“Buongiorno, ho un problema che mi sta facendo soffrire: sono dipendente di un grosso supermercato ed il capo reparto si rivolge sempre con voce alta e parole volgari nei confronti miei e degli altri dipendenti, che dobbiamo seguire le sue indicazioni. L’azienda può licenziarlo? Grazie. C.G.”.
Chi si trova ad esercitare funzioni gerarchicamente sovraordinate deve controllare il linguaggio con cui si rivolge ai propri dipendenti, l’uso di espressioni scurrili e triviali può giustificarne il licenziamento.
Ciò è stato confermato dalla Corte di Cassazione, sezione lavoro, con sentenza n.4067/2008, che ha dichiarato legittimo il licenziamento per giusta causa adottato nei confronti di un capo reparto di una macelleria del supermercato Standa di Milano, il quale era solito mortificare le lavoratrici sottoposte al suo potere gerarchico con frasi scurrili e triviali. Pertanto, nei luoghi di lavoro non sono consentite le “espressioni rozze ed eccessive che violano quei principi di civiltà che non ammettono eccezioni, o attenuazione, neppure nell’ambito delle relazioni professionali”, trattandosi di comportamenti che ledono “la dignità e l’amor proprio del personale, oltretutto sottoposto a vincolo di gerarchia nei confronti del capo che commette tali scorrettezze…”.
Erminia Acri, iscritta all’Albo degli Avvocati del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, Patrocinante in Cassazione, esercita la professione di avvocato in materia di diritto civile, diritto del lavoro e previdenza, diritto amministrativo (abilitazione all’esercizio della professione di avvocato conseguita in data 05/05/1998). Consulente legale dell’Inas-Cisl, sede di Cosenza. Attività di docenza, in materia di Diritto di Famiglia, c/o Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico (SFPID) – Roma. Iscritta all’Albo dei Giornalisti- Elenco pubblicisti dal 01/07/2006. Responsabile “Area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line
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