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Mi sveglio nel cuore della notte con la mente affastellata dalle numerose domande che reclamano risposta e che non possono più aspettare. Eppure credevo di aver trovato un po’ di pace, credevo di essere andata a dormire con l’animo in pace.

E invece di nuovo quella orrenda nausea…

Fanno eco, nella stanza ancora addormentata, tutte le parole scritte sul senso d’inutilità, rimbalzano sulle pareti stanche senza riuscire a trovare riposo. A che cosa serve? Che senso ha? Qualunque essere umano può essere utile a se stesso e agli altri se riesce a guardarsi intorno, e se prima ancora riesce a guardarsi dentro, rendendosi disponibile a tendere una mano a chi ne ha bisogno. L’importante alla fine è riuscire a trovarci un senso, un significato, un valore. Ma qual è il senso del porsi tanti interrogativi, dello scavare sempre più a fondo, dell’immergersi ancora una volta nelle acque torbide e farraginose della propria mente per cercare di cogliere dettagli precedentemente sfuggiti? Trattenendo il respiro , ma con gli occhi ben aperti per tentare di vedere un po’ meglio, per tentare di capire qualche cosa in più. Qual è il senso dell’affrontare, poi, una faticosa risalita che ci lascia senza fiato e senza energie?

Che senso ha?

Qualsiasi persona che abbia una coscienza non ridotta ad uno stato vegetativo, e che abbia un minimo di attività cerebrale non può non chiederselo. Io vorrei trovare le risposte a queste domande nella vita di tutti i giorni, e non solo nell’astrazione delle riflessioni. Vorrei poter avere un senso tangibile e concreto che i pensieri possono trasferirsi nella realtà vissuta, producendo mutamenti. Non voglio vivere in teoria, voglio sentire e vedere i risultati nella pratica .

” Non pensi che il riflettere e il fatto stesso di porti certe domande ti abbia fatto acquisire una ricchezza interiore che altri non hanno?” mi viene domandato. Io rispondo ” Si. E che cosa me ne faccio, come la uso? I pensieri non mi hanno dato la capacità di amare e di essere amata, nè mi hanno agevolato nell’acquisizione di abilità particolari. Anzi… “

Io non vedo risultati che mi diano la prova del fatto che tutto questo abbia un senso, che non sono rimasta al punto dal quale credevo di essere partita. Perché è cosi che mi sento. Come se fossi bruscamente precipitata di nuovo sul fondo, come se fossi improvvisamente tornata indietro. O forse, come se non fossi mai davvero partita. Un livello forse un po’ troppo alto di egocentrismo non mi ha permesso di seguire un percorso di crescita lineare, mi ha trattenuta, bloccata, inibita fino a crearmi difficoltà e impedimenti nel relazionarmi con gli altri, fino al punto di non consentirmi di sviluppare al meglio le mie potenzialità.

È tutta qui la risposta? Sono egocentrica.

Ma sento che qualcosa ancora manca per avere un quadro completo. Fino all’età di vent’anni è capitato che qualcuno posasse lo sguardo su di me, e poi non più… Ero forse più matura di adesso? Ero forse meno egocentrica? Credo proprio di poter affermare che la risposta sia no.

Allora, cos’è che ancora sfugge?

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