Per imparare a decodificare i pensieri altrui, senza bisogno di ascoltarne le parole!
Lo spazio che circonda il nostro corpo non è vuoto, come siamo soliti pensare, ma è occupato dallo “spazio personale” cioè da un’area non visibile utilizzata nella relazione con gli altri. Essa viene vissuta come appartenente al soggetto e, quindi, difesa e personalizzata. Se tale spazio viene violato o invaso da altri può provocare sensazioni di disagio, di intolleranza o addirittura reazioni aggressive. Nelle situazioni di sovraffollamento, oggi molto frequenti, la riduzione dello spazio personale può provocare stress ed aumento dell’aggressività, se non si verifica un certo livello di adattamento e tolleranza.
Esiste, dunque, un rapporto tra spazio e individuo influenzato da caratteristiche individuali, elementi fisici dell’ambiente, fattori sociali e culturali. Lo studio del comportamento spaziale di un individuo aiuta a comprendere meglio gli aspetti della sua personalità, gli atteggiamenti, i suoi condizionamenti culturali e sociali.
Gli elementi del comportamento spaziale sono:
- la vicinanza;
- l’orientazione;
- il comportamento territoriale;
- il movimento nell’ambiente fisico.
La distanza esistente tra due persone determina la vicinanza che può essere letta in chiave di comunicazione non verbale da parte di uno degli interagenti o da ambedue. La prossemica, cioè il rapporto tra comunicazione ed uso degli spazi interpersonali, fissa addirittura le distanze tra le persone comunicanti:
- distanza intima – da 0 a 45 cm.;
- distanza personale, cioè tra conoscenti che si sentono a proprio agio – da 45 a 120 cm.;
- distanza sociale (nei rapporti formali) – da 120 a 365 cm.;
- distanza pubblica (incontri di lavoro, seminari ecc.) da 365 a 700 cm.
La zona intima è la più vicina al nostro corpo; in essa si verificano diversi fenomeni emozionali, per cui possono accedervi soltanto persone con le quali si sia stabilito un rapporto di intimità. Viene percepito come aggressore chiunque invade tale spazio senza consenso. E’, quindi, molto importante, nel rispetto dell’altro, cercare di non violare la sua zona intima. L’intrusione deliberata nella zona di intimità altrui è un mezzo strategico durante gli interrogatori dei prigionieri per privarli di ogni tipo di difesa costringendoli a sottomettersi.
Alla zona personale possono accedere familiari, amici, colleghi e tutte quelle persone con le quali di solito si hanno rapporti di affabilità. Tale zona non può essere invasa senza aver prima verificato la disponibilità dell’altro perché l’invasione arreca disagio o fastidio a chi la subisce. Il disagio aumenta quando l’invasione diventa più grave. Alcune persone di status sociale superiore non gradiscono che il proprio spazio personale (scrivania o altro) venga invaso con parti del corpo od oggetti altrui.
La zona sociale, normalmente, è quello spazio riservato ai contatti sociali meno profondi, più convenzionali e formali. In questa zona non si parla di problemi intimi ma di lavoro; non ci si confida, ma si offre consulenza, si trattano affari.
La prossemica studia l’uso dello spazio in situazioni sociali e culturali differenti. Secondo tale scienza alcune culture (per esempio quella inglese) frappongono molto spazio tra il sé e l’altro da sé, mentre altre (come gli arabi) lo annullano. Nella nostra cultura, accettiamo solo in modo transitorio la vicinanza dell’altro. Al contrario la cultura araba considera la vicinanza stretta non come una richiesta di intimità, bensì come un modo per conoscersi meglio, grazie allo scambio di informazioni non verbali captabili attraverso l’odore, il calore, i movimenti di adattamento del corpo. Mentre nella nostra cultura una persona non si sognerebbe mai di sedere accanto ad un altro in un autobus semivuoto, gli arabi, invece, in una situazione analoga, siedono l’uno accanto all’altro.
La vicinanza diminuisce le convezioni sociali ed aumenta la possibilità di coinvolgimento emotivo; al contrario la lontananza permette il distacco emotivo segnalando le diverse posizioni sociali.
Al di là della distanza sociale si situa la zona pubblica che caratterizza le occasioni pubbliche come cerimonie, conferenze e spettacoli. Tale distanza è regolata, di solito, da precisi protocolli (la distanza che separa l’insegnante dalla classe, il manager dei dipendenti, l’oratore dal pubblico). La zona pubblica, come le altre zone, va sempre rispettata a meno che non si stabilisca un coinvolgimento di tipo diverso. Capita spesso che alcuni personaggi pubblici (attori, cantanti, calciatori ecc.) si infastidiscano quando i loro fans tentano di avvicinarsi a loro per stabilire un contatto più intimo.
Durante un’interazione, se si vuole comunicare bene con l’altro, bisogna rispettare i suoi segnali di distanza. Esistono persone, per lo più psicologicamente fragili, rigide od oppositive, che vivono ogni avvicinamento come una forma di invasione e di limitazione della propria personalità. Al contrario altre, assillate dal costante bisogno di sentirsi accettate, sono portate inopportunamente a valicare confini che non dovrebbero essere superati, non rendendosi conto che tale bisogno può essere soddisfatto solo con il consenso dell’altro. Il bambino piccolo non ama gli spazi tra lui, le persone e le cose, sia perché non ha molti accumuli emotivi e sia perché non ha ancora introiettato norme sociali. Quando non sente più il bisogno di invadere lo spazio altrui con continue verifiche affettive, vuol dire che è passato alla condizione adulta.
Un altro elemento del comportamento spaziale è l’orientazione, cioè il modo in cui le persone si posizionano tra di loro: di fronte, di fianco o in altro modo. Essa può essere considerata un tipo di comunicazione non verbale.
- L’orientazione frontale permette di controllare sia le proprie espressioni che quelle altrui ed è un tipo di rapporto impegnativo sia in un confronto che in una competizione. Di solito una persona di status sociale più alto e dominante, si pone di fronte ad una di status inferiore mantenendo una maggiore distanza o sedendo dietro la scrivania per sottolineare la differenza.
- L’orientazione laterale è, invece, meno formale e viene per lo più agita in un rapporto collaborativo. Essa è indice di maggiore fiducia in quanto in questa posizione né si possono controllare visivamente le espressioni dell’altro, né si è sottoposti all’altrui controllo.
- L’orientazione angolare riflette un rapporto più fluido in quanto è molto più facile rivolgersi a chi sta alla nostra destra o alla nostra sinistra.
L’orientazione è influenzata dal gradimento: di solito si sceglie una posizione frontale con persone poco gradite; al contrario si adotta una posizione laterale fra amici. In una situazione di ostilità o pericolo spesso i maschi adottano, nei confronti dei soggetti dello stesso sesso, un’orientazione frontale accompagnata da sguardi frequenti. Gli individui, dunque, mantengono intorno a sé uno spazio personale, all’interno del quale gli altri non possono penetrare senza creare sensazioni di disagio. La gente appare, tuttavia, disposta a restringere al minimo il proprio spazio personale in particolari circostanze (treni ed autobus affollati, ascensori ecc.). Questo perché, a detta di Vine, gli individui in tali condizioni si percepiscono reciprocamente più come oggetti fisici che come persone.
Esiste poi un territorio personale, cioè un’area più vasta che ciascun individuo possiede, usa o controlla. E’ questo lo spazio della sua privacy o della sua intimità sociale. Del territorio personale fanno parte la casa, il giardino, l’automobile, l’ufficio, occasionalmente anche la stanza di un hotel, il tavolo di un ristorante o di una biblioteca ecc.
Alcune aree di spazio pubblico vengono utilizzate da bande di giovani o da gruppi particolari e considerate come proprio territorio (bar, pub, club, o addirittura angoli di piazze ecc.).Tali territori di ritrovo sono a volte difesi violentemente.
Il territorio personale può essere invaso in vari modi: con la vicinanza fisica, guardando o ascoltando, usando oggetti, sporcando o creando disordine. L’invasione provoca disagio o fastidio in chi la subisce, soprattutto se essa è più marcata. Di solito le persone cominciano a manifestare un po’ di disagio alla distanza di 70 cm.; un disagio moderato a 50 cm.; un disagio più accentuato alla distanza di 30 cm. Esistono comunque differenze individuali. Le donne si infastidiscono di più per le invasioni laterali in quanto le considerano una richiesta di affiliazione; al contrario gli uomini risultano più infastiditi da invasioni frontali che percepiscono come una minaccia. Lo spazio personale può essere variamente difeso: lasciando cappotti sulle sedie, libri od altri oggetti sui tavoli.
I movimenti nello spazio servono principalmente ad indicare l’inizio e la fine dei diversi momenti di un’interazione. Per interagire con una persona bisogna avvicinarsi sufficientemente al fine di parlare, essere ascoltati, mostrare il proprio volto. Il movimento è un chiaro segnale che si vuole interagire soprattutto se lo spostamento nello spazio è accompagnato dall’espressione del volto, dal modo di guardare e da ciò che si dice. Allo stesso modo si pone fine ad un’interazione allontanandosi o spostandosi e accompagnando tali movimenti con altri opportuni segnali non verbali e verbali.
Sperando che abbiate trovato interessante tale lavoro, vi invitiamo a farne un buon uso!