Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Cortese dott. Raso, il suo blog è veramente una fonte inesauribile di curiosità linguistiche oltre che di “lezioni” di lingua italiana. L’ho scoperto per caso e l’ho navigato in lungo e in largo apprendendo cose che, come spesso lei usa dire, non tutti i sacri testi grammaticali riportano come, per esempio, il plurale di “ambo”. Le scrivo per conoscere l’origine di un modo di dire perché nessun testo consultato ha saputo “rispondermi”. L’espressione è “andare (o mandare) a spianto” che, come si sa, significa versare in cattive condizioni economiche. Cos’è questo “spianto”, dunque? Grazie infinite se avrà la cortesia di rispondermi e ancora complimenti per il suo impegno nel divulgare il buon uso della lingua italiana.
Giuseppe B. (Ravenna)
Gentile Giuseppe, per quale motivo non dovrei risponderle (soprattutto dopo i complimenti che ho ricevuto. Scherzo, naturalmente)? La locuzione, dunque, come lei ha anticipato, si riferisce a una persona che cade in miseria. È tratta dal verbo “spiantare”, che significa “sradicare, estirpare un albero” dal terreno e un albero “spiantato”, ovviamente, non può dare piú frutti. In senso figurato, quindi, la persona che è andata a spianto è stata “sradicata” dalla agiatezza, non può più godere, quindi, di “frutti economici”.
A cura di Fausto Raso
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.