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ll 4 aprile 2020, in piena quarantena, la Libreria Mondadori di Cosenza ha indetto un concorso letterario,  “Lantivirus”, antologia di racconti brevi, ha visto la partecipazione alla pubblicazione di 80 autori. Una raccolta scritta in periodo di pandemia e pubblicata grazie alla preziosa collaborazione con la libreria Mondadori di Cosenza che ha lanciato l’invito alla scrittura. “Nulla è così forte da far sbiadire la nostra fantasia” Con questo slogan è partita nel periodo di Lockdown una vera e propria corsa alla scrittura. La raccolta è stata curata da Francesco De Filippo, scrittore, giornalista e saggista, direttore dell’Agenzia Ansa del Friuli Venezia Giulia. “Il Rumore del Silenzio” è stato selezionato per far parte dell’antologia, disponibile in libreria dal 18 giugno, pubblicata da Edizioni Erranti di Cosenza

Presto ascolto e la mente, a difficoltà, trova la concentrazione adatta e la giusta sintonia.

Con me stessa. In fondo è quello che faccio da anni ormai! Condivido molto con gli occhi a me più cari, quelli che sentono, ma alla fine della giornata ho il bisogno di chiudere ogni porta e restare affacciata da sola alla finestra dei miei pensieri.

Un viaggio. L’introspezione è uno strumento che se bene adoperato consente di viaggiare negli angoli più nascosti, dove le domande si affollano e, pur non trovando nell’immediatezza via d’uscita, imparano a respirare. Un giorno voleranno.

Prima e dopo. La vita ormai è scandita in due momenti separati che delimitano due di tutto. Cambierà il nostro modo di vedere, di sentire, di provare?

In ogni mattino, al risveglio, arriva sfrecciando la realtà accompagnata dalla incredulità e stravolta dalla necessità del doversi adattare. È l’ora più difficile: riapro gli occhi, la luce dall’esterno filtra attraverso le finestre socchiuse, il silenzio irreale irrompe prepotentemente e arriva fino a me. Mi tiro su, accompagnata da una strana pesantezza e, come sempre, attivo ogni mio abitudinario rituale. Due anche di questo, la solita routine mattiniera e la novità che stiamo vivendo tutti, in ogni angolo del mondo.

Cerco di incastrare il mio stato d’animo alle nuove condizioni e ogni giorno vado avanti.

Le riflessioni seguono un percorso circolare che si annuncia con un iniziale stato d’ansia, che veloce passa la mano all’accettazione della realtà, seguita dalla necessità di riprendere in mano gli obiettivi che esistevano prima. Prima, quando la vita scorreva naturalmente.

Strano come il tempo passa veloce, nonostante. L’essere umano si abitua a tutto, anche quando le condizioni non sono sopportabili e facili da gestire. Eppure, dopo un iniziale ed imprevedibile smarrimento, trova un equilibrio. Quello di questo periodo sembra essere innaturale.

Le distrazioni sono tante negli ambienti familiari. Mai ho vissuto in tutta la mia vita la casa in questo modo. Mi prendo cura di lei come fosse una madre da accudire, a fatica ma con piacere. Ogni angolo mi riporta ad un pensiero del passato quello più lontano, e sbirciare nei cassetti mi fa stare bene, una carica ad alimentare l’umore e smorzare le tensioni. Quindi apro il cassetto più importante e fra le mani a me un pacchetto avvolto da un antico nastro dorato che racchiude una grandissima corrispondenza amorosa. Lo sciolgo con delicatezza e apro una prima lettera ingiallita dal tempo passato. Siamo nell’estate di fine anni ’50, un mare cristallino, una spiaggia bianca pura senza plastiche ed interventi innaturali. Due amanti, a me molto conosciuti, in un tempo in cui ero solo una idea forse, di sicuro non l’oggetto principale delle loro parole. Mi inserisco nelle righe fra di loro, nelle lettere che descrivono un amore iniziato da poco, mi emoziono quando nelle promesse emerge il desiderio di dare corpo al sentimento, mi intenerisco quando sento il grande loro affetto,e sorrido spostando lo sguardo quando li immagino ritrovarsi alla fine di ogni settimana riabbracciarsi e promettersi amore eterno, fino a che … e così è stato.

Ricomincia il dialogo con Fernanda.

Cerco di dare un ordine quanto più vicino alla normalità alle attività del quotidiano, il timore fin da subito è stato quello di abbandonarsi alle inutili cose senza tempo e sprecare questo tempo che ci è stato dato.

Da questa strana fase della vita ne dobbiamo uscire con qualcosa in più. E allora mi immergo nella espressione della creatività, nella costruzione di un pensiero che possa descrivere lo stato d’animo più profondo. Che possa fare chiarezza e stabilire un equilibrio fra gli stati d’animo contrastanti che albergano dentro ognuno di noi e che sfibrano impedendo il normale respiro.

La paura. Meccanismo ben conosciuto di allarme. L’ansia si concretizza nel timore di non reggere: troppo forte, una prova troppo dura da vivere! Poi, piano piano, a rischiarare e fare chiarezza,  la consapevolezza, l’accettazione e l’informazione, quella giusta però. Questa la strada per evitare che la paura possa prendere il sopravvento ad annientare ogni azione.

In un batter d’occhio arriva il primo contatto che mi riporta alla mia quotidianità, quella vera. Lei è li che mi aspetta, posso vederla attraverso il monitor e, dopo un iniziale scambio di sorrisi, parte subito per saziare la sua voglia di conoscenza di completamento del suo ciclo. E non c’è niente che possa distrarla! Sento il bisogno di ringraziarla. Fra i tanti con i quali ho stabilito un contatto in questi ultimi anni, di sicuro lei resterà per sempre nel mio cuore. Una grandissima spinta ad andare avanti, ad accettare la realtà delle cose, che deve necessariamente continuare da dove eravamo rimasti.

Come se aspettassi qualcuno o qualcosa. Quando perdo i riferimenti mi metto in modalità di attesa, comincia la ricerca frenetica alla realizzazione di uno scopo, un obiettivo, la creazione. E come sempre ormai avviene in me, la penna mi scivola fra le mani e comincia a disegnare pensieri non espressi e a dare voce a tutto quello che c’è dentro. Sentimenti compresi.

No, non è questo il momento di ristabilire una scala di valori. Quella, se dentro sei già abbastanza strutturato nella tua identità, non ha bisogno di aggiustamenti. Ciò che sento cambierà è la rivisitazione di alcuni sentimenti. L’isolamento è un amplificatore: quello che hai dentro si amplifica. Ciò che si può fare è lucidamente scremare quello che vuoi tenere da quello che ora si deve lasciare andare.

Il giorno delle lacrime mute. Qualsiasi sollecitazione provenga dall’esterno ci porta ad operare un confronto fra il prima e ora, perché un dopo ancora non esiste, va programmato, vissuto, costruito. Grande impegno è richiesto all’essere umano, apprezzo il suggerimento: che possa essere anche migliore del prima. La nostra mente, nella sua grande plasticità, ha già creato le nuove e giuste connessioni. Partiamo dunque con un grande bagaglio, che va utilizzato nel migliore dei modi, nella nuova ricostruzione. Ne usciremo con qualcosa in più! La risorsa tempo questa volta va usata tutta, lo sdoppiamento che viviamo nell’assorbimento delle informazioni che giungono dall’esterno deve essere controbilanciato perfettamente dalla creatività, dall’uscirne con qualcosa in più fra le mani.

Al tramonto di ogni giorno faccio pace con Fernanda. Un po’ mi lascio andare alla nostalgia degli affetti che mancano come non mai. Sicuramente la prova più importante della vita, vissuta fra le sicurezze che di contro diventano una trappola. La condivisione delle parole assume un significato importante. Impariamo a conoscerci meglio, a consolarci quando la tristezza prende il sopravvento e il bisogno di sentire si fa urgente.

Eppure, gironzolando nelle stanze, quando la luce del sole inonda gli ambienti trasferendo il suo arancio promettente, mi ritrovo a guardare dalla finestra più grande. Il verde è rigoglioso e abbondante, i colori accarezzati dalla primavera che incalza nonostante, le rondini sfreccianti nel celeste del cielo che saluta anche per oggi l’ultimo raggio. Quello che va a dormire dietro l’azzurro delle montagne che, immagino, delimitano il mare. Un timido alberello spicca nel prato, mostrando i suoi rigogliosi fiori rosa. Sistemato all’ingresso di un vecchio edificio che, fino a poco tempo fa, ospitava quotidianamente l’allegria dei bambini ansiosi di crescere. Socchiudo gli occhi e presto ascolto. Una lacrima calda scende sul mio viso, di fiducia, però. Sento le loro allegre voci, felici nel ritrovarsi, riesco a vederli mano nella mano in un girotondo che unisce senza confini.

Fernanda Annesi

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