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Apparire o essere?


 

Counseling – 5

In una società come la nostra, spesso, per apprendimenti scorretti, ci troviamo ad essere esempio di una cattiva educazione del saper vivere, nel rispetto di noi stessi e degli altri, nel tentativo di raggiungere uno stato che tenda al benessere, per quanto concerne il rapporto con la nostra identità prima e con l’individualità e la collettività poi.

Si finisce, sovente, col diventare schiavi di luoghi comuni, in virtù dell’apparire e non dell’essere per cui, nel sentirsi calpestati dal prossimo, si può cedere alla evocazione, nonché all’utilizzo, a volte improprio, della parola “orgoglio” e di un’altra considerata, erroneamente, sinonimo di questa e cioè “dignità”.

Se andiamo a cercare sul dizionario il significato di tali termini, troviamo:

ORGOGLIO: Esagerata valutazione dei propri meriti e qualità.

DIGNITA’: Stato o condizione di chi (o di ciò che) è o si rende meritevole del massimo rispetto- Rispetto di se stesso

Come si può notare, la confusione che spesso si genera tra i due termini è assolutamente imperdonabile poiché essi hanno, in maniera netta, un significato diverso:

  • il primo, e cioè l’orgoglio, mette in discussione il proprio valore da difendere dall’attacco e nel rapporto con gli altri.


Riguarda l’individualità e la collettività.

Ha a che fare con il rispetto che gli altri ci portano

  • il secondo, e cioè la dignità, è uno stato, una condizione che riguarda il rapporto con se stessi; si costruisce giorno dopo giorno e prescinde dal rapporto con gli altri e quindi dal loro giudizio.

Riguarda la propria identità.

Ha a che fare con il rispetto che ognuno porta a se stesso

In base alla consapevolezza del proprio valore e molto ci aiuta nel difficile compito di costruire una solida autostima. Se si perde la stima di sé o non si riesce mai a costruirla, non ci si valuterà in positivo.

Vale sicuramente la pena di lottare e di impiegare energie per difendere la propria dignità che, di per sé, si presenta sempre in una veste positiva in quanto denota nobiltà d’animo e manifesta nell’individuo una totale assenza di ricerca del compromesso.

La dignità ci costringe continuamente a fare i conti con noi stessi perché riguarda tutto ciò che riflettiamo allo specchio dal di dentro, dal profondo, dagli anfratti più nascosti del nostro modo di essere.

Non si può parlare invece, ad ogni costo, di orgoglio positivo…. Si può parlare, più correttamente, di fierezza del proprio valore, riconosciuto dagli altri e dalla società. L’orgoglio, in effetti, basandosi su una eccessiva stima di sé, e quindi non rispondendo alla vera realtà, si manifesta in soggetti alquanto negativi, che costruiscono sì un’autostima, ma basata su elementi inconsistenti e poco tangibili tanto da scadere nella presunzione e, ancor peggio, nell’arroganza, definita infatti da alcuni dizionari come esagerata opinione di sè.

L’orgoglioso, presenta aspetti negativi; ci appare come persona rigida, non disponibile alla conciliazione, presa dal suo egocentrismo e ferma nella convinzione di essere superiore agli altri. Egli dà sicuramente più importanza al rispetto per sé che gli viene dall’esterno che non a quello che egli stesso dovrebbe portarsi.

Il dignitoso, al contrario, è senz’altro un essere umano che evidenzia aspetti positivi, che dimostra di aver superato le fasi transitorie in cui invece si trova l’orgoglioso. Egli è conciliante e, conoscendo il rispetto di sé, sarà maggiormente in grado di rispettare gli altri.

Come in ogni aspetto della formazione dell’individuo, anche per quanto concerne l’orgoglio e la dignità, presenti in ognuno di noi, gioca un ruolo importante l’educazione e gli apprendimenti che si ricevono nell’ambito familiare. Quanto più un ambiente familiare sarà regolato da atteggiamenti autoritari, tanto meno si tenderà ad alimentare e far crescere la dignità nell’individuo che vive in un clima di mancanza di rispetto, in cui è facile convincersi di “non meritare” ed in cui la “ferita nell’orgoglio” si lacera ogni giorno con nuovi squarci.

E’ importante sostituire l’autoritarismo con l’autorevolezza per far sì che il bambino, nel suo percorso di crescita, impari, stimolato e rispettato dai genitori, a prendere le giuste decisioni, piccole o grandi che siano, ne verifichi l’esattezza e l’efficacia, in modo da saper riconoscere il proprio valore e da prenderne consapevolezza imparando a rispettare se stesso per gli obiettivi raggiunti, accrescendo quindi l’autostima e acquisendo la coscienza del “meritare”.

 

Stefania Labate