Posted on

Piccola guida su motivazioni, classificazioni, trattamento.


Clinica

Partendo dal principio che, con il termine personalità, intendiamo riferirci al complesso delle caratteristiche psicologiche, morali ed intellettuali di ciascun individuo, la moderna psiconeurofisiologia individua in essa, la base dei potenziali “esplicati” (in funzione di una “impronta” genetica e delle sollecitazioni ambientali) consentendo la visione di un essere umano come quella di due facce di una stessa medaglia rappresentante, rispettivamente, la componente corporea (nel suo insieme di organi e apparati) e quella psichica (capace di acquisire dati, elaborarli e comunicarli).

La psiconeuroimmunoendocrinologia (PNEI) ha dimostrato che esiste vita e capacità elaborativa in ogni cellula e che, grazie a questa peculiarità, è stato possibile determinare l’istaurarsi di un dialogo a “reti interconnesse in maniera biunivoca” fra tre importanti sistemi (Nervoso, Endocrino, Immunitario) che prende il nome di “Grande connessione”. In base a queste condizioni riconosciute, ormai, dalla letteratura scientifica internazionale, è giocoforza concludere che un disturbo psicologico influenzi il metabolismo organico e viceversa.

Cosa sono i disturbi della personalità?

Il testo che rappresenta un punto di riferimento nel panorama mondiale dei disturbi mentali, il DSM IV – TR (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), indica con il termine “Disturbo di Personalità”, la seguente definizione: “Modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione”.

Quali sono le motivazioni?

Non è facile monitorare un campione vasto di popolazione per comprendere il perché dell’instaurarsi di disturbi della personalità, anche se tale manifestazione è statisticamente significativa in persone che hanno subito esperienze traumatiche o, comunque, stressanti.

È frequente, tuttavia, rendersi conto del fatto che un certo disagio esistenziale, prodromico di quel malessere che si evidenzia ogni qual volta ci si trova di fronte a disequilibri della personalità si eliciti in ognuno di noi, dal momento che, nella Società attuale, è evidente la discrepanza che esiste fra le specifiche imposte dalle leggi di Natura (che stabiliscono le regole in grado di portarci ad una corretta autostima e ad un adeguata realizzazione in termini di ruoli e competenze) e il condizionamento sociale, tenuto conto delle difficoltà legate all’esiguo sviluppo in termini maturativi che, ciascun essere umano contemporaneo, si porta dietro.

Paradossalmente, i maggiori disagi si manifestano nei contesti in cui un relativo benessere economico si è ormai consolidato. Una simile osservazione è suffragata da un banale quanto rilevante elemento di realtà. Nel momento in cui ci si mette in condizione di appagare i bisogni di base, ha inizio la fase più difficile cui un individuo può andare incontro: cercare la motivazione che dia un senso concreto alla propria esistenza. Un sistema sociale basato sulla necessità di produrre reddito in funzione di un incremento della propria capacità di spesa piuttosto che di un miglioramento nei settori che prevedono tutela, formazione e assistenza, comporta la creazione di svalutazioni sperequative nei confronti di valori fondamentali come: lavoro sostenibile, relazioni affettive, tempo libero. Le problematiche interiori che si instaureranno a seguito delle difficoltà di gestione delle proprie risorse globali (tempo, energia e motivazioni) determineranno quei conflitti emozionali responsabili delle nevrosi che, in vari misura (per qualità e quantità) avvelenano il nostro quotidiano.

Sul piano più propriamente “accademico”, sembra probabile che i Disturbi di Personalità (che sembrano statisticamente comparire in un’età compresa fra i 15 e i 35 anni) siano il risultato dell’interazione fra diversi fattori:

    • Elementi biologici e fattori costituzionali predisponenti (dismetabolismi e familiarità);

    • Complicanze della gravidanza e del parto (fattori predisponenti);

    • Abuso di sostanze tossiche (droghe, alcolici, etc.);

    • Alterazioni neurochimiche;

    • Crescita in condizioni ambientali (famiglia, scuola, amicizie, etc.) disagevoli, disturbanti, problematici, disgregati;

    • Esperienze traumatiche;

  • Capacità di integrazione e grado di accettabilità delle proprie peculiarità caratteriali all’interno di gruppi significativi (ambiente lavorativo, famiglia, amicizie, etc.)

È altresì vero, inoltre, che una personalità disturbata, accresce in maniera esponenziale le difficoltà sopra menzionate, influenza il decorso dei disturbi post-traumatici, aumenta la vulnerabilità di una persona a sviluppare disturbi post-traumatici, contribuisce al mantenimento di disturbi post-traumatici.

Come si classificano i disturbi della personalità?

Sempre secondo il manuale di riferimento, il DSM IV, si elencano tre gruppi fondamentali in base ad analogie descrittive. Questo sistema di raggruppamento, sebbene utile in ambito didattico e di ricerca, presenta delle limitazioni legate al fatto che gli individui coinvolti frequentemente presentano una concomitanza di disturbi appartenenti a gruppi diversi.

Il gruppo A include i Disturbi di Personalità Paranoide (caratterizzati da sfiducia e sospettosità per cui, le motivazioni altrui, sono vissute con notevole diffidenza), Schizoide (con distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di espressività emotiva) e Schizotipico (con disagio acuto nelle relazioni affettive e distorsioni cognitive e percettive: gli individui con questi disturbi spesso appaiono strani o eccentrici).

Il gruppo B include i Disturbi di Personalità Antisociale (con inosservanza e violazione dei diritti altrui), Borderline (con profonda instabilità nelle relazioni sociali, nella valutazione di sé e negli affetti: è presente, inoltre una marcata impulsività), Istrionico (caratterizzato da emotività eccessiva e ricerca dell’attenzione altrui) e Narcisistico (con sentimento di “grandiosità” interiore, necessità di sentirsi ammirati e scarsa disponibilità alla considerazione altrui).

Il gruppo C include i Disturbi di Personalità Evitante (con inibizione, senso di inadeguatezza e ipersensibilità ai giudizi negativi), Dipendente (con comportamento sottomesso e proteso alla ricerca di essere accuditi e protetti), e Ossessivo – Compulsivo (con necessità maniacali di ricerca dell’ordine e del perfezionismo, con spiccata tendenza alla ricerca dell’autocontrollo).

Approfondimenti (dal DSM IV)

Disturbo Paranoide di Personalità

Caratterizzato da diffidenza e sospettività pervasive (eccessive nell’invadenza) nei confronti degli altri (tanto che le loro intenzioni vengono interpretate come malevole), che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

  • Sospetta, senza una base sufficiente, di essere sfruttato, danneggiato o ingannato;
  • Dubita senza giustificazione della lealtà o affidabilità di amici o colleghi;
  • E’ riluttante a confidarsi con gli altri a causa di un timore ingiustificato che le informazioni possano essere usate contro di lui;
  • Scorge significati nascosti umilianti o minacciosi in rimproveri o altri eventi benevoli;
  • Porta costantemente rancore, cioè, non perdona gli insulti, le ingiurie e le offese;
  • Percepisce attacchi al proprio ruolo o reputazione non evidenti agli altri, ed é pronto a reagire con rabbia o contrattaccare;
  • Sospetta in modo ricorrente, senza giustificazione, della fedeltà del coniuge o del partner sessuale.

Disturbo Schizoide di Personalità

Caratterizzato da distacco dalle relazioni sociali da una gamma ristretta di espressioni emotive, in contesti interpersonali, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

  • Non desidera né prova piacere nelle relazioni strette, incluso il far parte di una famiglia;
  • Quasi sempre sceglie attività solitarie;
  • Dimostra poco o nessun interesse per le esperienze sessuali con un’altra persona;
  • Prova piacere in poche o nessuna attività;
  • Non ha amici stretti o confidenti, eccetto i parenti di primo grado;
  • Sembra indifferente alle lodi o alle critiche degli altri;
  • Mostra freddezza emotiva, distacco o affettività appiattita.

Disturbo Schizotipico di Personalità

Si manifesta con deficit di relazioni sociali ed interpersonali, evidenziate da disagio acuto e ridotte capacità riguardanti le relazioni strette, e da distorsioni cognitive e percettive ed eccentricità del comportamento, che compaiono nella prima età adulta, e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

  • Idee di riferimento (“fissazioni”)
  • Credenze strane o pensiero magico, che influenzano il comportamento, e sono in contrasto con le norme subculturali (per esempio, superstizione, credere nella chiaroveggenza, nella telepatia o nel “sesto senso”; nei bambini e adolescenti fantasie e pensieri bizzarri);
  • Esperienze percettive insolite, incluse illusioni corporee;
  • Pensiero e linguaggio strani (per esempio, vago, circostanziato, metaforico, iperelaborato o stereotipato);
  • Sospettosità o ideazione paranoide;
  • Affettività inappropriata;
  • Comportamento o aspetto strani, eccentrici;
  • Nessun amico stretto o confidente, eccetto i parenti di primo grado;
  • Eccessiva ansia sociale, che non diminuisce con l’aumento della familiarità, e tende ad essere associata con preoccupazioni paranoidi piuttosto che con un giudizio negativo di sé.

Disturbo Antisociale di Personalità

Si tratta di un Disturbo di Personalità altamente correlato con la presenza di una crescita all’interno di un nucleo familiare disturbante, problematico, disgregato. E’ notevolmente resistente alla totalità degli interventi psicoterapeutici attualmente conosciuti. Esiste qualche margine per intervenire terapeuticamente solo quando le caratteristiche di personalità pongono la persona nella assoluta necessità di curarsi, come nel caso di persone tossicodipendenti che scelgono di farsi curare da una Comunità Terapeutica. Si manifesta con un quadro di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che compare fin dall’età di 15 anni e si conclama dopo i 18 anni, come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

    • Incapacità di conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale, come indicato dal ripetersi di condotte suscettibili di arresto;

    • Disonestà, come indicato dal mentire, usare falsi nomi, o truffare gli altri ripetutamente, per profitto o per piacere personale;

    • Impulsività o incapacità di pianificare;

    • Irritabilità e aggressività, come indicato da scontri o assalti fisici ripetuti;

    • Inosservanza spericolata della sicurezza propria e degli altri;

    • Irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere un’attività lavorativa continuativa, o di far fronte ad obblighi finanziari;

  • Mancanza di rimorso, come indicato dall’essere indifferenti o dal razionalizzare dopo avere danneggiato, maltrattato o derubato un altro.

Disturbo Borderline di Personalità

Si tratta di un Disturbo di Personalità altamente correlato con presenza di crescita in famiglie emotivamente disturbate, con scarsa coesione, con traumi, lutti in età evolutiva e, a volte, abusi sessuali. Spesso è un disturbo difficile da trattare sia psicoterapeuticamente che farmacologicamente. Solitamente necessita di interventi psicoterapeutici di lunga durata. E’ diagnosticato in base alla presenza di un’instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sè e dell’umore e una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da uno (o più) dei seguenti elementi:

    • Sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono;

    • Relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione;

    • Alterazione dell’identità: immagine di sè e percezione di sè marcatamente e persistentemente instabili;

    • Impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto (spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate);

    • Ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante;

    • Instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (episodica intensa inquietudine, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni);

    • Sentimenti cronici di vuoto interiore;

    • Rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia;

  • Ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

Disturbo Istrionico di Personalità

Viene diagnosticato in base al manifestarsi di un quadro caratterizzato da emotività eccessiva e ricerca di attenzione, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

    • Disagio in situazioni nelle quali non è al centro dell’attenzione;

    • Interazione con gli altri spesso caratterizzata da comportamento sessualmente seducente o provocante;

    • Espressione delle emozioni rapidamente mutevole e superficiale;

    • Utilizzo dell’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé;

    • Stile dell’eloquio eccessivamente impressionistico e privo di dettagli;

    • Autodrammatizzazione, teatralità ed espressione esagerata delle emozioni;

    • Facile suggestionabilità;

  • Valutazione delle relazioni interpersonali in maniera più intima di quanto non siano realmente.

Disturbo Narcisistico di Personalità

Caratterizzato da un quadro di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità di ammirazione e scarsa disponibilità alla considerazione altrui, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di situazioni, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

    • Senso grandioso di importanza (per esempio, esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza un’adeguata motivazione);

    • Fantasie illimitate su successo, potere, fascino, bellezza;

    • Illusione di essere “speciale” e unico, e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o istituzioni) speciali o di classe elevata;

    • Richiesta di eccessiva ammirazione;

    • Convinzione che tutto sia dovuto, con irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative;

  • Comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.

Disturbo Evitante di Personalità

Viene diagnosticato in base alla presenza di sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità al giudizio negativo, che compare entro la prima età adulta, ed è presente in una varietà di contesti, come indicato dai seguenti elementi:

    • Evitamento di attività lavorative che implicano un significativo contatto interpersonale, per timore di essere criticato, disapprovato o rifiutato;

    • Riluttanza nell’entrare in relazione con persone, a meno che non sia certo di piacere;

  • inibizione nelle relazioni intime per il timore di essere umiliato o ridicolizzato;

Disturbo Dipendente di Personalità

Si identifica ogni qual volta ci ritrovi in presenza di un’eccessiva necessità di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato dai seguenti elementi:

    • Difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere un’eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni;

    • Bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita;

    • Difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione.

    • Difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di energia);

  • Disponibilità a qualunque compromesso pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli;

Disturbo Ossessivo – Compulsivo di Personalità

Si evidenzia con un quadro di intensa preoccupazione per l’ordine, il perfezionismo e il controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato dai seguenti elementi:

    • Attenzione per i dettagli, le regole, le liste, l’ordine, l’organizzazione o gli schemi, al punto che va perduto lo scopo principale dell’attività;

    • Perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti (per esempio, è incapace di completare un progetto perché non risultano soddisfacenti i suoi standard oltremodo rigidi);

    • Eccessiva dedizione al lavoro e alla produttività, fino all’esclusione delle attività di svago e delle amicizie;

    • Smisurata coscienziosità, scrupolosità, inflessibilità in tema di moralità, etica o valori (non giustificata dall’appartenenza culturale o religiosa);

    • Incapacità di gettare via oggetti consumati o di nessun valore, anche quando non hanno alcun significato affettivo;

    • Riluttanza a delegare compiti o a lavorare con altri, a meno che non si sottomettano esattamente al suo modo di fare le cose;

    • Adozione di una modalità di spesa improntata all’avarizia, sia per sé che per gli altri; il denaro è visto come qualcosa da accumulare in vista di catastrofi future;

  • Rigidità e testardaggine

Trattamento

Premesso che la causa del malessere conseguente ai disturbi di personalità è da ricercare nella difficoltà di smaltimento dei conflitti interiori che si generano da essi, per un miglioramento del quadro clinico è necessario agire su due livelli in grado di attenuare o risolvere la problematica relativa ai disturbi interiori :

    • Sintomatico, a breve termine (mediante farmaci e psicoterapia);

  • Riequilibrio della personalità, a medio, lungo termine (psicoterapia).

La “gestione” inconsapevole che ogni essere umano mette in atto nei confronti di quegli stati di tensione più o meno intensi e più o meno gravi che si generano dalla difficoltà di prendere una decisione e che prendono il nome di conflitti interiori prevede tre possibili livelli di azione, in base al grado di maturità raggiunto e al momento che la persona vive:

    • Incapsulamento “protettivo” (quando si mette da parte il problema tentando di dimenticarlo) – presenta dei rischi quali l’instaurarsi di quadri sintomatologici tipo la depressione endogena, l’ansia, l’angoscia, i disturbi da attacchi di panico (a condizioni particolari), le psicosomatosi;

    • Dinamica “libera” (in assenza di soluzione) – porta a disordine mentale e sofferenze “ingravescenti” con innesco di nevrosi e, nel tempo, di quadri psicotici;
  • Risoluzione (possibile se ci troviamo davanti, una persona equilibrata).

Dal punto di vista farmacologico, il quadro terapeutico ci pone davanti tre famiglie, da utilizzare in base alla necessità: gli ansiolitici e gli ipnoinducenti, gli antidepressivi, i neurolettici (o antipsicotici).

Per quanto riguarda il trattamento psicoterapeutico, si individuano due possibili strategie terapeutiche: una incentrata prevalentemente sull’attenuazione dei sintomi (con “scarico” delle tensioni dell’analizzato mediante parole, urla, gesti, etc. e “ricarico” psicologico del medesimo da parte dell’analista, per stabilizzarne l’umore).

L’approccio farmacologico, prevede uno schema di assunzione posologica che va da uno a molti mesi (almeno sei).

La pianificazione del lavoro in base a ciò che propongono i moderni modelli di psicoterapia prevede un vasto ventaglio di possibilità operative sia dal punto di vista della strutturazione dei colloqui analitici (da prevalentemente “catartici” a “tecnico – didattici”), che della durata (da 45 a 90 minuti ciascuno), che della frequenza (da 2 colloqui settimanali ad 1 colloquio mensile); la durata del trattamento globale dipende da molti fattori riguardanti l’analizzato ed “esterni” all’analista (obiettivi da raggiungere, difficoltà di partenza, disturbi psicologici presenti, rigidità comportamentale, “resistenze” al cambiamento, etc.) e oscilla da poche settimane a qualche anno di lavoro. Per una questione organizzativa che si propone ordine e tranquillità, si preventivano cicli variabili da 5 o 10 colloqui per volta (con delle motivazioni specifiche) rinnovabili fino al raggiungimento dell’obiettivo delineato all’inizio del percorso curativo.

Conclusioni

Da quanto risulta attraverso la lettura del seguente lavoro, è probabile che tutti noi possiamo ritrovare elementi in cui identificare parte delle specifiche peculiarità. Questo vuol dire che, a certe condizioni, ognuno può sviluppare disturbi della personalità più o meno “impegnativi”. Diventa necessario, quindi, porsi come obiettivo di vita quello di consapevolizzare la presenza, all’interno della propria personalità, di enormi potenzialità e di renderne possibile uno sviluppo corretto ed una gestione ottimale, passando da situazioni transitorie, tipiche di esseri umani immaturi (Identificazione in modelli scorretti / competizione con gli altri ed ambizione scorretta / autoritarismo / ricerca di stimabilità, protezione e sicurezza in funzione di altri / etc.) a condizioni di armonia interiore che fanno, di un essere umano, un cittadino del mondo in grado di raggiungere traguardi di autorealizzazione altamente qualificanti (autoaffermazione / autostima / rapporto corretto con il proprio mondo esterno / autorevolezza / programmazione ed autorganizzazione / etc.).

“Io sono una vita che vuole vivere, circondato da altre vite che vogliono vivere. Vorrei fare in modo che ciò avvenisse al meglio possibile!” (Albert Schweitzer)

Bibliografia

  • DSM – IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Andreoli V. – Cassano G. B. – Rossi R. (curatori) – Masson 2002
  • Beck A.T. Cognitive Therapy and the Emotional Disorders. International University Press, 1976: New York.
  • Galeno. Le passioni e gli errori dell’anima. A cura di M. Menghi e M. Vegetti. Marsilio Editori, Venezia, 1984.
  • Jung C.G. Tipi psicologici (1921). Boringhieri, 1977: Torino.

  • Berner, Gabriel, Katschnig, Kieffer, Koehler, Lenz, Nutzinger, Schanda, Simhandl – Criteri diagnostici per le psicosi funzionali – Il Pensiero Scientifico, 1996

  • Nicola Ghezzani – Volersi male (Masochismo, panico, depressione, senso di colpa e radici della sofferenza psichica) – Franco Angeli – Psicologia Clinica e Psicoterapia -2002

  • Schwartz Jeffrey H – Cervello bloccato. Come liberarsi del disturbo ossessivo compulsivo – longanesi, 1997

  • G. Russo – Una psicoterapia ad indirizzo dinamico – EUR Ed. – Roma 2000

Dr. Giorgio Marchese – Docente di Fisiologia Psicologica e Psicologia della comunicazione c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico – Roma 2010