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Questione di punti di vista?


All’indomani dell’approvazione delle norme sulla patente a punti inserite nel nuovo codice della strada, riceviamo e pubblichiamo questo articolo. Precisiamo che questo web-magazine non assume alcuna responsabilità per il contenuto dello stesso, che resta un punto di vista personale dell’autore. Lo spirito che ispira la nostra linea editoriale è, come sempre, quello di offrire la nostra piattaforma giornalistica a quanti ritengano di poter dire la propria in un’ottica collaborativa e fattiva di chi, in possesso delle adeguate competente, sia rivolto verso il corretto e positivo uso del libero pensiero.

“Tutela dei diritti e libertà fondamentali, poiché nulla può giustificare regimi o tirannia. il Parlamento ha approvato una riforma del Codice della strada contenente, tra l’altro, norme sulla cd patente a punti ,si dice ispirate a garantire la sicurezza della circolazione stradale. Ma la realtà è più complessa; per questo tento di riassumere alcuni aspetti. Soccorrono, in questo tema le osservazioni nel saggio” Lo Stato criminogeno” del Prof. Giulio Tremonti, il quale svolgendo una ampia analisi economico politica, critica fortemente il nostro Stato, giacobino, poi degenerato dal principio originario “tutto è libero”, che tutto vorrebbe controllare; denuncia l’esistenza di uno stadio terminale ed estremo di un complesso fenomeno di crisi giuridica prodotta dalla dissociazione tra Stato e società, tra legalità e realtà, produttrice di effetti criminogeni, e tenta di delineare un manifesto liberale per ritrovare la via dello sviluppo, oltre che dell’equilibrio. Solo per accennare a qualche altro dettaglio, ma qui interessa la constatazione di fondo, la sua valutazione parte dall’enorme debito pubblico italiano, che ha finanziato, e perciò consentito, lo sviluppo abnorme dello Stato, che a sua volta si è espresso in forme crescenti di integralismo giuridico, abbinato a corruzione politica, presenza totalitaria dello Stato come causa e moltiplicazione di corruzione; democrazia del deficit di democrazia; confusione tra veri e presunti doveri sociali. Fattori criminogeni sono la democrazia bloccata, la partitocrazia strutturata, la mercificazione della politica, la malavita elettrice, i bassifondi al governo, l’orgia legislativa, la presenza totalitaria dello Stato come causa di corruzione, nuova ideologia e funzione degli strumenti di repressione penale. Dunque, lo Stato ,anche secondo molti analisti, è criminogeno; prova lampante è la recente statuizione del cd indultino, che è prova del riconoscimento statuale dello scompenso tra rei sostanziali ,numerosissimi ,a cominciare da moltissimi vip o leader, e rei effettivamente puniti; lo è, però, anche verso i guidatori, e sembra più che equo, nonchè legittimo, che lo stesso Stato ne tenga il debito conto . E’ noto come lo “Stato” spesso abusi dei suoi poteri di amministratore del “condominio Italia” per intromettersi nelle proprietà e diritti dei condomini :tutto ciò è vietato dalla Costituzione e dai trattati sui diritti umani e civili individuali. La Costituzione attribuisce la sovranità al popolo ,e non a despoti ;e stabilisce che tutti, il legislatore ed i Governi, per primi, debbano rispettare la libertà, la dignità,la personalità di ciascun essere umano ,la cui prima espressione è costituita da spazi di libera scelta per quello che concerne i contenuti volta a volta ricorrenti dei suoi diritti fondamentali e naturali sulla terra, anche questa non di proprietà degli “eletti”, a vario titolo. Per quanto riguarda il codice della strada, esso in origine era solo un complesso di regole convenzionali prive di autonoma sanzione; si è sempre più trasformato in un complesso di sanzioni, con un marginale gruppo di regole, pur non avendo necessità di essere munito di autonome sanzioni, in quanto collisioni e danni sono già disciplinati da norme di diritto comune (maggiori dettagli sono reperibili nella pubblicistica, come in “Storia della disciplina della circolazione stradale” di F.sco Garri, collana M.Duni).Da ultimo, i legislatori hanno cercato di superare se stessi nell’inventare supplizi, invece che servizi, per i guidatori: hanno inasprito le sanzioni (da tempo ,comunque soggette alla scala mobile) e a chi chiedeva viabilità, hanno risposto togliendogli…la patente, come se circolare fosse una concessione regalata del principe, e non un diritto fondamentale ed imprescindibile di ogni persona, in uno Stato non dittatoriale. A tutti i motorizzati vengono sottratti, pertanto, contro gli art .li 1-2, 3,4-13,16-35,41,ecc Cost. non tanto punti, quanto libertà e facoltà di mobilità. Deve essere messo in evidenza che un uomo che non può pensare o viaggiare, non è un uomo libero. Quando si vuole ridurre in schiavitù, o restringere in carcere, un uomo, gli si nega l’informazione e gli spostamenti. Le due forme della libertà sono, tra l’altro, fra loro strettamente legate, perché viaggiare vuol dire conoscere e l’informazione non potrebbe essere raggiunta senza adeguati strumenti di diffusione. Proprio per questi motivi, le democrazie hanno fatto della libertà di movimento delle persone e delle merci uno dei principali diritti da tutelare e da favorire. La libertà di movimento viene prima di tutto, allo stesso livello del diritto alla salute, all’istruzione, alla libertà religiosa, in una visione generale del problema. Il sistema a punti è incostituzionale, non è quindi, una “strada” percorribile per la promozione della sicurezza stradale.( Potrebbero, quindi ,esservi eventuali richieste di risarcimento dei danni da inutilizzabilità incostituzionale di patente ;ex plurimis, per violazione art.li Cost.,1″l’Italia è Rep democratica” -ma i cittadini non furono preconsultati -, 2 “La Rep. riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. -3-“eguaglianza.e il pieno sviluppo della personalità umana”- riconoscendo la dignità sociale dei cittadini, rende necessaria una sfera d’autonomia che garantisca tale dignità, sottraendola a menomazioni cagionate da altrui interferenze,e postula la più ampia estensione e concreta estrinsecazione della sfera di libertà ed autonomia della persona -; 4-“riconosce e promuove le condizioni,il diritto, al lavoro “;13 -“la libertà personale è inviolabile…qualsiasi restrizione non è ammessa se non per atto motivato dell’AG”.-tutela la libertà personale ,anche in un senso più ampio di quella meramente fisica-,16-“ogni cittadino può circolare liberamente”..,17- “i cittadini hanno il diritto di riunirsi” ;18-.”di associarsi”,35 “lavoro”,41″diritto ad attività economica”). Le leggi ordinarie non possono modificare norme e principi costituzionali né porre limitazioni alla loro applicazione. Ciò, però, è quanto è accaduto con le norme denunciate, che hanno limitato l’applicazione dei principi costituzionali citati, rompendo il patto civile. Di recente, qualche spunto premonitore; Il TAR (r.o.n. 382-02) per la Lombardia, denunciò di incostituzionalità la disciplina di sosp. Patente,art.li 120-130 CdS, per reati ultra 3 anni, anche per violazione del diritto al lavoro (art. 4 Cost.), che risulterebbe compresso – sotto il profilo della possibilità di svolgere una attività anche attraverso l’uso di un mezzo personale di trasporto – in misura eccedente rispetto a quanto sarebbe giustificato da finalità di sicurezza;di recente la Corte Cost.sent 239 del 30-6-03, ha dichiarato assorbito tale rilievo nella dichiarazione d’incostituzionalità per eccesso di delega. Muovendo dalla considerazione del diritto alla dignità e libertà come diritto primario ed assoluto della persona, deve ritenersi dovuto il rispetto di esso in tutte le circostanze. L’interesse al mantenimento di quest’integrità si risolve nella pretesa a che i terzi, soggetti, sia di rapporti di diritto privato, sia di diritto pubblico, si astengano da qualsiasi comportamento che possa pregiudicarla. In termini tecnici si può dire che il diritto all’integrità della libertà e dignità, non astratto, ma di ciascun essere umano, si manifesta come un “diritto soggettivo”, il che vuol dire che si tratta di un diritto spettante all’essere umano anche in mancanza di un intervento di sostegno da parte del legislatore ordinario o della PA, anzi, anche contro; e che può essere fatto valere direttamente nei confronti di chiunque. Ma anche se si valuta la situazione sotto il profilo dei fatti,è, oltretutto ,evidente l’iniquità ed incongruità dei provvedimenti; quello di cui i motorizzati italiani avevano bisogno , chiedevano, fu spesso loro promesso, ed hanno già abbondantemente pagato nei decenni,23% dei tributi, per non dire dei vari prezzi di servizi e tariffe a consumo, erano adeguate infrastrutture, servizi e non decreti, repression
e; non è giusto che ,prima delle indispensabili infrastrutture, vengano disposte sanzioni per la trasgressione del loro utilizzo; queste nuove norme che tendono inequivocabilmente a criminalizzare i motorizzati, scaricando su essi le responsabilità d’uno sfascio viabilistico per la massima parte non ad essi addebitabile (i dati parlano di non più di 1 terzo a carico di infrazioni dei guidatori),suonano beffa ed oltraggio alle esigenze di sicurezza e servizio viabilistico dei cittadini, ancora una volta tradite e disattese sul fronte più importante, quello delle infrastrutture. Da recenti statisticheIstat-ACI, confermate da una indagine dell’associazione Altroconsumo, pubblicate sul “Corriere della sera” 27-5-03, 2 incidenti su 3 sono causati dall’inadeguatezza delle infrastrutture, per le quali grandi non rimane che riporre speranze nel forte impegno spesso dichiarato dal Ministro infrastrutture. Per circolare in maniera accettabilmente fluida ,ogni giorno ai motorizzati tocca arrangiarsi, essendo anche questo settore, come tanti altri, colpito da disfunzioni derivanti da mala gestio istituzionale, spesso trasgredendo le regole, esponendo in prima persona se stessi, poi, al rigore della legge. I citati provvedimenti costituiscono l’opposto di quanto i cittadini avrebbero diritto di esigere, alla luce dei doveri di imparzialità e buona amministrazione posti dalla Costituzione, che obbliga le Istituzioni a superare la cd civiltà delle regole, cioè il tradizionale ,ma perdurante malvezzo di ritenere esauriti i doveri di buona amministrazione creando norme, oggi, come ai tempi evocati con le grida dal Manzoni, verso una civiltà del servizio, nel presupposto che solo erogando con efficienza ed efficacia servizi (strutture, regole illuminate, cioè a favore dei cittadini, rispettose dei loro interessi, dignità, sfera di libertà, saggiamente applicate, buona gestione delle risorse pubbliche, ecc.), le Istituzioni legittimino la loro stessa esistenza davanti al cittadino,che non dovrebbe continuare a rimanere nel terzo millennio, suddito senza diritti e tutela. Ebbene, in quanto a servizi,i cittadini continueranno, permanendo l’insufficienza viabilistica, come tutti vedono e subiscono, anche attraverso l’alto costo delle RCA,a convivere con un consueto corteo di vittime e danni, ma dovranno pagare piu sanzioni e subire più vessazioni ingiuste, ancorché, si fa per dire,” legittime”, rimanendo, comunque, lontano il conseguimento delle istanze dei cittadini di incidenti zero ;la riforma, pertanto, si profila significativa soprattutto per scaricare la coscienza e soprattutto la responsabilità degli “Amministratori” . Questi ultimi, però, (a prescindere da eventuali benefici per la circolazione, che peraltro si potevano realizzare altrimenti e non possono mai giustificare la tirannide),invadendo la sfera di libertà e dignità (che significa rispetto di quello che essi sono e vogliono), dei cittadini, esorbitano dalle loro competenze di amministratori delle “parti comuni”; nè hanno titolo, in uno Stato democratico costituzionale, di intromettersi nelle singole “proprietà” degli individui, o espropriarne il diritto di vita, a guisa di sudditi. Incredibile l’inclusione nei punti, dell’uso di cinture di sicurezza o caschi, già oggetto di sanzioni amministrative pecuniarie, ove è patente la violazione liberticida del diritto di disponibilità del proprio corpo e salute, costituzionalmente tutelati (inoltre, ad es., spesso viaggiatori si salvano per essere stati sbalzati fuori abitacolo per non aver le cinture). I diritti costituzionali e naturali dei cittadini devono rimanere intoccabili e così la sfera di autonomia dei cittadini; tra questi vi è quello di circolare, che, pure esso, non può essere sequestrato, o subordinato ad autorizzazione del “Signore”. Chiunque abbia il coraggio di affermazioni oneste, in ogni caso, deve riconoscere che se tutte le norme del codice della strada fossero rigorosamente rispettate, come si sottende, la circolazione rimarrebbe semiparalizzata, e l’Italia pure. Ed allora, chi si vuole prendere in giro giocando con le regole? Non è possibile continuare ad essere considerati e trattati come polli da spiumare; è già una sanzione circolare ,o tentare di stazionare, sulle italiche strade; per la Liguria, di recente si è appreso dai Media che lo stesso Presidente della Giunta regionale ha deprecato la situazione di autentico permanente collasso. I guidatori italiani meriterebbero, per la maggior parte premi; fanno miracoli a destreggiarsi nelle ristrettezze e rischi nei quali li hanno messi i pessimi “servizi” delle Istituzioni: è necessario che siano le Istituzioni ad adattarsi ai cittadini; i soggetti “sofferenti” dovrebbero partecipare alla “cura”, che non deve loro essere imposta. Serve non curare, ma prendersi cura di loro, coinvolgendo in progetti articolati tutti i soggetti a formare una rete complessiva pubblico-privata che metta al centro i bisogni di ciascuno, utilizzando razionalmente le risorse disponibili e producendo cultura della sicurezza ,che attualmente, data la latitanza dello Stato e la caduta dei valori, poco esiste. Anche se i diritti inalienabili non possono essere soggetti a referendum, è evidente che, almeno, su norme così pesanti non si doveva procedere tramandole alle spalle dei cittadini ,senza preventivo referendum, che avrebbe dovuto avere maggioranza non inferiore a quella necessaria per leggi costituzionali. Ma anche passando dal profilo deontologico a quello ontologico, i conti non tornano; così alcuni ritengono, comunque, che bastava applicare veramente le norme che c’erano già; semmai, sarebbe stato meglio utilizzare i punti da sanzione ,non per alleggerire la patente ,ma per appesantire, ad esempio, il malus dei contratti RCA, a fronte d’un più accentuato rischio soggettivo d’incidente e delle grosse esigenze di cassa del settore rca. Anche deprecabile il continuo mutamento di norme così delicate come quelle di comportamento stradale e la pretesa di applicazione immediata, quando per esse è necessaria non la semplice lettura, ma la assimilazione intellettiva ed automatizzazione comportamentale nel tempo. Gli stessi agenti contestatori, abbiamo visto in servizi televisivi di cronaca, sono costretti ad utilizzare un calepino per ripassarsi le norme, non riuscendo a star dietro alla frenetica evoluzione legislativa. Il legislatore che si permette la licenza di scambiare per modifica…del tasso di sconto, la disciplina dei costumi circolatori, dai guidatori ne pretende, invece, l’immediata apprensione. La vacatio delle leggi, (e le problematiche della cd presunzione, più esattamente finzione, di conoscenza) in ogni caso, dovrebbe in generale non essere inferiore a 5 mesi; il fatto che nessuna riforma sia avvenuta su detti temi, come se i cittadini non avessero altro da fare che leggersi ogni giorno la ipertrofica ed incomprensibile Gazzetta Ufficiale, la dice lunga su come il legislatore, anche quello del 3° millennio (siamo fermi all’art 1 preleggi 25-6-1865,il quale recita “Le leggi promulgate dal Re, divengono obbligatorie nel decimo quinto giorno dopo la pubblicazione”), consideri i cittadini: sudditi. Il costituzionalismo avrebbe dovuto porre rimedio ad abusi come i lamentati: la storia insegna che spesso ciò non avviene, anzi le Costituzioni non fanno a tempo ad essere pubblicate, che vengono messe a tacere da un fiume incontrastato di violazioni del patto sociale fondamentale, che essendo enorme e sistematico spesso scoraggia e fiacca le reazioni degli indifesi cittadini .Sull’onda del malvezzo, abbiamo già assistito alla statuizione di sanzioni penali per chi maltratta gli animali, quando il Signore della natura è l’uomo, ed essa non appartiene allo Stato, o di sanzioni per l’uso di droga, divieti di bioetica legislativa, vincoli d’etica legislativa, ecc.(in questi giorni in un noto sito ci si è domandati a chi serva, e a cosa, questa ondata di moralismo coattivo in casa altrui, quindi di regime). Ora tocca ai diritti dei guidatori; che non sono nemici da sconfiggere, ma cittadini da aiutare in una difficile attività; I guidatori possono essere co
involti in un processo di cambiamento: non costretti”.Vi è da sperare che il Capo dello Stato respinga al Parlamento il contestato provvedimento legislativo, chiedendo nuova deliberazione sulla cd patente a punti in base all’art 76 Cost.

Distinti saluti.

F.sco Battaglia”