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Buon giorno, mi fa piacere rivederla dopo questa parentesi estiva.

Ben tornata, come ha trascorso le sue vacanze?

Potrei dirle, così…così…ma, in verità, meglio di tutti gli altri anni. Sento che il lavoro che portiamo avanti da tempo, ormai comincia a “pagare”! Mi sono resa conto anche di alcune verità che, pur stando sotto gli occhi, non riuscivo a vedere.

Le ho parlato più volte delle difficoltà coniugali fra mia cugina ed il marito. Le ho anche spiegato che questa vicenda risvegliava in me, bruschi e tristi ricordi, bloccandomi nei rapporti con un eventuale partner.

E ora, come “vede” le cose?

Per lungo tempo ero convinta che mia cugina fosse dalla parte della ragione ed il marito da quella del torto tanto che, quando lei, pochi giorni fa, mi ha telefonato con uno stato d’animo esasperato, sono stata proprio io a dirle che così – cioè da separati di fatto- non potevano continuare e che bisognava trovare una soluzione: o parlare insieme dei problemi e “risolvere”… o separarsi!

In particolare, nel marito ho rivisto l’indifferenza, la mancanza di stima e di apprezzamento che mio padre ha mostrato verso mia madre, negli anni.

Poi, invece, ho iniziato a vedere anche i suoi aspetti negativi. Anche in lei ho rivisto delle anomalie tipiche di mio padre (rigidità, indisponenza, violenza celata attraverso malesseri e malumori, etc.). All’ombra di questi avvenimenti, ho rivissuto le paure, il dispiacere degli anni in cui ero bambina e adolescente e, addirittura li ho rivissuti sentendoli “vivi” molto più di altri episodi pure sofferti, che le ho riferito altre volte e che vedevo quasi come se fossero lontani da me, come se non mi appartenessero. Gli eventi che ho ricordato in questi giorni li sento molto “vicini”, come se mi appartenessero ancora… Come mai?

È evidente che i ricordi di questi avvenimenti siano emozionalmente più vivi, bisognerebbe individuarne le motivazioni… è disponibile a collaborare?

Io ho rivisto in mia cugina i comportamenti di mio padre…poi mi sono immedesimata nel suo bambino di un anno ed ho pensato che lui soffrirà perché, anche se verrà risolto il problema attuale, domani ne usciranno altri e i due coniugi non sono disponibili a modificare le rispettive posizioni egocentriche!

Io non voglio immedesimarmi più in nessuna delle loro peculiarità.

Le loro difficoltà mi ricordano quelle tra i miei genitori, anche, ad esempio, per quanto riguarda il fatto che un uomo, prima del matrimonio, avrebbe molte attenzioni verso la fidanzata mentre, a nozze avvenute, non si ricorderebbe più nemmeno del suo compleanno! E questa è una lamentela che ho sentito varie volte!

Queste vicende le sento “cozzare” coi dati che, a fatica, sto cercando di acquisire per capire come costruire una coppia e poi una famiglia corretta: è come se venissero minati i nuovi apprendimenti. Sento uno scombussolamento notevole.

Quello di cui le ho parlato, può essere sufficiente ad avermi creato lo scombussolamento di cui ho sofferto?

Sì.

E ora, come metto a posto le cose nel mio mondo interno?

Riflettendo e verificando se quello che osserva e che ascolta corrisponde al vero o è soltanto il frutto di difficoltà delle persone che mettono in atto queste sceneggiate… amare sceneggiate. Così facendo, si renderebbe conto che, questi quadri “pietosi”, anche se frequenti, costituiscono aspetti evidenti di un’immaturità profonda.

Però io ho paura di avere immagazzinato in memoria tutte queste esperienze e, di conseguenza, dovere scontare un sicuro condizionamento.

Non c’è da aver paura. C’è, semmai, da ricercare questi software mentali che costituiscono dei “Bug di sistema” (cioè con elementi dannosi per il funzionamento), così da operare una formattazione accurata o, a seconda dei casi, una blanda trasformazione. La paura non serve, perché questo è un lavoro esclusivamente neutrergico, di conseguenza, a queste condizioni, ogni problema può essere affrontato e risolto. Ad esempio, lei scopre di essere stata influenzata negativamente dal comportamento della sua famiglia d’origine: bene, anzitutto si trova a disposizione tanto materiale tecnico (che le ho fornito) da studiare, poi può contare sulle moltissime spiegazioni sul “saper vivere” che le ho già trasmesso e, infine, può aggiungere la collaborazione diretta con il sottoscritto, per portare a termine qualunque utile progetto costruttivo ritenuto idoneo alle circostanze.

Ma se io ho vissuto fino all’età di 30 anni, osservando questi comportamenti (che ora rivedo in mia cugina) come faccio a non temere di poterli attuare, magari in modo inconsapevole?

È necessario mettersi in condizioni di acquisire nuovi dati corretti. Se non conosce famiglie in cui le cose “girano bene”, può procurarsi dei film in cui osservare bene cosa significa il dialogo tra persone mature. Qualcuno potrebbe obiettare che sono solo dei film. E’ vero, però il semplice fatto che sono stati scritti per poter essere sceneggiati dimostra che qualcuno è in grado di “pensare” dei comportamenti corretti e, allora, siccome noi mettiamo in atto quello che abbiamo imparato, possiamo utilizzare anche questi strumenti per acquisire quei nuovi messaggi che ci consentono di diventare diversi e migliori.

Anche se una persona è stata “martellata” per quasi 30 anni?

Sì, perché finisce col vedere questo “martellamento” come realtà di grosse difficoltà personali trasfuse nella coppia e nella famiglia e conclude che basta almeno uno dei due componenti di una coppia maturo per poter ottenere una risultanza certamente migliore. Ovviamente la situazione ottimale si ha se entrambi i partner sono maturi, ma ne basta già uno: l’altro per poter star bene con lei, se lei è una persona matura, non deve essere troppo diverso, altrimenti non rappresenta un’attrattiva.

Io mi faccio anche condizionare dalle lamentele di persone fidanzate e, soprattutto sposate, che sono scontente del rapporto di coppia.

La lamentela, molte volte, non testimonia una situazione di verità, perché la gente non è abituata ad essere sincera ed obiettiva nelle varie manifestazioni di vita (nel lavoro, nei guadagni, nel rapporto di coppia e coi figli), un po’ per scaramanzia, un po’ per sfogo, un po’ perché si cresce sviluppando l’attitudine alla menzogna ed alla lamentosità, perciò la invito a non credere agli sfoghi della gente.

Ma io, ora, come mi gestisco, visto che sento minati i nuovi apprendimenti? Ad esempio, in uno dei suoi articoli, in cui ha descritto come si crea la felicità di coppia, ciò che ha scritto, oggi mi sembra irrealizzabile, mentre prima lo credevo fattibile!

Se i suoi parametri di riferimento diventano sua cugina ed il marito, è chiaro!

Ascolti, quando ci siamo conosciuti, alcuni anni fa, lei sembrava un contenitore zeppo di fuliggine. Noi, figurativamente, abbiamo cominciato, con cautela, a svuotare questa polvere nera (mediante i suoi sfoghi) e ad inserire della polvere di farina (grazie a tutte le spiegazioni che ha avuto da me) per consentirle di contare su materiale utile per sé e per gli altri. Quello che le ho descritto, tecnicamente si chiama “diluizione energetica”, una sorta di depurazione insomma! Assorbendo materiale inquinato (le cose che ha visto e sentito in questi giorni) si è invertita la tendenza positiva ed il suo mondo interno è andato in fibrillazione per il timore di nuove “invasioni”. Questo stato di agitazione le ha creato le preoccupazioni di cui mi riferisce. Ora la situazione ha di nuovo ripreso il giusto corso, dal momento che è ripartita la diluizione energetica.

Ma perché mi condizionano tanto?

Perché entra in gioco un altro discorso. Lei ha un legame affettivo con loro, di conseguenza dà molto credito a quegli esempi di vita perché, tutto quello che osserva, invade prepotentemente il suo mondo interno passando attraverso le porte dell’affettività. Provi, in un momento tranquillo, a filtrare i ricordi di ciò che ha visto e sentito a proposito dei suoi cugini passandoli al vaglio di valutazioni un po’ più logiche e concluderà che sono permalosi, suscettibili e diffidenti: in sostanza, sono due ragazzini che, un po’ litigano e un po’ si rappacificano. In definitiva: sua cugina non vuole vedere i genitori del marito… ma lei ha sposato il figlio dei suoceri, mica loro, per cui lui non dovrebbe farne un dramma. Certo, lei dovrebbe evitare di criticarli perché, così facendo, incrina la parte affettiva del marito. Per inquadrare bene la situazione, bisognerebbe rivedere le cose alla radice. Ecco, riflettendo come le ho detto prima, usando un sistema più razionale e “lucido”, si accorgerebbe, prevalentemente, della loro incapacità bambinesca.

Lo star male, da parte sua, consegue alla paura di essere vittima dello stesso modello educativo; però lei ha l’opportunità (che loro non hanno avuto e non cercano) di continuare a cambiare la personalità, quindi anche quel modello educativo. Per favore, non lo dimentichi.

Si, ma… è il rapporto di coppia?

È questo che le crea dei conflitti perché, da persona normale, dovrebbe adoperarsi per incontrare un uomo con il quale, come avrebbe detto Giovanni Russo, quagliare!

Invece, si ritrova a lottare contro se stessa, per ritardare il più possibile questo evento. Posso dirle che non può fissarsi su ciò che non funziona, facendolo diventare la regola…e non è vero in assoluto, che le persone durante il fidanzamento si comportano bene e dopo il matrimonio “ammuffiscono” sentimentalmente. Accade, ma anche questa non è la regola. Dopo la solidificazione dell’unione, che può essere data dalla convivenza o dal matrimonio (questa è una scelta personale), le cose tra due persone mature dovrebbero andare meglio perché, continuando a conoscersi, imparano come e cosa fare per appagarsi meglio l’uno nei confronti dell’altro. Se questo non accade, non è colpa del matrimonio, ma della risultanza di due persone che non hanno capito nulla della vita. In effetti, si privano della possibilità di appagare una delle cose migliori che hanno a loro disposizione: il dare e ricevere amore, in senso globale!

Lei potrebbe obiettare: “Ma se io incontro un partner immaturo?”

Io le risponderei che, per frequentarlo, qualche aspetto positivo dovrebbe averlo trovato; al tempo stesso, attraverso il suo modo di pensare e di agire, quest’uomo rimarrebbe conquistato dall’autorevolezza e dalla maturità che sentirebbe in lei e potrebbe essere indotto a migliorarsi. Infatti, non sarebbe disponibile a perderla.

Io, però, noto in persone grandi di età, come me…

Non parliamo di persone grandi di età, perché a 35-40 anni non sono grandi di età, sono definibili tali… persone che superano i 60 anni.

Va bene… però io noto che già verso i 30 anni le persone hanno consolidato delle abitudini di vita sulle quali non transigono, e questo mi pare incompatibile con la necessità di ridurre l’egocentrismo per costruire una coppia.

Sì, ma lei, quante persone ha conosciuto?

Poche.

Appunto, statisticamente è irrilevante. Obiettivamente lei trae delle conclusioni su poche persone che ha osservato: non può costituire un riferimento valido.

Ma come faccio a risolvere la paura di stare male, nel caso in cui io esca di casa?

Anche questa sua affermazione è priva di contenuti attendibili! Mi risulta, per esempio, che lei oggi sia andata in piscina, all’aperto, a nuotare sotto il sole.

Ma per poco tempo, 45 minuti circa… andare in un posto qualsiasi ti comporta lo stare fuori per più tempo.

In definitiva, lei ancora non ha imparato a non difendere l’impossibile… evidentemente lei sta, come si dice, “con un piede dentro ed uno fuori”. Per alcuni aspetti, lei subisce l’influenza del medioevo mentale della sua famiglia, per altri aspetti… è già nel futuro prossimo venturo!

Cosa mi tocca fare?

A questo punto, si risponda da sola!

Continuare ad impegnarmi per migliorare…

Appunto, buon lavoro!

G. M. – Medico Psicoterapeuta