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Non dormiamoci sopra.


Un italiano su tre lamenta di dormire troppo poco, il 60% circa di questi insonni cronici risente delle conseguenze sul proprio benessere, sulle prestazioni professionali, nei rapporti interpersonali. È la fotografia di un’Italia inquieta quella che emerge dalla ricerca commissionata ad “Astraricerche” e realizzata sulla base di un migliaio di interviste a un campione di adulti rappresentativi di oltre 41 milioni di connazionali.


“Quel che conta è sentirsi riposati durante il giorno” – spiega Lino Nobili, responsabile del Centro del sonno dell’ospedale di Niguarda, Milano – “in media questo risultato si ottiene con 7-8 ore di sonno, ma per qualcuno sei ore sono più che sufficienti, mentre ad altri non ne bastano nove”. Una differenza che più che derivare da una base genetica, può dipendere dall’efficienza dell’archiviazione delle informazioni (acquisite durante il giorno) nelle ore in cui dormiamo.

Il rapporto tra un cattivo sonno e una cattiva salute è un circolo vizioso

Se è vero che spesso si fa fatica a dormire perché non si sta bene, la scarsità del sonno, a sua volta, ha una serie di conseguenze deleterie per la salute. “Inizialmente è stato dimostrato un legame tra un aumentato rischio di malattie di cuore, di ictus o di diabete e certi disturbi del sonno, come le apnee notturne” – prosegue l’esperto milanese – “Ma ormai è evidente che, in persone predisposte, basta la deprivazione cronica di sonno, senza disturbi specifici, per favorire lo sviluppo di queste stesse e altre patologie“.

Per non parlare degli effetti sulla psiche, in particolare sull’umore. Tra insonnia e depressione per esempio è sempre difficile capire se l’una sia conseguenza dell’altra o viceversa.

Durante il sonno calano la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca, si modifica poi la produzione di insulina e di altri ormoni da cui dipende il metabolismo degli zuccheri, alterato nel diabete, o di leptina e grelina che regolano lo stimolo dell’appetito: ecco perché la mancanza di sonno può favorire l’insorgenza di ipertensione, diabete od obesità difficili da curare.

Alcuni studi sembrano poi indicare un legame con il sistema immunitario per cui il fatto di dormire poco o male può aggravare malattie autoimmuni o indebolire le difese. Il risultato di tutto ciò, potrebbe portare perfino a un aumento della mortalità, come emerge da diverse ricerche recenti, e certamente ad un peggioramento della qualità di vita.

È ovvio, comunque, che per indurre l’attivazione delle zone cerebrali responsabili del sonno (principalmente, la formazione reticolare ascendente) e lo spegnimento di quelle responsabili dello stato di veglia (principalmente, la formazione reticolare mesencefalica) sia necessaria una condizione personale interiore priva di conflitti che turbino il sistema.

 

Fonti

  • www.edott.it

 

 


Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta – docente di Psicologia fisiologica c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico (SFPID) – ROMA