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ISLAMABAD – Sessanta morti e centinaia di feriti. E’ il bilancio, probabilmente destinato ad aggravarsi, di un nuovo attentato compiuto il 20 settembre a Islamabad, in Pakistan. Un kamikaze alla guida di un camion bomba si è lanciato contro l’ingresso dell’hotel della famosa catena americana Marriot nel centro della città. L’esplosione ha provocato una forte fuga di gas che ha innescato un gigantesco incendio. Quasi 200 persone sono rimaste intrappolate nell’edificio in fiamme. L’albergo è andato in gran parte distrutto ed è concreto il rischio che possa crollare. La polizia ha dichiarato lo stato di emergenza in tutto il Paese. MILANO – Dopo alcuni momenti di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine, una delegazione composta di tre persone tra cui lo zio di John, uno dei ragazzi che era con Abdul Guibre, il ragazzo ucciso domenica 14 settembre a Milano, è stata autorizzata a superare il cordone di Polizia per lasciare dei biscotti simbolici di fronte al bar “Shihing”. Uno di loro si è inginocchiato per pregare. “Non vogliamo la violenza, solo la giustizia”. CATANIA – Vigili a piedi e vie al buio la città sull’orlo del crac. L’elefantino simbolo di Catania è salvo… PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



…una mano pietosa ha rimosso l’asta su e Bay (“Causa dissesto finanziario vendesi statua raffigurante un elefante conosciuta come U Liotru) indetta da un feroce burlone. Resta da salvare Catania. Il che, al momento, appare più complicato. Basti dire che i cittadini risultano avere un debito municipale di 3.379 Euro a testa. Pari quasi a quello dei tarantini, il cui Comune è sprofondato nell’abisso umiliante del dissesto finanziario. Abisso che i catanesi vedono ormai prossimo. Di giorno, s’intende. Di notte, infatti, non vedono più niente: stufa di aspettare il pagamento delle bollette, l’Enel ha tagliato la luce a larga parte dei lampioni cittadini. Anche e soprattutto nei quartieri a rischio. ROMA – Comunque andrà a finire la querelle su ALITALIA, la tempesta politico – mediatica resterà come monito di una distorsione mentale tipica di quelle condizioni psichiatriche note come “parafrenie”, caratterizzata da illusioni e, spesso, da allucinazioni prevalentemente uditive ma, soprattutto, dalla presenza di un delirio cronico ove prevale l’elemento immaginativo e fantasioso con dei contenuti assurdi, infantili e che sanno di favola).NEW YORK – Esco di casa quando voi dormite, come i ladri. Perché adesso questo sono diventato per voi, il malfattore, l’untore, io che fino a ieri ero l’incarnazione del nuovo secolo americano, questa sera potrei tornare a casa con la mia vita in una scatola, buttata alla rinfusa con i ritratti dei figli che non vedo mai, la foto della moglie che sta già parlando con l’avvocato divorzista, il cappelluccio dei New York Yankees, la coppetta vinta nel torneo aziendale di softball a Central Park, il blackberry muto perché i clienti che sei mesi fa mi chiamavano a casa di notte per offrirmi soldi, oggi non si fanno trovare. Oggi sono il predatore diventato preda e quella scatola sarà la mia bara di cartone Sono un broker di “investment bank”, settore “hedge funds” e “derivate” che neppure sto a spiegarvi che cosa siano perché non l’ho mai capito neppure io, se non che erano formule create da “idiot savants” sui computer per far fare soldi a tutti, finché ce n’erano, e adesso per farli perdere a tutti. Eravamo gli dei senza controlli governativi, senza quei rompiscatole moralisti e statalisti che fanno le pulci alle banche commerciali, esaltati come i pionieri di un mondo nuovo e senza frontiere, noi che dalle scatole di cristallo e targhe di bronzo alle porte, Bear Stearns, Lehman Brothers, Morgan Stanley, Goldman Sachs, JP Morgan, AIG, giocavamo ai “Masters of the Universe”, ai signori dell’universo. E oggi ci guardiamo allo specchio lavandoci i denti alle quattro chiedendoci che mestiere potrebbe fare un prete se un giorno qualcuno dimostrasse che Dio non c’è più. Non sono amareggiato, non ce l’ho con nessuno. Noi in America diciamo che “it was good while it lasted”, è stato bello fino a quando è durato, come un amore, una vacanza, un ciclo vittorioso della tua squadra. Soltanto mi addolora sentirmi trattato come una prostituta che ora i clienti fingono di non conoscere dopo avere fatto la coda per andare a letto con lei a qualsiasi prezzo. In fondo, l’ho sempre saputo che alla fine dell’autostrada 78 non c’era la pentola d’oro, ma una scatola di cartone. Almeno potrò dire al mio capo, al genio che non ha mai visto i suoi figli e compila equazioni come fughe di Bach, che i suoi New York Yankees mi hanno sempre fatto schifo”. Nei momenti di crisi lo smarrimento, la difficoltà di capire ciò che succede, favoriscono la popolarità di una buona quota di incongruenze. A proporle e “propugnarle”, perdendone il controllo, sono proprio coloro i quali dovrebbero gestire la “Res Publica”: i politici. Essi, come sostengono quotati analisti, avvertono il disorientamento dei cittadini, vogliono dare l’impressione di avere le idee chiare ma, avendo poco tempo per riflettere e ancor meno preparazione per affrontare la problematica, argomentano discettando alla bell’è meglio! Racconta Alessandro Manzoni che accadde durante la peste, a Milano nel Seicento, ma pare che, nel secondo decennio del secolo scorso, un certo Hoover (presidente USA del tempo) trasformò una grave crisi finanziaria in una depressione in cui un americano su tre perse il lavoro. E allora? Fino a quando non ci renderà conto del fatto che nella fucina delle idee bisogna infornare qualità, competenza, maturità, disponibilità, umiltà e saggezza, hai voglia a discutere se sia meglio diversificare le potenzialità del mercato piuttosto che puntare su pochi settori. Questo brodo di parole insipido e annacquato, mostra l’esempio del giocatore che, al tavolo verde, è indeciso fra puntare tutto su un numero, oppure dividere quanto dispone su diversi “quadranti”. In pratica, comunque vada, sarà una delusione, a cavallo fra la paura di perdere tutto e la possibilità di raggranellare pochi spiccioli. La vita non è una roulette. Piuttosto un terreno di confronto su cui si incontrano proponenti e committenti: entrambi necessitati ad appagare bisogni e desideri. Perché non ha funzionato? Forse la risposta possiamo trovarla in questa canzone di Antonello Venditti. “Signore sono Giuda Il tuo vecchio amico. Parlo dall’inferno, non dal paradiso. Scusa se disturbo, se ti cerco ancora, io ti sto aspettando… Oggi come allora, ero solo un uomo… ora un uomo solo. E mi grido dentro tutto il mio dolore. L’ho pagata cara, la mia presunzione: io volevo solo essere il migliore! Ora sono qui, ultimo tra gli uomini a portare ancora tutte le spine della tua corona . Perdonando me, liberi anche te dalla solitudine. Scusa se ti cerco, se ti invoco ancora. Io ti sto aspettando, oggi come allora. Ora devo andare nel buco nero spazio – temporale, nella certezza della dannazione, nel buio freddo dell’umiliazione. Che sarà di me, che sarà di te? Dimmi mio signore … l’ho pagata cara la mia presunzione: Io volevo solo essere il migliore!”