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Mentre il governatore Draghi scrive alle banche per la portabilità dei mutui, il ministro Tremonti chiede loro sacrifici per risanare l’economia. Come reagiscono i consumatori?


 

 

Siamo alle solite. Il muro è di gomma e le possibilità di penetrarlo attualmente sono poche.

Non disperiamo ma è bene sapere come stanno le cose e prendere atto del fatto che, nonostante sia trascorso un anno dall’entrata in vigore del decreto Bersani convertito nella legge n. 40/2007 e le recenti precisazioni contenute nella finanziaria 2008, ancora oggi risulta quasi impossibile ricorrere alla portabilità del proprio mutuo con surrogazione dell’ipoteca a costo zero, senza penali, costi di istruttoria e perizia imposte sul nuovo finanziamento.

Sono, infatti, solo (?!) 3,2 milioni le famiglie frodate dalle banche che sulla portabilità dei mutui non hanno applicato il decreto Bersani; per questo motivo si è mosso il governatore Draghi in persona, che in una lettera inviata all’ABI, Associazione Banche Italiane, invita gli istituti di credito ad osservare le norme vigenti in materia.

Ma le banche ascolteranno? I dubbi sono tanti, anzi è una certezza il fatto che finora hanno fatto le orecchie da mercante, noncuranti delle leggi e delle proteste delle associazioni dei consumatori che più che mai insorte contro i soprusi, invitano Draghi ad inviare ispezioni per monitorare le illegalità ed i comportamenti fraudolenti che hanno arrecato gravissimi danni alle famiglie italiane.

Non è un mistero che gli istituti di credito hanno voltato le spalle ai consumatori, impedendogli di rinegoziare o trasferire i mutui a titolo gratuito, come la legge impone, pardon…imporrebbe.

La probabilità di vedere applicate le norme esistenti che stabiliscono uno stop allo strapotere delle banche è di appena il 3-4%.

Perché? Forse le banche sono al di sopra della legge? Il problema, secondo le associazioni dei consumatori, è che Bankitalia dovrebbe imporre alle banche doverosi risarcimenti a milioni di cittadini che sono in sofferenza e ad un passo dall’insolvenza.

Oltre al decreto Bersani, anche la finanziaria 2008 si è occupata del problema, inserendo una norma, di cui però ancora non è stato emanato il decreto attuativo, che dovrebbe venire incontro a chi è in difficoltà a ripagare il mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale, chiedendo la sospensione del pagamento delle rate per non più di due volte e per non più di 18 mesi.

Di fronte all’inosservanza delle norme da parte delle banche, l’Antistrust lamenta l’inesistenza di sanzioni specifiche, in quanto le stesse multe (poco onerose) che può infliggere l’Antistrust stesso, sono un’inezia nel mare magnum bancario.

Ma il fatto è che le banche, oltre ad essere allergiche alla concorrenza, lo sono pure alla trasparenza, infatti, solo in alcuni casi consegnano ai clienti ( in base ad un’indagine effettuata, su 168 sportelli visitati, solo 68 lo hanno fatto e anche di malavoglia) strumenti utili, come il modello Esis, per confrontare le offerte di mercato.

Questo modello è standardizzato, ma allo stesso tempo è personalizzato nei contenuti perché in esso compaiono i dati e le esigenze del richiedente il mutuo. Ma l’elemento fondamentale dell’Esis è l’Isc, l’indicatore sintetico del costo del finanziamento, che comprende le spese per interessi, istruttoria ed assicurazione. Solo comparando gli Esis dei vari Istituti di credito, si può arrivare a scegliere quello che offre maggiori convenienze per la stipula di un contratto di mutuo.

Ma in barba alla legge sulla trasparenza bancaria del 2003, le banche non consegnano quest’Esis, e neanche sono tenute a farlo per legge, visto che l’obbligo normativo di imporlo è fallito, dopo che l’Unione Europea lo aveva inserito in una raccomandazione del 2001, a cui però non è mai seguita una direttiva con la quale recepirla nell’ordinamento italiano. Per il momento, i consumatori possono solo appellarsi al Codice Europeo di condotta per il credito ipotecario, in vigore dal 2002, e concordato tra le associazioni europee dei consumatori e quelle del settore creditizio (per l’Italia dall’Abi). Quasi tutte le banche italiane hanno aderito, ma gli impegni sulla trasparenza delle condizioni e sulla compatibilità delle offerte sono ampiamente disattesi.

Eppure il codice obbliga, anzi obbligherebbe, gli istituti di credito, quando offrono mutui ai consumatori di fornire una doppia informativa, una di tipo generale (nome dell’istituto, tipo di mutuo, tassi d’interesse etc), in modo da consentire il confronto anche tra banche di diversi paesi dell’Ue, ed un’altra di tipo particolare attraverso l’Esis. Ma pure se vincolate, dunque, ad un codice volontario, le banche rifiutano di fare ciò che hanno loro stesse concordato; solo in presenza di forti e pesanti sanzioni, finora inesistenti, le banche rispetteranno la legge.

Uno spiraglio di metterle in riga proviene dal nuovo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che durante l’ultima puntata del programma “In mezzora” di Lucia Annunziata, tra le altre cose, afferma che le difficoltà economiche dell’Italia non possono ripercuotersi su chi percepisce redditi bassi, ma al contrario, dovranno essere le banche e chi incassa le rendite petrolifere a fare sacrifici, “le banche dovranno pagare qualcosa in più di tasse, se non faranno pagare meno i mutui alle banche.”

Un’altra affermazione da propaganda governativa o effettivamente una chiara intenzione politica volta a tutelare i consumatori-cittadini ed i loro risparmi?

Solo le prossime mosse del nuovo governo in questo settore potranno rispondere a questo interrogativo.

Ma quali sono i risvolti psicologici dei consumatori/risparmiatori?

Certo che il morale non è alle stelle, considerato il fatto che sono lasciati soli, almeno fino ad ora, proprio dalle istituzioni che dovrebbero tutelarne i diritti.

La rabbia si mescola alla delusione, alla consapevolezza della presenza di poteri forti e della prevalenza della logica del profitto, da raggiungere sempre e comunque, anche in violazione manifesta della legge che, invece, gli riconosce la titolarità di diritti.

Si radica sempre di più, dunque, la convinzione, che a farla franca sia sempre chi ha più potere, mentre cresce il senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni politiche che, diversamente forse a come avviene, almeno attualmente, dovrebbero fare da tramite tra le esigenze della gente comune e le offerte di servizi.

Il rischio concreto è la cristallizzazione del senso di impotenza da parte di chi subisce i soprusi del più forte dal punto di vista contrattuale, con conseguente, eventuale insorgenza di stati d’ansia, associati a sensazioni di instabilità emotiva, in mancanza di una via d’uscita a breve o a medio termine che risolva il diminuito potere d’acquisto del salario anche in presenza di una consistente rata di mutuo e, con il crescere dell’inflazione.

Al contrario, una presa di posizione forte e decisa da parte del nuovo esecutivo in questo settore, nella direzione dell’affermazione e tutela dei diritti, può stabilire quella condizione di equilibrio e di parità mai esistita da parte dei consumatori nei confronti delle banche.


Maria Cipparrone (avvocato)