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No problem, ora ci pensa la biogenetica…


 

Pubblicati sul numero di giugno della rivista scientifica Nature i risultati di una ricerca condotta sulle arvicole, piccoli topi vegetariani

 

Si prospetta un futuro gramo per i vari dongiovanni e casanova. Potrebbe essere un gene a trasformarli in maritini fedeli tutti casa e pantofole. Si tratta del gene per il recettore della vasopressina, che agisce sulle zone cerebrali dove risiede il piacere inibendole o regolandole.

La scoperta è stata effettuata da un’equipe di ricercatori dello Yerkes National Primate Research Center della Emory University capeggiata da Larry Young, in collaborazione con il Centro per le neuroscienze comportamentali di Atlanta. L’equipe ha messo a confronto due diverse specie di arvicole, la Microtus pennsylvannicus, tendente alla promiscuità e la Microtus ochrogaster viceversa rinomata per la propria tendenza monogamica. Anzitutto i ricercatori hanno riscontrato una diversa produzione congenita del gene, che è maggiore nella prima specie e minore nella seconda e poi sono passati ad innestare il gene con un vettore virale sul tessuto nervoso delle due specie.

Risultato:

i primi hanno mostrato comportamenti di coppia più tranquilli dal punto di vista affettivo e sessuale, mentre i secondi, che hanno visto aumentare attraverso la stessa tecnica di manipolazione genetica il gene presente nei centri della gratificazione e del piacere, hanno cominciato a comportarsi come veri e propri topolini donnaioli e “sciupafemmine”. Ora da qui a passare subito a quella che potrebbe essere l’applicazione pratica della scoperta sull’uomo ce ne corre, poiché le caratteristiche del cervello umano sono ben più complesse, anche se è dimostrato che pure nell’uomo, come nei roditori, sono le stesse zone del cervello ad attivarsi quando scatta la dinamica dell’innamoramento (o della tossicodipendenza). Non si può quindi escludere a priori una potenziale importanza dell’uso di questo gene nel regolamentare i comportamenti sociali dell’uomo. Inoltre, afferma Young, questi studi avranno ulteriori e importanti risvolti in campo medico poiché potrebbero indicare i meccanismi neurobiologici alla base di alcuni disturbi del comportamento o di problemi di socialità, nonché di malattie come l’autismo.

Insomma, sarà un gene a far dormire sonni tranquilli ai partners più gelosi e malfidati?