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Gustoso e semplice da preparare.


 

Nonna Aurora racconta che, a Cosenza, il baccalà fritto, apprezzata pietanza tradizionale, veniva cucinato, nel passato, soprattutto il giorno dei morti come secondo piatto.

Qualche giorno prima della ricorrenza ci si recava ad acquistare ‘nù stoccu ( un pezzo) di baccalà secco, possibilmente da chi lo vendeva meno caro. Per le massaie degli anni quaranta (del secolo scorso), i preparativi di qualsiasi ricorrenza, sia allegra che meno allegra, erano un rito. Tre giorni prima della data prevista alla preparazione del baccalà, veniva messo a bagno in un recipiente coperto da acqua fredda.

L’acqua veniva accuratamente sostituita ogni giorno. Il quarto giorno iniziava la preparazione. “Chi belli tempi” racconta la nonna, “noi bambini aiutavamo mamma e imparavamo a cucinare, ognuno di noi aveva un compito” .


La componente positiva di quel periodo è che l’armonia vigeva nelle famiglie. Con poco, pochissimo i bambini imparavano ad essere contenti con quello che i genitori potevano donargli.

Baccalà nfarinato e frittu

(baccalà infarinato e fritto)

 

Ingredienti per 6 persone:

 

  • 1 Kg di baccalà secco.
  • farina quanto basta,
  • olio di semi (è consigliabile quello di arachidi)

 

Procedimento:

dopo averlo lasciato a bagno per tre giorni (questa operazione serve per eliminare il sale in eccesso), il baccalà veniva tagliato a quadretti e lasciato asciugare in un cola pasta. Se necessario tamponato con una “mappina” (uno strofinaccio).


In una padella veniva fatto riscaldare l’olio, la padella a sua volta veniva sovrapposta sul “tripadu” (arnese in ferro con una base di tre piedi con, su di essi un cerchio per poter appoggiare le pentole o altri utensili. Questo arnese si disponeva sul fuoco del camino).

Quando l’olio era molto caldo si immergevano i pezzetti di baccalà, prima infarinati. Il baccalà era fritto quando assumeva un colore dorato, poteva, quindi, essere servito a tavola.

di Aurora Scaramuzzino  e di Francesca Miceli