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Dentro ognuno di noi c’è un talento che aspetta di venire fuori. Il segreto è trovarlo (Billy Elliot). Non prendiamoci in giro, osserviamo la realtà contingente e domandiamoci: Ma allora, perché per realizzarsi, in questa Società, il talento non basta? Talento. Oscuro e agognato termine che indica capacità naturali nell’inclinazione verso obiettivi. Chiunque sia dotato di un cervello strutturato in maniera normale, non può (per definizione intrinseca) essere privo di un talento potenziale. Gli impegni neurofisiologici di cui siamo capaci (scambiare anidride carbonica per ossigeno, generare e inviare mirabili impulsi che si trasformeranno in idee e vita, determinare battiti cardiaci, riuscire a deambulare e coordinarsi in qualsiasi momento e posizione, parlare al telefonino e, contemporaneamente, allacciare le scarpe e leggere il giornale, filtrare tossine mediante fegato, reni e polmoni, etc.) evidenziano attitudini impossibili anche al miglior computer. E allora, dov’è l’inghippo? Nel rapporto fra noi e gli altri, ogni volta che necessitiamo di proporre uno scambio (lavoro in cambio di attenzione e remunerazione, per esempio), dobbiamo attirare l’attenzione dell’interlocutore, partendo dal principio che… PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.

…quest’ultimo, si considera (anche quando soffre di complessi di inferiorità), migliore di noi. Altrimenti rifiuterebbe l’incontro, per paura. Quindi, prima di ogni altra cosa, dobbiamo renderci interessanti, ai suoi occhi. Studiare l’ambiente; capire quello che cerca, ciò di cui ha bisogno veramente (anche se non lo ha, ancora, consapevolizzato) e quanto è disponibile a valutare altro, oltre i propri pregiudizi; verificare il grado di flessibilità altrui; stabilire quello che si è disposti a proporre, con competenza (senza rimetterci in dignità): sono questi i fattori da applicare e che faranno la differenza fra il fallimento e il successo. “Le tre regole di lavoro: 1. Esci dalla confusione, trova semplicità. 2. Dalla discordia, trova armonia. 3. Nel pieno delle difficoltà risiede l’occasione favorevole” (Albert Einstein).

Chi rema, contro la legittima aspirazione a realizzarsi mediante il lavoro?

“Il danaro c’è ma non si vede; non si fa e non si perde. Semplicemente, si trasferisce, da un’intuizione ad un’altra creando illusioni. E più fai in modo che l’illusione diventi realtà, più, accanitamente, la vogliono. Il più ricco 1% del Paese possiede metà della ricchezza globale. Di questo 1%, un terzo viene dal duro lavoro, il resto viene dai beni ereditati e dagli interessi sugli interessi accumulati o pagati da vedove e figli idioti: cioè dal mio lavoro, che è la speculazione mobiliare e immobiliare. È la gente come me che regola il prezzo di ogni cosa. Il libero mercato è tale, perché i più scaltri lo cavalchino. Non crederai mica di vivere in una democrazia? È tutta una questione di soldi, ragazzo, il resto è conversazione!” (Gordon Gekko – Wall Street). Inutile illudersi, sarà perché siamo (come esseri umani) troppo giovani e inesperti rispetto al pianeta Terra per capire il significato profondo del funzionamento del “sistema”, di fatto i destini economici e programmatici di quasi tutti i paesi del mondo, sono in mano a “figuri” che giocano (come se fosse un “Risico”), speculando senza scrupoli. A queste condizioni, siccome ogni Nazione (tranne la Cina, forse) spende più di quanto genera, la via per sostenere i costi dei servizi (essenziali o meno), diventa l’indebitamento (mediante emissione di Titoli di Stato) col resto del mondo che, a sua volta, è costretto a fare altrettanto. Chi vuole e ne è capace (moralmente e sul piano delle competenze), controlla questo sistema col meccanismo delle speculazioni finanziarie a livello planetario riuscendo, al momento opportuno, a far diminuire la credibilità di un asset finanziario (come è accaduto a Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo).

E la politica, cosa può fare?

Ben poco, purtroppo. O (al peggio) contribuisce ad alimentare questo sistema illogico, oppure (nella migliore delle ipotesi) non ha le competenze e la libertà di azione per contrastare la deriva condizionante degli squali che nuotano nell’oceano dell’economia reale. In verità, dovrebbe assumersi la responsabilità di individuare e tracciare, veramente, nuove opportunità, su road map che tengano conto di quanti bisogni inespressi e di quante sacche produttive (nel campo dell’artigianato di qualità, del terzo settore, dell’imprenditoria domotizzata e sostenibile, etc.) richiedono risorse umane, attualmente non disponibili. Il segreto del successo è la perseveranza verso lo scopo. Il più grande ostacolo per il successo è il carattere” (J.F. Kennedy).

E quindi, per i giovani o, comunque, i precari… quale realtà?

Fermo restando che, precari, lo si può essere a qualsiasi età, attenzione a non perdersi dietro al mito del posto fisso e dello stipendio garantito che, come possibilità assoluta, non esiste più per nessuno. È necessario acquisire la mentalità imprenditoriale basata sul concetto di flessibilità che porta a rendersi conto di ciò che serve, quando serve e come proporlo, senza dar fastidio agli altri. Innovare e applicare (in ciò che la gente è disponibile ad accettare, ovviamente). E poi lasciare il campo ad altri. E continuare ad innovare spremendosi le meningi. Questa è legge di Natura, signori! Anche in mezzo a chi prova a farti lo sgambetto. Sopravvive e non si estingue (e lo sappiamo da un pezzo!) chi si adatta meglio. Senza vittimismi. Anche quando sono giustificati e si chiamano “recriminazioni”. “Il successo degli altri mi disturba, ma molto meno che se fosse meritato” (Jean Paul Belmondo). E anche questo, contribuisce a remare contro. Ogni volta che proviamo a proporre qualcosa di buono, qualcuno ci invidierà perché avremo dimostrato di avere usato tempo e cervello, meglio di lui. utile, molte volte, preventivamente, riuscire a mettersi in posizione tale da suggerire a chi decide quello che serve perché possa viverlo come se fosse una sua idea. Avrà bisogno di noi, per nuove idee, da sentire come sue. Potremo diventare, apparentemente, la sua “spalla”. Questo ci servirà per raggiungere gli obiettivi. Quindi, evitiamo di fare i difficili! “Per aver successo, è necessario fare in modo che gli altri riescano a vedere le cose nel modo in cui le vedi tu” (Aristotele Onassis). Solo così, gli altri, percepiranno la passione necessaria a smuoversi, per accogliere quanto abbiamo da dare. E da dire.

I giovani di oggi sostengono di essere la generazione più preparata ma meno valorizzata.

È una condizione, per lo più, reale. Ma dipende dal fatto che si studiano argomenti e materie che non sono richieste o non si sanno rendere appetibili ai possibili committenti.  “Il più di questi laureati di Harvard non valgono niente. Serve gente povera furba e affamata, senza sentimenti. A volte vinci e a volte perdi. Ma continui a combattere. E se vuoi un amico, prendi un cane. Questa, è guerra di trincea!” (Gordon Gecco – Wall Street).

Quando ero giovane la mia famiglia visse in Indonesia per qualche anno e mia madre non aveva abbastanza denaro per mandarmi alla scuola che frequentavano tutti i ragazzini americani. Così decise di darmi lei stessa delle lezioni extra, dal lunedì al venerdì alle 4,30 di mattina. Ora, io non ero proprio felice di alzarmi così presto. Il più delle volte mi addormentavo al tavolo della cucina. Ma ogni volta quando mi lamentavo mia madre mi dava un’occhiata delle sue e diceva: “Anche per me non è un picnic, ragazzo!” (Barack Obama). Qualcuno sostiene che la strada per il successo sia ben asfaltata mentre, le vie per raggiungerla, sono alquanto accidentate. no! Questo ci spiega il rapporto col bisogno.

Chi ha inventato questo termine?

Sono stati gli antichi romani che, con “Bis – sonium”, hanno inteso riferirsi ad una doppia afflizione. Perchè “doppia”? La prima, riguarda il “sentire” la carenza; la seconda viene fuori, prepotente, nel momento in cui ci accorgiamo che, per andare incontro all’obiettivo, dopo aver stabilito la strategia adeguata, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli che si mettono in mezzo fra noi e la risoluzione del problema. Però, Madre Natura, ci ha messo in condizione di poter fronteggiare situazioni del genere. Infatti, la nostra attività di pensiero si esplica, principalmente, mediante il meccanismo della riflessione. E riflettere significa, testualmente, esaminare e valutare attentamente per assemblare idee, prelevando dati parcellari dal deposito della memoria, per studiare le migliori strategie al fine di risolvere i problemi che nascono quando si cerca di appagare un bisogno. Ecco perché, come sosteneva Winston Churcill, bisogna passare da un fallimento all’altro senza arrendersi mai. Ma, alla fine, noi possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo. Nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità: lavorando sodo, come condizione necessaria per riuscire. Ognuno di voi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire. Avete la responsabilità di scoprirlo. Questa è l’opportunità offerta dall’istruzione. Magari sapete scrivere bene, abbastanza bene per diventare autori di un libro o giornalisti, ma per saperlo dovete scrivere qualcosa per la vostra classe d’inglese. Oppure avete la vocazione dell’innovatore o dell’inventore, magari tanto da saper mettere a punto il prossimo i Phone o una nuova medicina o un vaccino, ma non potete saperlo fino a quando non farete un progetto per la vostra classe di scienze.  A volte, la TV dà l’impressione di poter diventare ricchi e famosi senza dover davvero lavorare, diventando una star del basket o un rapper, o protagonista di un reality. Ma è poco probabile, la verità è che il successo è duro da conquistare. Non vi piacerà tutto quello che studiate. E non avrete successo al primo tentativo. È giusto così. Alcune tra le persone di maggior successo nel mondo hanno collezionato i più enormi fallimenti. Il primo Harry Potter, di JK Rowling, è stato rifiutato dodici volte prima di essere pubblicato. Michael Jordan fu espulso dalla squadra di basket alle superiori e perse centinaia di incontri: Ha fallito più e più volte nella sua vita. Ecco perché ce l’ha fatta. Nessuno è nato capace di fare le cose, si impara sgobbando. La storia dell’America non è stata fatta da gente che ha lasciato perdere quando il gioco si faceva duro ma da chi ci ha provato senza mollare per fare, niente di meno, che il proprio meglio! Pensando in questo modo, sono nati, ad esempio, Google, Twitter e Facebook(Barack Obama). Cari lettori, George Bernard Shaw sosteneva che, chi riesce, in questo mondo, va alla ricerca delle condizioni che desidera e, se non le trova, le crea. Non c’è scusa per chi non ci prova! Senza offesa per nessuno.

Si ringrazia l’ing. (e amico) Eugenio Filice, per aver segnalato il brano del discorso di Barack Obama.