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Per evitare comportamenti che non hanno ragioni di esistere.


 

Counseling – 28

 

Chi si prende la responsabilità di pronunciare un giorno la parola fine rischia di tormentarsi con i sensi di colpa: teme di aver mandato in frantumi una famiglia, di aver turbato per sempre un equilibrio. Per decenni è stato un sacrilegio convivere con un innato senso del dovere secondo il quale esiste una ragione superiore per mantenere in vita un matrimonio, ovvero la sopravvivenza della specie.

Questo atavico senso di responsabilità, ancora attuale, pesa sulle coscienze, blocca la ragione di tante donne che non riescono a lasciare mariti violenti e di tanti uomini che non sono in grado di
separarsi da mogli indegne.

Comportamenti che non hanno più ragione di esistere.

Non voglio dire che la separazione rappresenti un invito a fare allegramente i propri comodi, ma che oggi si hanno maggiori libertà, compresa quella di vivere la vita pienamente, che a ben vedere è una bella responsabilità. Come se non bastasse, spesso si avvertono anche i sensi di colpa nei confronti del partner che si fa fatica a lasciare in quanto si teme di fargli del male: per il quale si coniuga spesso l’appellativo di “poverino” o “poverina”.

Un rapporto, anche quello che sta per finire, deve basarsi sul rispetto, non sui sensi di colpa, l’idea di essere sopportati, di sapere che una persona sta con qualcuno non per scelta ma per pena, è squallido. E quando capita di vivere la separazione come un dramma, e non mi riferisco esclusivamente a quello  coniugale, con grande tristezza e malinconia, a volte  si perde il rispetto per se stessi, si perde la dignità…

…parola che non s’impara a scuola né sui libri, ma sulla propria pelle.

Dignità è una parola chiave nei rapporti affettivi, fondamentale ma, a volte, ignota a molti che forse non hanno visto nessuna persona dignitosa nel corso della loro vita: un padre assente, una madre che
ha sopportato in silenzio con rassegnazione qualsiasi sopruso, persone cresciute senza mai pronunciare questa parole, termine lasciato fuori dal vocabolario perché troppo costoso e impegnativo.

Per avere dignità occorre essere generosi con se stessi, bisogna spendere tanto per conquistarla. Forse non è molto dignitosa la signora che esce dall’aula del tribunale con gli assegni dell’ex marito industriale: il “risarcimento” per essergli stata accanto, mentre lo è chi rinuncia a tutto , si rimbocca le maniche, felice e orgogliosa di riuscire a farcela da sola senza quegli “sporchi” denari… Un insegnamento etico che dobbiamo trasmettere prima di tutto ai figli, che quando arriveranno a vivere situazioni simili, difficilmente dimenticheranno….

Marco Marcelletti