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Dalle violazioni delle banche ai balzelli da pagare per tutelare i propri diritti ed ai nuovi contratti di servizio della RAI senza la tutela dei consumatori.


 

Nuova denuncia delle associazioni dei consumatori nei confronti delle banche che violano la legge sulla commissione di massimo scoperto introducendo nuovi balzelli con nuovi nomi. Le stesse associazioni propongono al Parlamento un emendamento che chiarisca la legge di disciplina e fanno appello ai consumatori affinche’ reagiscano presentando reclamo alla propria banca. In caso di risposta negativa o mancante, infatti, ci si puo’ rivolgere all’Arbitro bancario finanziario (Abi).

Le associazioni sottolineano come la commissione di massimo scoperto riguarda sia le piccole e medie imprese che operano con uno scoperto di conto o che superano lo scoperto autorizzato, sia le famiglie che in un contesto di crisi economica possono ritrovarsi a fronteggiare un conto corrente in rosso. Le nuove norme sulla commissione di massimo scoperto sono contenute nell’articolo 2 bis della legge n 2/09 e tendono a regolamentare la commissione prevedendo due tipologie: una commissione classica che e’ legittima ”solo se il saldo del cliente risulti a debito per un periodo continuativo pari o superiore a trenta giorni e puo’ essere calcolata entro i limiti dell’utilizzo dell’apertura di credito concessa” e una seconda tipologia chiamata ”corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme”. Alcune banche, inoltre, hanno inviato ai clienti una lettera con modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali, introducendo nuove commissioni prima non previste. Da qui la mobilitazione delle associazioni che hanno presentato un emendamento per chiarire l’interpretazione della legge. Se l’azione intrapresa non avra’ effetto, valuteranno se attivare cause collettive contro le singole banche.

 

Dal primo gennaio 2010 il cittadino-automobilista che viene illegittimamente multato, dovra’ pagare allo Stato almeno 38 euro per fare ricorso. E’ questa una delle novita’ introdotte dalla Finanziaria 2010. Per meglio intenderci, se la Polizia municipale commina erroneamente una multa per divieto di sosta, la cui sanzione amministrativa prevista dal Codice della strada e’ pari ad appena 36 euro, per poter proporre ricorso innanzi al Giudice di Pace si dovrà necessariamente versare allo Stato la somma di 38 euro. Questo, non e’ altro che un balzello da elargire per accedere alla giustizia che non riguarda solo i ricorsi ai verbali per violazione del C.d.s., ma riguarda anche i contenziosi condominiali, assicurativi, bancari, etc. ed è un modo affinché i cittadini rinuncino alla propria tutela per l’esoso costo del procedimento. E’ costituzionale far pagare il cittadino per un suo diritto? Ed in caso di vittoria il contributo elargito, verra’ restituito al ricorrente? E’ probabile che, a seguito di questa novità normativa, si opterà, nei casi in cui sarà possibile, impugnare dinanzi al prefetto anziché dinanzi ai giudici di pace. I cittadini, infatti, disincentivati a proporre ricorso innanzi all’autorita’ giudiziaria, rivolgeranno le proprie richieste di tutela alle prefetture che assisteranno inermi ad un inevitabile incremento del carico di lavoro dei propri uffici.

 

Alla notizia dell’abolizione dell’audizione pubblica nella procedura per il nuovo contratto di servizio Rai, che sta per essere firmato, le associazioni dei consumatori denunciano che il nuovo contratto e’ stato discusso solo da esponenti della Rai e del governo, e che i cittadini dovranno quindi accettare passivamente quando verra’ deciso. Nonostante l’Agcom nelle sue linee guida indichi che la Rai dovra’ consultare periodicamente le associazioni dei consumatori sul grado di soddisfazione degli utenti, allo stato attuale nessuno ritiene necessario ascoltare il parere delle associazioni rappresentative degli utenti. Per questo si chiede con urgenza un confronto per fornire un parere costruttivo sul prossimo contratto, ciò perche’ la televisione e’ uno strumento fondamentale al servizio della collettivita’, e non privilegio solo di pochi.

Maria Cipparrone


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