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Giunge, per tutti, il momento in cui le abitudini ripetute da anni cadono addosso come un vestito che, ristretto e scolorito dalla pioggia, dal vento e dai “lavaggi” del  tempo, ci soffoca e ci denuda, agli occhi della gente che ci osserva e ci giudica…

Ed è accaduto anche a me.

A un certo punto ho visto la mia ombra, ormai estranea, ripetere gli stessi gesti di sempre, indossare la maschera non corrispondente alla mia persona e parlare delle solite cose senza averne, però, gratificazione alcuna.

Ho capito, all’improvviso, di essere stanco del “dovere” interpretare un ideale sbagliato come, ad esempio, quello di essere sempre gentile, efficiente  e, possibilmente, sorridente.

Quindi ho cominciato a ripensare ai miei momenti di gioia e, all’improvviso, ho scoperto di aver perso la cosa di maggiore importanza: l’entusiasmo.

Cambiare, si, allora ho provato a cambiare!

Ma è stato come trovarsi in terra straniera incontrando, allo specchio, un perfetto sconosciuto.

Di fronte a me, di conseguenza, il bivio della scelta:

Camminare sul ciglio di un burrone irridendo al Destino o accarezzare quel profilo che mi sono sempre nascosto?

Due perle solcano il mio viso: è il pianto, lieve, dell’accettazione.

La tristezza oltrepassa la speranza ma, io, resto qui, attendendo l’onda che arriva.

E sarà quel che sarà.

G.M.

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