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Due premesse.

La prima.Non sarà un articolo per gli “addetti ai lavori”.

La seconda.Non si tratteranno gli aspetti dei singoli interventi, ma solo le impressioni sugli “interventori “e sul clima che si è respirato nella sala delle conferenze…

Sto frequentando un corso di aggiornamento in Roma molto tecnico – e solo per avvocati penalisti – grazie ad una borsa di studio che l’Unione Camere Penali Italiane mi ha assegnato, così come ad altri più o meno 30 Colleghi, di tutta Italia, su segnalazione effettuata dalla Camera Penale di Cosenza del mio nominativo. Sono il solo borsista calabrese presente, e come tale, sento la responsabilità del compito di portare la bandiera forense calabra.

Dico ciò non solo per auto-incensarmi ( esercitando questa professione ci può stare…visto che sono ancora un avvocato giovane ) ma, soprattutto, per qualificare questo intervento.

Tutti noi corsisti, anche su mio input (accolto dall’ottimo direttore scientifico del corso, insigne penalista di fama nazionale, ed illustre professore ), abbiamo avuto l’occasione di recarci al predetto convegno, sostituendo, così, una parte delle lezioni.

Da evidenziare che uno dei relatori, un vero “pezzo grosso”, in tutta la nazione, della procedura penale ed uno dei massimi teorici del Giusto Processo, ( sempre mercè il direttore scientifico del corso )il venerdì 4 aprile 2003 è venuto presso la scuola che frequento a tenere la lezione sullo stesso argomento che avrebbe trattato il giorno dopo al convegno, e, quindi, dopo averlo ascoltato, la maggior parte di noi ha assaporato e pregustato l’incontro successivo, attesi i partecipanti ed il loro elevato tasso qualitativo, in tutte e tre le categorie.

Arriviamo alle 15,00, e la sala è già gremita di “presenze tecniche” ( e chi altri poteva presenziare a quell’ora in un sabato d’aprile, a Roma? ); mi sono accorto, dall’odore che ho avvertito appena entrato, che il consesso era omogeneo; ma poi ho ascoltato, e parlato con molti dei presenti: ed ognuno mi indicava questo o quel famoso magistrato, questo o quel principe del foro, questo o quel politico che aveva detto la propria in materia di giustizia.

Eppure, mi è sembrato un processo senza le parti, senza toghe e senza aula, ma pur sempre un processo.

Perché? Questa domanda mi girava in testa, ma era del tutto ingenua.

Ma come potevo, infatti, pensare che alla prima uscita dal “Tempio” i sacerdoti si mostrassero per quello che erano?!

Dopo una serie di interventi, tutti molto misurati, molto specifici e ricchi di competenza, il clima, però, era diventato, attesa l’ora, davvero surreale, e l’attenzione era ormai svanita: ognuno aveva sostenuto la propria posizione riconoscendo nel ruolo quella dell’altro; ma gli unici che hanno scosso e svegliato l’uditorio sono stati il Presidente dell’Unione Camere Penali Italiane ed il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, che hanno dimostrato, ognuno dei due, di comprendere bene il rispettivo ruolo e quello dell’antagonista processuale, e di esserne competenti.

Intanto la tavola rotonda prosegue – sono le 18.30 – e mentre i due politici, che da buoni comunicatori di massa capiscono che la stanchezza aveva sopraffatto gli astanti, si avviano alla conclusione dei lavori, inizio a guardarmi intorno e mi soffermo sull’aspetto temperamentale di qualcuno, sulla comunicazione non verbale, sui gesti inconsapevoli che altri mi ha insegnato a decodificare, e mi accorgo che…

È un primo passo, è un’apertura, è un sentiero nel bosco i cui abitanti devono imparare a percorrerlo insieme; almeno, è questo, quello che io ho colto; è troppo semplice rilevare i disaccordi, i malumori, le battute ironiche su questo o quel concetto espresso da questo o quel relatore; è difficile, invece, individuare una possibilità di dialogo e di comunicazione (quest’ultima intesa nella accezione etimologica latina del termine: munus cum…= svolgere insieme un ufficio, un compito ) in questo contesto, laddove si tratti di un aspetto embrionale, ma, di certo, evolutivo verso quegli aspetti positivi miranti agli obbiettivi da perseguire nel campo della Giustizia, ed in particolare, di quello penale, che vuole, proprio attraverso l’attuazione del Giusto Processo , non a caso il tema del convegno ,

LA TUTELA COSTITUZIONALE DELL’UGUAGLIANZA DEL CITTADINO DI FRONTE ALLA LEGGE, NEL RISPETTO DELLE REGOLE CODIFICATE.

Dopo averci augurato buon week-end, esco e guardo il cielo di Roma, e mi torna in mente ciò che la mia compagna ( avvocato civilista e giornalista, inguaribilmente innamorata della città capitolina, dove si è laureata) mi ripete ogni volta in un tono piacevole, ed ogni volta nuovo: “…hai visto il colore del cielo di Roma… è di un azzurro unico ed inconfondibile.”

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