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Certe cose non si possono pretendere.


 

Pensieri degli anni difficili – 121

 

Anni alla ricerca, per poi ritrovarsi fra le mani la consapevolezza di vedere un po’ di più. Ma il costo è troppo alto!

Trovata la sintonia fra le curve di una strada troppo stretta, faccio fatica a mantenere la tenuta senza sbandare e cerco di convincermi che il primo gesto di delicatezza nei confronti di se stessi viene dalla generosità che ci si deve concedere. Senza essere avari.

È veramente difficile modificare gli apprendimenti a cui teniamo di più. Quelli che nascono nell’essenza, nel nucleo principale che racchiude gli elementi vitali che, messi insieme, costruiscono le caratteristiche fondamentali dell’essere umano. E che includono non solo il colore degli occhi, la forma del naso e quello che ci accompagnerà per tutta la vita, ma anche le note che compongono la musica che fa da colonna sonora alla nostra sensibilità. E alla quale siamo più legati.

“A ciascuno il suo” vuole essere una provocazione.

Per ricordare che in fondo ognuno è fatto a modo suo. Di sicuro viene fuori da un insieme di fattori che si mescolano e si incastrano, forse non richiesti, anzi trasmessi da chi ci ha acceso nella vita. Ma non bisogna pensare che siano immutabili nel tempo. Se è necessario si può fare qualche cosa per addolcire gli angoli, per smussare gli spigoli. Insomma per rendersi più fluidi.

Certe cose non si possono pretendere!

La saggezza forse sta in questo: non arrendersi né subire, solo prendere coscienza che i fatti del mondo non girano esclusivamente nelle orbite che stanno intorno a te, ma inglobano un insieme di caratteristiche miste e che difficilmente si possono impastare.

I ricordi del passato continuano a fornirmi le indicazioni per una corretta gestione della vita. Solo adesso, forse con la maturità dell’età, riesco a meglio vedere e ad apprezzare il consiglio, ora che non c’è più la naturale ribellione che vive e lega le generazioni successive. Ora che si è vissuto e meglio apprezzato quello che si è avuto. È una gran bella fortuna sentire di avere donato tutto quello di cui si poteva, senza scrupoli o rimorsi, è un qualcosa che arricchisce la propria anima e ci fa diventare un po’ più “grandi”.

Lavoro su me stessa e con me stessa, sforzandomi però di farlo con naturalezza, senza cercare di accendere quello che non c’è e nello stesso tempo focalizzando la mia attenzione su ciò che è presente e che può rappresentare la base, lo schema, il pentagramma su cui accennare le note più armoniche che insieme suonano la melodia della mia vita.

Continuo ad offendermi quando tocco con mano la debolezza dell’altro che inevitabilmente mi ferisce. Provo a guardarmi bene dentro e a chiedermi se le mie corde hanno raggiunto ormai una tensione tale che una debole pizzicata possa farle vibrare in maniera eccessiva, oppure se è proprio l’insensibilità dell’essere umano che ormai ha perso il confine e crede di “potere” tutto in quanto crede che tutto gli è “concesso”.

Mi ritrovo all’interno di una situazione fastidiosa alimentata dalla scortesia. Realizzo lentamente, aumenta rapidamente la percezione di non essermi difesa abbastanza e diventa una certezza, condita dalla vaga e lontana possibilità che forse sono stata per un momento oggetto di una contesa, nella quale non avevo alcun reale ruolo, se non quello di essere un pretesto per risolvere un problema di altri. Tutto questo contorto giro di parole per essere gentili con se stessi e non sputarsi in faccia la cruda verità: cioè l’amarezza di essere stati usati!

Ma, questa sera la luna mi cattura e non ho nessuna voglia di essere arrabbiata. È splendente e luminosa, con un’aria strana che la rende un po’ diversa dal suo solito. Manca poco e sarà piena, non oscura chi le sta vicino, anzi al contrario le mette in evidenza.

Si presenta così ai miei occhi!

Annuso l’odore dell’acqua fresca profumata dal verde degli alberi, una passeggiata e qualche chiacchiera. È appena cominciata…

 

Fernanda