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Fra la vita e la morte … è possibile “creare” una lunga giovinezza?


A spasso verso un futuro migliore

Salve, dottore, quest’oggi vorrei discutere di un problema che, da poco, ho scoperto di avere: la paura di invecchiare! Ieri ascoltavo in televisione i contenuti dell’intervista ad un’attrice: quando il giornalista le ha fatto i complimenti per i suoi splendidi 50 anni, mi è venuto in mente che io ho paura della vecchiaia, e quest’idea mi ha creato angoscia.

Secondo lei, a che età si invecchia?

Non lo so, a 50-60 anni.

Se la incontrasse un cinquantenne le “cambierebbe i connotati”. Allora io tra 11 anni sarò vecchio, ora ne ho poco più di 40!.

Sono idee che ho appreso da un mio zio, che già verso i 50 anni – o forse prima – aveva iniziato a lamentarsi della vecchiaia, dei dolori fisici…

Conosco la storia di questa persona perché lei me ne ha parlato spesso. Le faccio presenta che suo zio ha cominciato ad invecchiare dal momento in cui è andato in pensione, prima dei 50 anni, e poi si è dedicato… “al nulla”: infatti dopo una decina d’anni è morto!

Oggi la vita media supera gli 80 anni e questo significa che, siccome qualcuno terminerà la propria esistenza in giovane età, ci sono molte persone che supereranno il secolo di vita.

Ma si vive bene pure a quell’età? Lo scadimento dell’aspetto fisico non incide in maniera negativa?

A parte il fatto che, con l’età e con l’allenamento, le qualità mentali migliorano di molto, posso dirle che, questa, è una convinzione suffragata da quanto di detrivo c’è in quello che ci raccontano e in ciò che vediamo in persone che amano lamentarsi; ci sono giovani di 30 anni che hanno una cefalea perenne, ragazzi di 20 anni afflitti da nevralgie “che non finiscono mai”, ragazzini di 14 anni che hanno la scoliosi e devono mettere un busto rigido che gli complica il rapporto con i compagni di giochi… e signore novantenni che si tuffano ancora dal trampolino! Si può soffrire o godere a qualunque età, questo è il punto.


Vorrei dirle che, quando metterà in atto le spiegazioni che ho fornito all’interlocutore di Dialoghi sulla saggezza del vivere(nella sezione Psicologia di questo Magazine) riuscirà ad andare avanti a lungo e bene. Esistono, nelle zone rurali, contadini che a 70 anni ancora zappano la terra, si caricano di legna, portano al pascolo gli armenti e non si lamentano… e non hanno poi tutta quest’artrosi deformante, ma hanno delle mani grosse e muscolose.

Non dimentichi che lei ha imparato ad amplificare le sensazioni di difficoltà perché ha osservato sua madre lamentarsi in maniera indecorosa per cose veramente di poco conto, e ha potuto osservare suo padre tempestare di chiamate i medici, convinto di esalare l’ultimo respiro, mentre si affannava al telefono. Quindi, quello che avverte è “avvelenato” dagli apprendimenti acquisiti in famiglia.

Si, ma, comunque, non siamo afflitti, inesorabilmente, da un processo di invecchiamento?

Come accade qualche volta, mi avvalgo di alcuni contenuti dei libri di Luciano de Crescenzo: questa volta piluccherò da “il Dubbio” e “Ordine e Disordine” della Mondadori Editore.

Il Secondo Principio della Termodinamica, contiene un preciso messaggio “escatologico” : tutto l’Universo si avvia ad invecchiare, aumentando irreversibilmente il suo grado di disordine interno (Entropia). Anche quelle cose che, a prima vista, ci sembrano eterne (ad esempio, le catene montuose), col tempo si erodono fino a sparire. Allo stesso modo, tra miliardi di anni, spariranno il sole e le altre stelle… con i relativi pianeti.

È una sorta di condanna a termine! Non abbiamo scampo!

In riferimento all’Universo?

No, in riferimento al nostro organismo: irrimediabilmente ci consumiamo! E tutte le sue spiegazioni sulla vita eterna, almeno in teoria?

A parte il fatto che non ho mai accennato a questa possibilità, se non attraverso qualche battuta, ho semmai ipotizzato una vita indefinitamente lunga, che non vuol dire “infinitamente” lunga.

E, in pratica, che differenza c’è?

Anche se è vero che (come sosteneva il professore di fisica di Luciano de Crescenzo, al liceo) un acquario può diventare una zuppa di pesce ma non potrà mai accadere il contrario, il processo entropico (di disorganizzazione e “invecchiamento” dei sistemi) può essere rallentato indefinitamente, cioè differito in tempi molto lunghi.

Può valere anche per noi?

Certo! Ora le spiego.

In ogni essere umano esiste un sistema organizzato diviso in tre grandi settori: il sistema nervoso…

Dove c’è la psiche?

No! La psiche è ubiquitaria, con diversi compiti e specializzazioni, in base alle cellule dei diversi apparati!

Dunque, come le stavo dicendo, abbiamo questi tre grandi settori:

  • Il sistema nervoso – All’interno del quale, nel DNA delle sue cellule, si determinano la consapevolizzazione della coscienza e tutte le strategie importanti da comunicare al resto dell’organismo, mediante impulsi elettrici che raggiungono il sistema neurovegetativo (il quale dialoga con gli altri due sistemi) e i fasci muscolari;
  • L’apparato endocrino – Composto da tutte le ghiandole che secernono ormoni indispensabili per il metabolismo; anche nel DNA delle sue cellule, si stabiliscono le operazioni da compiere per portare avanti un lavoro costruttivo;
  • Il sistema immunitario – I globuli bianchi, divisi in Granulociti, Macrofagi e Linfociti; anche a questo livello, si elaborano tattiche comportamentali: serviranno per garantire una difesa nei confronti di attacchi esterni (come ad esempio virus, batteri ed inquinanti vari) o interni (cellule degradate, cellule tumorali, etc.).

Perché tutto funzioni bene, deve continuare quello che gli esperti chiamano “Grande Connessione” cioè la proficua ed intensa collaborazione fra questi grandi sistemi, che garantisce vita lunga e salute. Quando, invece, inizia a prevalere la “Disconnessione”, ogni apparato comincia a funzionare senza mantenere un equilibrio con il resto e, questo, segna un quadro di disorganizzazione che porta alla senescenza prima e alla morte in seguito, come evento finale.

Incredibile! Non conoscevo questa realtà interna!

Perché le cose le appaiano ancora più chiaramente, provi ad immaginare l’essere umano, come un grande campo di battaglia dove continuamente, giorno e notte, si affrontano due eserciti:

  • Quello dei Tutori “anabolici” (costruttivi) dell’Ordine (impegnato a garantire più a lungo possibile la “Connessione”)
  • Quello dei Guastatori “catabolici” (distruttivi) del Disordine (impegnato a disgregare la materia, liberando energia nell’Universo circostante, attivando la “Disconnessione”)

Finché si mantiene una situazione di equilibrio fra i due schieramenti, la nostra salute è garantita attraverso un continuo ricambio cellulare ed un’adeguata produzione di energia mentale che compensa le “dispersioni”.

Ma dove avviene questa battaglia?

In tutto l’organismo, a livello cellulare. Le trasformazioni avvengono, però, per azione diretta nei nuclei degli atomi, a livello dei Quark dove, un numero inimmaginabile di corpuscoli dell’ordine (quelli che danno vita all’Interazione Forte), vigilano contro l’esercito delle microparticelle del disordine (responsabile dell’Interazione debole): l’obiettivo dei Tutori dell’Ordine è quello di conservare ciò che esiste; il compito dei Guastatori del Disordine è quello di distruggere la materia per creare nuove manifestazioni di energia (e magari nuove forme di vita).

Ha già spiegato questa teoria in altri lavori scientifici, quando ha approfondito il meccanismo che si aziona per il cambiamento degli apprendimenti e delle idee conseguenti…

Vedo che ha buona memoria. In effetti qualcosa di simile, secondo Giovanni Russo, accade negli Atomi del DNA delle cellule “pensanti” (reti neurali e sincizi nevrogliali):

  • Le idee si costruiscono nel nucleo degli atomi, grazie all’azione costruttiva dell’Interazione Forte, che aggrega i costituenti elementari, strutturando modi di essere e comportamenti;
  • Nel momento in cui si vuole cambiare posizione su alcune convinzioni precedentemente maturate, intervengono (su precise istruzioni del capo stratega del mondo inconsapevole, il “Generale” Pensiero) i Guastatori del Disordine che, attivando l’Interazione Debole, iniziano la disgregazione infra – atomica dei contenuti delle idee da modificare.
  • Man mano che l’opera di demolizione va avanti, comincia quella di ricostruzione dei nuovi apprendimenti.

Come le ho detto prima, perché le cose vadano bene è importante che fra Ordine costruttivo e Disordine demolitivo vi sia, sostanzialmente, equilibrio.

Si, però, io ricordo qualcosa di quello che ho studiato, a scuola, in Fisica! Se non sbaglio, Carnot affermava che “ogni qualvolta la materia si trasforma in energia, una parte di essa si degrada perdendo la capacità di produrre lavoro”. Visto che, in pratica, il disordine, irrimediabilmente, avanza, come si mantiene questo equilibrio?

Un attimo che mi rimbocco le maniche!

Ogni essere umano possiede dei giacimenti da cui assorbire energia per la mente (il grande “calderone” di Energia Vitale Indifferenziata, di cui parlava Giovanni Russo, presente in ogni atomo) e per il corpo (le cellule staminali). Grazie a queste immense riserve, possiamo prelevare nuove cellule e nuovi “pixel” mentali (costituenti elementari) in grado, per di più, di duplicarsi indefinitamente…


Fino a quando?

Almeno fino a quando non si degradano invecchiando; a quel punto, preleveremo altra energia dai depositi. In pratica, per alimentare il complesso “psiche – corpo”, noi attingiamo dai quantitativi indifferenziati e duplichiamo le disponibilità esistenti. Come per i giacimenti petroliferi, arriverà il momento che esauriremo le scorte e non avremo più energia “fresca” a disposizione…

E quando accadrà?

Mah! Forse in un tempo superiore ai 400 anni.

Come? Ho capito bene?

Non si meravigli, ha appena scoperto che non si muore per consunzione ma per marasma, cioè per disorganizzazione crescente e non più reversibile, dei sistemi psiconeuroendocrinoimmunologici!

Nella prima parte della vita, in genere, l’essere umano rappresenta un organismo antientropico, cioè ripara molto bene l’usura e continua il suo processo di accrescimento. In seguito, cominciano a prevalere le manifestazioni entropiche di disorganizzazione… la famosa “disconnessione” di cui le parlavo…

E poi?


“Pulvis eramus et in pulverem revertemus”: cioè, come dicevano i latini “Polvere eravamo e polvere ritorneremo”!

Cioè, siamo condannati a morire!

Il Prof. Riganti ex docente di Fisica al liceo Vittorio Emanuele di Napoli soleva spesso ripetere: “Perché gli uomini hanno bisogno di distrarsi? Per non pensare alla morte! E cosa fanno per non pensare alla morte? Corrono dietro al denaro ed al potere quasi come per garantirsi l’immortalità! Il saggio, invece, si allena all’idea della morte, prima abituandosi all’idea e poi sottovalutandone l’importanza. Si comincia a pensare alla morte come ad un semplice sfratto di casa, con una certa nostalgia per ciò che si lascia e un pizzico di curiosità per quello che si andrà a conoscere. Secondo me, un uomo veramente curioso, per essere all’altezza del suo desiderio, dovrebbe desiderare la morte come il mezzo più veloce per giungere alla verità. Io, per esempio, più passa il tempo e più la desidero! Una cosa è certa, il trapasso non sarà doloroso: non si è mai sentito un moribondo gettare un urlo terribile proprio nell’attimo fatale. In genere ci si trasferisce senza accorgersene, come quando si passa dalla veglia al sonno. E poi, alla fin fine, diciamo la verità: questa morte, che sarà mai?”

Ma, in definitiva, come si può vivere meglio e a lungo?


Rispettando il proprio corpo, con una dieta sana ed equilibrata (in cui prevalgano frutta e verdura, si faccia un consumo saggio di proteine e limitato di zuccheri e si utilizzi olio di oliva evitando i grassi “saturi” ) e con un’equilibrata attività fisica in rapporto all’età.

E per la mente?

Aspettavo la sua domanda. È necessario appagare i bisogni necessari al raggiungimento di una buona qualità della vita (autoaffermazione, autostima, etc.).

E chi è “avanti” con l’età e non è riuscito a raggiungere quello che si era proposto, può rifuggiarsi nei ricordi?

È fisiologico vivere anche di ricordi. È meglio, però, continuare a crearsi dei “ganci” che tengano desta la motivazione a svegliarsi, al mattino ed affrontare, ancora, un nuovo giorno. I ricordi, a volte, sono come le mine anticarro: non possiamo nascondere i costi del venirci ad impattare.

“E’ una curiosa creatura il passato. Ed a guardarlo in viso ,si può approdare all’estasi o alla disperazione. Se qualcuno l’incontra disarmato, presto, gli grido, fuggi! Quelle sue munizioni arrugginite Possono ancora uccidere!” (Emily Dickinson)

Come possiamo concludere questo bellissimo incontro?

In una maniera semplice, così come l’abbiamo iniziato. Vorrei salutarla riportandole una parabola araba:

“Dopo un po’, impari la sottile differenza fra tenere una mano ed incatenare un’anima. Impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza. Così cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta e ad occhi aperti, come un adulto, non con lo strepitio di un bambino. Impari che il sole scotta… se ne prendi troppo, per cui pianti degli alberi e migliori la tua anima… se sei forte e vali davvero, lancia il tuo cuore davanti a te e corri a raggiungerlo”.


G. M. – Medico Psicoterapeuta