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Non di più.
Pensieri degli anni difficiliLe nuove frontiere. Ma dove viviamo? Nell’indifferenza o nella totale incapacità di aprire gli occhi?Viaggio virtualmente e assisto impotente di fronte alle assurdità di quello che ci viene propinato. Sarà giusto rimanere impassibili a guardare oppure è il caso di sollevarsi e provare ad ostacolare questo tormento che prende sempre più piede e ci calpesta senza ritegno?Domande, quest’oggi solo domande.Fuori, nel gelido inconsueto del primissimo mattino. Mi ritrovo proiettata in una realtà, fino ad oggi, solo immaginata e che ora posso toccare con un dito. È così vicina a me.Di cosa siamo capaci? Passiamo gran parte del tempo a guardare nello specchio, nella speranza di trovarci e raramente finiamo per smascherarci, fino a quando…L’arroganza. Chi stabilisce le regole e chi è deputato a farle rispettare? E come, quali saranno le modalità di trasferimento?Quando il tono dell’umore viene ad essere sobbalzato troppo velocemente alla fine ci si sfibra. A volte il peso da sostenere diventa pesante e la via più semplice diventa la fuga, è meglio non affrontare che ritrovarsi faccia a faccia con le proprie difficoltà. Ma sarà proprio vero?La velocità. In un istante la sfioro e senza accorgermene lascio che mi trasporti, trascinandomi senza dare spiegazioni. Conduce e tira fuori le parole, esprime i miei pensieri investendo qualsiasi cosa viene a trovarsi innanzi.Primo mattino, ultimo giorno.Provo a trovare la sintonia fra l’impulsività, la rabbia, il fastidio, la razionalità, il buonsenso, la capacità di vedere lontano, la tanto sognata saggezza. Ma… quest’oggi, nonostante il cielo finalmente apre le sue braccia all’azzurro intenso e si prepara ad accogliere l’intensità della “barchetta luminosa”, non voglio compromessi con me stessa. Esprimo il mio disagio, la delusione, l’amarezza e fuggo via, non dopo aver trasmesso il mio pensiero.Due o tre parole, non di più.Torno a casa. Non può essere cambiato tutto e in un batter d’occhio. Il cambiamento avviene sempre lentamente, donando la possibilità di adattarsi continuamente ad ogni risvolto.Tutto passa, ma non senza lasciare una traccia.Un pomeriggio di silenzi, in sola compagnia del mio respiro intervallato dall’inquietudine dei sospiri. Giro pagina a fatica, rileggo le ultime righe riconoscendo a stento le mie parole. Fantastico trovare la libertà nei pensieri, trascriverli senza filtrarli e non riconoscerli come propri. Aiuta, a meglio comprendersi.La “barchetta luminosa”. Nemmeno questa sera il mio sguardo ha incontrato la fortuna di vederla. Che peccato! E chissà mai se avverrà di nuovo durante il corso della vita. Le occasioni mancate.Provo a cercare la fine del discorso. Con un po’ di confusione dentro, me ne torno a testa bassa, tanta la tristezza accumulata, uguale alla quantità di ricordi posseduti. Poche le parole, tanti gli sguardi.Fernanda

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