Posted on

Affrontare il tema della trasgressione è sempre cosa difficile, sia per chi scrive (che ha l’obbligo di essere coerente con se stesso e con i canoni della Società che lo ha “allevato”) sia per chi legge che, troppo spesso, “storce il naso” di fronte ad un argomento che induce ad una profonda riflessione interiore la quale, inevitabilmente, sfocia in un temutissimo “faccia a faccia” con se stessi. Ma cosa significa il termine trasgressione? I dizionari più rinomati, si trovano concordi nel fornire la seguente definizione: eccesso, contravvenzione, atto del trasgredire. E allora, che valenza si attribuisce al verbo trasgredire? Ci illuminano, ancora una volta, le unanimi definizioni dei dizionari: non osservare; violare passando i limiti consentiti. Tali definizioni spiegano tutto e, di contro, non dicono nulla! Infatti, spiegherebbero tutto se si affrontasse l’argomento in questione inquadrandolo, esclusivamente, nell’ottica delle regole e dei postulati che da esse derivano, non direbbero nulla se, come sarebbe, forse, più giusto, lo si affrontasse in relazione a chi compie l’atto del trasgredire e cioè l’essere umano! A chi non è mai capitato di leggere o di ascoltare questo postulato: “Le norme sono regole di condotta sanzionate nell’ordinamento giuridico e traggono da questo la loro forza imperativa”. Fin qui nulla quaestio, in quanto in una Società civile ci devono essere delle regole… PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



…che disciplinano l’agire umano, altrimenti, vigerebbero il caos e l’anarchia, che andrebbero inevitabilmente ad insidiare il delicato equilibrio tra esseri umani.

D’altro canto, gli stessi esseri umani rappresentano entità troppo vaste per essere confinate in fredde ed asettiche norme che hanno la presunzione di disciplinare anche la loro anima e che sono supportate da canoni astratti quali la morale, l’etica e il (cosiddetto) buon senso!

Ma chi ha fissato tali canoni? Su quali basi ed in quale momento storico?

Già Asclepiade di Samo, nel III secolo a. C. si chiedeva se “costituisse trasgressione il fare ciò che, se non si facesse, renderebbe una mortificazione alla propria anima”. In effetti, Asclepiade aveva intuito ciò che qualche secolo dopo avrebbero sostenuto molti filosofi e, ancora più tardi, gli “studiosi dell’anima” (come venivano definiti quelli che si avvicinavano all’essere umano studiandone la psiche) e, cioè, che le leggi fissate dagli uomini devono necessariamente collimare con quelle che regolano la loro anima: le LEGGI NATURALI.

Entrambe, però, perché il cocktail riesca, dovrebbero asservirsi al denominatore comune degli esseri umani, che si identifica con la Logica. Infatti, utilizzando definizioni di esperti in materia (come , ad esempio, Giovanni Russo) possiamo concludere che “La Logica è innata e, come tale, prescinde dall’apprendimento. La verità di un’idea appresa è tale, in quanto la logica sviluppata, ne decreta la verifica, dopo che il pensiero, mediante il criterio, ne ha proposto la validità nella verità e nella realtà del momento storico. La Logica, dunque, si fonda su basi di verità e realtà ad essa preposte, secondo il momento storico in cui vive l’Essere Umano”.

Ne consegue che la Logica è l’unico vero verificatore universale e, quindi, il grande perno su cui ruota un’esistenza corretta; ed allora, vivendo secondo Logica, si riuscirebbe a vivere nel pieno rispetto di se stessi, non cercando quindi la trasgressione e, di conseguenza, nel totale rispetto degli altri, che non sarebbero costretti a subire la trasgressione. Risulta evidente allora l’equazione:

Logica = Chiarezza interiore = Assenza di trasgressione = Carenza di dubbi

È necessario, quindi, sviluppare la Logica che è innata in ognuno di noi, imparando a riconoscere una corretta graduatoria di valori, verso i quali spendere l’esistenza terrena e stimolando la propria mente a razionalizzare pensieri ed idee, in maniera da barcamenarsi fra ciò che è logico e quallo che, a volte, è più opportuno fare, senza mortificarsi in autorepressioni.

A questo punto, alla luce di quanto scritto, dovremmo avere i mezzi necessari per fornire una risposta al quesito posto da Asclepiade di Samo:

Attraverso la risposta che ognuno di noi produrrà, tutti potremo leggere finalmente dentro la nostra anima, cogliendone i bisogni, le esigenze, le gratificazioni…

Accusare gli altri delle proprie disgrazie è conseguenza della nostra ignoranza; accusare se stessi significa cominciare a capire; non accusare né sé, né gli altri, questa è vera saggezza. (Epitteto)

 



Mariano Marchese (Avvocato, Counselor) – Presidente Assocultura Cosenza

 



Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor) – Direttore “La Strad@”