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Acqua azzurra, limpida senza contrasto alla nitidezza del cielo.

Ogni volta se ne stacca un pezzo.

Ogni volta si aggiunge una perla.

Due concetti apparentemente diversi fra loro, ma in realtà quello che vorrei comunicare è la stessa cosa.

Tre anni. Sono qui da tre anni e ancora e ancora non avevo ben guardato fuori. Solo quello che c’è innanzi a me, eppure quante volte ho predicato il camminare a 360° , proiettando lo sguardo dappertutto e non solo avanti.

La parte peggiore di me.

La sincronizzazione per mantenere la periodicità degli eventi. E qui mi scontro con la prima delle mie incapacità. Periodico. Cosa è la periodicità? Il ripetersi ad intervalli regolari.

Il silenzio più assoluto in ogni angolo della mia casa. Troppo tempo ho passato a cercare di riempirlo col rumore, ora il silenzio più assoluto viene con prepotenza a reclamare la sua presenza.

In me. Dentro di me. Mi guarda e quello che sento e vedo non mi piace. Una nota di nostalgia per la strada un po’ perduta, una nota di malinconia per non averla saputa trattenere. Ma vado avanti, nonostante.

Di cosa ho bisogno?

Un pezzo in meno. Ogni volta un pezzo se ne va e mi resta l’incanto della scoperta e il profumo della novità.

Un sorriso in fondo agli occhi.

È quella che mi piace, è quella che resta con me senza graffiare. Traccia un piccolo solco ma senza creare una ferita, solo a reclamare la sua presenza.

Senza quasi volerlo mi ritrovo dentro gli occhi della sofferenza più innaturale, quella che nessuno nella vita avrebbe mai immaginato a stravolgere ogni esistenza, nulla tornerà mai più come prima.

Piena di conflitti, primo fra tutti il tempo che passa e l’angoscia del non saperlo vivere.

Riprendo in mano il mio libro. Con l’unica certezza.

Un sole annebbiato e innaturalmente caldo su di noi, sulla cime di questa montagna che ci accoglie in una giornata che sarà conservata nella memoria dei ricordi più belli.

Prati ansiosi di ascoltare, musica raffinata che si sposa armonicamente col paesaggio.

È vero, è proprio bella. Grande chi riesce ad apprezzare quello che si vede pur riconoscendo quello che si può migliorare. Una delle differenze fra gli esseri umani. Chi sa e vuole assaporare, chi preferisce guardare solo il fondo vuoto del bicchiere.

Ci sono dei luoghi che mai abbandoneranno la mia anima, dove riesco a trovare in un istante l’equilibrio e la serenità, anche se quando chiusi dietro me quella porta lasciai rabbia e desiderio di mai più ritornare.

Eppure…

Eppure l’incanto è in questa nuova finestra da cui ho imparato a guardare tutto intorno, da cui riesco ad apprezzare il verde spumeggiante che riveste la collina, dove i primi sogni sono scivolati nei pensieri e si sono accesi nella penna della mia vita.

L’incanto.

Che strana l’esistenza! Una vita di cambiamenti ma un unico obiettivo.

Saremo stati amati abbastanza?

Avremo ancora tanto da donare?

E le due cose sono unite da quel filo invisibile e sottile?

Poche parole riempiono questo giorno che anticipa la stagione. Quella bella.

Fernanda

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