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L’influenza suinA


Approfondimenti tecnici

“A”. Come prima lettera dell’alfabeto italiano (rappresenta la vocale di massima apertura). “A”. Come espressione di meraviglia. “A”. Come stupore nella scoperta. “A”. Come influenza H1N1. “A”. Come inizio della fine.

Dalle innumerevoli trasmissioni di informazione su questa variante virale (che non si chiama più “suina” perché le lobby degli allevatori hanno pagato affinché mutasse, almeno nel nome) si può ricavare che, in fondo, l’obiettivo manifesto è sempre e comunque lo stesso: “Non diffondiamo il panico!”. Quindi, accanto a rassicurazioni, anche l’invito alla profilassi (leggi “vaccinazione di massa”) senza, però, risultare molto convincenti. Più che altro, un dovere istituzionale che confonde e crea ansia e angoscia, aumentando la percezione del dubbio. “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune” (Alessandro Manzoni ).

Vediamo di intenderci, per stabilire che fare, secondo scienza e coscienza.

Il virus dell’influenza A sottotipo H1N, appartiene alla famiglia delle Orthomyxoviridae.. Ne esistono numerose varianti che causano forme influenzali pandemiche negli animali, come l’influenza aviaria e la febbre suina. Una variante di questi virus fu la causa dell’influenza spagnola che, tra il 1918 e il 1919 determinò la morte di circa 50 milioni di persone in tutto il mondo e ne infettò 500 milioni.

Un sottotipo di virus della febbre suina (attraverso mutazioni durante i processi di replicazione virale) si è trasmessa da alcune allevamenti di maiali, all’essere umano, nel 2009, partendo dal Messico e diffondendosi su tutto il pianeta. E andiamo alle note dolenti. Cosa terrorizza la gente, in merito a questo fenomeno? Semplice: l’utilizzo di una terminologia non adeguatamente proposta. Parole come “pandemia” e “spagnola”, di per sé bastano a far salire il livello di tensione. Il dubbio se vaccinarsi o meno, aumenta lo stato di confusione. L’allarme dell’OMS, dà il colpo di grazia. Se è vero che “chi non ha paura non pensa” (Gabriele Martufi), è altresì innegabile che “chi ha paura e non trova rassicurazioni, non fa che sentir rumori” (Sofocle).

Pandemia. Parola greca composta da Pan (tutto) e Demo (popolo): in pratica, una diffusione a livello planetario di una forma epidemica. Due osservazioni. La prima: per diffondersi contemporaneamente in zone a caratteristiche termiche molto differenti, un virus deve essere molto adattabile e, al tempo stesso, molto poco specializzato nella sua azione aggressiva (ecco perché l’H1N1, di fatto, è un’influenza attenuata). La seconda: essere infettati da qualcosa di poco pericoloso, in maniera comune, non solo non costituisce un problema ma, a certe condizioni, consente di realizzare economie di scala a livello terapeutico.

Spagnola. Quel tipo di influenza, fu in grado di produrre i terribili risultati il cui ricordo, che ancora oggi, atterrisce, perché le popolazioni dell’epoca erano reduci dall’impoverimento strutturale conseguente alla prima guerra mondiale. Come dire: cosa accadrebbe ad un gruppo di individui con un quadro di AIDS particolarmente severo, se decidessero di andare a sciare mezzi nudi? “Chi è stato morso dal serpente, anche solo una volta, avrà sempre paura di camminare nell’erba alta” (Proverbio cinese).

Vaccinarsi o oppure no. Partiamo dal principio che il vaccino per l’H1N1 è sicuro almeno quanto quello dell’influenza stagionale. Infatti, di base, esiste fin dal 2006, quando era stato approntato contro l’aviaria (virus H5N1). È bastato solo modificarlo un po’. Certo, il dubbio che le case farmaceutiche abbiano premuto per cercare di smaltire scorte che altrimenti non sarebbero state utilizzate, è più che legittimo. D’altronde, cosa avrebbe detto l’opinione pubblica se, per principio, qualche Stato non si fosse approvvigionato? Il punto è, però, che pare sia troppo tardi vaccinarsi, dal momento che il picco dovrebbe verificarsi entro fine novembre 2009, per poi iniziare l’esaurimento dei casi che lascerà spazio all’esacerbazione dell’influenza stagionale. Si sostiene che, almeno le categorie a rischio, dovrebbero premunirsi… resta il fatto che, comunque, si sarebbe dovuto iniziare nel mese di settembre o, al massimo entro la prima metà di ottobre, per dare un senso all profilassi. Esistono gli antivirali specifici, in caso di necessità, la popolazione deve sapere che saranno somministrati.

Per il resto, indicazioni generiche (come quelle di lavarsi le mani, usare le mascherine, etc.) sono francamente puerili, poco significative e indicative di una scarsa conoscenza dell’immunologia e della virologia. Gli agenti patogeni in questione, infatti, viaggiano nell’aria, sono più piccoli delle molecole della carta delle mascherine e, in fondo, inalati a base dosi in maniera continuativa, finiscono col tenere allenato il sistema immunitario. Allora, come interpretare quanto ascoltiamo in giro dai Soloni della sanità? Qualcuno sostiene che debbano agire così, per evitare il diffondersi del panico.

Probabilmente si è scelto di seguire l’indicazione in base alla quale “il coraggio è l’arte di avere paura senza che gli altri se ne accorgano”. Noi, invece, siamo del parere che il coraggio, non sia la mancanza di paura quanto, piuttosto, la padronanza di essa.