldarti l’animo. Ora posso andare. Quando l’Allievo è pronto, il Maestro scompare. Un’ultima domanda, a proposito del “gustoso” acronimo: in cosa si può trasformare?

Fammici pensare: forse, in Struttura Che Umanizza (rendendolo maturo) Ogni Lungimirante Allievo?

SCUOLA appunto. Come vedi, una domanda atta a capire quello di cui, potenzialmente, sei già capace. Un abbraccio, caro. E riguardati, se puoi.

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento affettuoso a Francesco Chiaia per lo spunto di riflessione inviatomi nel cuore della notte e ad Amedeo Occhiuto, per avere suggerito alcuni degli interessanti aforismi inseriti nell’articolo. Un pensiero speciale al caro “Maestro” Giuseppe Chiaia (per me, ‘On Peppino, alla Napoletana) e a Ndakasi e al suo “papà umano”: il loro abbraccio (fonte di primaria ispirazione per questo editoriale) mi ha ricordato l’incontro del bimbo spaurito col proprio Maestro e il concetto del “perdersi per, poi, ritrovarsi”. Ogni volta.