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Vi è mai capitato di valutare quante persone, intorno a noi, si lascino vivere piuttosto che tentare di attivarsi a vivere? Sembra di trovarsi in un’epoca in cui lottare è una cosa che appartiene ad un passato ormai lontano. La natura, maestra indiscussa di vita, avrebbe tanto da insegnarci se solo noi avessimo l’umiltà e la pazienza di apprendere, infatti, sin dalla notte dei tempi ogni creatura appartenente al mondo animale o a quello vegetale ha dovuto sempre lottare per conquistare i suoi spazi, non si capisce, allora, come mai oggi la musica debba cambiare. I sociologi e gli psicologi hanno utilizzato fiumi di parole per riempire migliaia di pagine sull’argomento, nel tentativo di offrire le proprie conoscenze in tale direzione. Le conclusioni a cui si è pervenuti francamente ci lasciano un pò perplessi, infatti, si è attribuita questa passività dell’individuo ad un fenomeno socio culturale postmoderno! Pensiamo, forse peccando di presunzione, che la nostra epoca offra lo smarrimento più assoluto dovuto all’appannamento del ruolo di centralità dell’essere umano. A riprova di quanto asseriamo rimane il fatto che l’uomo ha imparato a cercare fuori dal sè, attraverso l’identificazione e l’emulazione, che non conducono, a parer nostro, ad una giusta crescita attraverso una corretta ricerca e, perché no, ad un convincimento dei propri mezzi: insomma, consapevolmente o inconsapevolmente troppo spesso si giunge all’erronea conclusione che l’altro è meglio di noi! … PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.



… ma, anche l’essere umano presuntuoso, l’io so tutto, per intenderci, è vittima illustre della propria fragilità e della propria insicurezza. E si, infatti, colui che sa di sapere, o, meglio, chi afferma di sapere, tenendo un atteggiamento fastidiosamente spavaldo verso il mondo esterno, nella realtà del suo mondo interiore, (al quale non può sottrarsi) è come un bambino indifeso di fronte all’orco cattivo: ha paura! E si possono avere tante paure, quella di non riuscire, quella di non essere in grado, quella di avere troppi limiti o una scarsa conoscenza, tutte riconducibili ad un mancato o non corretto sviluppo della propria personalità. Infatti, l’essere umano correttamente formato sa che avere paura non rappresenta una cosa disdicevole, bensì un momento di riflessione profonda che precede la ricerca delle motivazioni e, nella maggior parte dei casi, la risoluzione di determinate paure. Infatti, a ben guardare, per ogni cosa c’è un perché, ma bisogna cercarlo per poterlo trovare. Socrate sosteneva che “la ricerca del significato dei momenti della vita partono dalla ricerca del sé perché ciascuno vive quel momento con quello che ha dentro”. Già, ma se dentro, ovvero, dentro noi stessi, non abbiamo nulla come facciamo a vivere quel momento? Ecco spiegata la frase iniziale di questo editoriale. Per poter vivere bisogna conoscersi, ma per conoscersi bisogna sacrificarsi allo studio profondo di se stessi; una volta che si è intrapreso il cammino della conoscenza, ci si renderà conto di essere in grado di gustarsela quella vita che ci troviamo a vivere quasi per caso. Allora si capiranno tante cose. Fra le quali quella che, lottare per conquistare un obiettivo, significa dare un senso alle nostre esistenze; è importante, però, capire che occorre lottare con i propri mezzi e non con quelli degli altri, e, questo sarà l’indice della maturità di ciascuno di noi. La vita, del resto è come una palestra dove ci si esercita in qualsiasi momento: bisogna fare gli esercizi giusti per ottenere risultati corretti oltre che sperati, e, l’esercizio della propria volontà ne rappresenta un valido esempio consentendoci di poter lottare per l’acquisizione di un risultato. Forse è proprio su questo che la nostra società dovrebbe cominciare a riflettere piuttosto che perdersi nella ricerca dell’effimero e del vacuo: ma, questo è solo il nostro umile pensiero, voi cosa ne pensate?