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Per capire la differenza fra il passato ed il presente aerospaziale, anche alla luce del disastro SHUTTLE!


Le missioni spaziali degli anni 70 venivano realizzate con veicoli non riutilizzabili, che andavano in gran parte distrutti.

Le navette spaziali Shuttle, invece, sono state progettate per compiere più voli e sono destinate al trasporto e alla messa in orbita dei satelliti artificiali, oppure al trasporto di laboratori e stazioni spaziali.

Lo Shuttle è composto da un veicolo simile ad un aereo, l’Orbiter, che entra in orbita e poi rientra a terra, da due razzi esterni recuperabili detti booster e da un gigantesco serbatoio esterno. Lo Shuttle è dotato di motori di manovra per controllare il volo in orbita ed il rientro.

Le fasi di volo sono 7


  1. Il lancio avviene in verticale, sotto la spinta del motore principale booster.
  2. A circa 50 km di altezza i booster si staccano, precipitando nell’oceano.
  3. A 100 km si stacca il serbatoio esterno, che si disintegra nell’atmosfera.
  4. Con il motore di manovra la navetta corregge l’orbita e raggiunge la velocità ottimale.
  5. Per rientrare la navetta si orienta in direzione opposta a quella del volo e accende i motori per allontanarsi dall’orbita.
  6. Al rientro nell’atmosfera, la navicella si surriscalda per l’attrito con l’aria e in alcuni punti raggiunge i 1500°C.
  7. Infine lo Shuttle atterra con volo planato e frena con l’aiuto di un paracadute.


Ma, l’ultimo evento catastrofico, la tragedia dello Shuttle Columbia, disintegratosi sabato nel cielo del Texas a pochi minuti dall’atterraggio con i suoi sette astronauti a bordo, ci suggerisce una serie di domande: era sicura la navetta più “anziana” della flotta NASA? Cosa può aver provocato questo disastro in una manovra che è considerata di routine?



Gli ultimi dispacci d’agenzia portano a galla un’atroce verità: la NASA sapeva che sarebbe accaduto il disastro (per via del danneggiamento di un’ala, al momento della partenza) ma non ha potuto intervenire in alcun modo. Vero o falso, sarà il tempo (ed un’accurata e onesta inchiesta) a stabilirlo. Si pensa anche a un errore umano, o a un problema tecnico, che abbia alterato l’angolo di rientro nell’atmosfera, o a qualcosa che abbia a che fare con l’età della Columbia, che volava dall’aprile 1981 e stava terminando la sua ventottesima missione. Gli esperti parlano di un danneggiamento degli scudi termici del rivestimento esterno dello Shuttle, che avrebbe provocato un surriscaldamento dell’ala sinistra durante la fase di rientro. Altre cause potrebbero essere: un guasto nei computer di bordo, un’esplosione nei serbatoi o nei conduttori di combustibili, l’impatto di un meteorite, un cedimento strutturale. Sotto accusa anche i mancati aggiustamenti strutturali a navicelle ormai vecchie, la carenza di controlli alle misure di sicurezza, il rifiuto di aggiungere allo Shuttle una cabina di “espulsione” per l’equipaggio in caso di emergenza.

Ci vorrà tempo per capire come si sia determinato questo disastro che ha scosso profondamente l’opinione pubblica ed è costato purtroppo la vita a sei americani (tra cui due donne) ed al primo astronauta israeliano.



 Rosa Maria de Pasquale ( Biologa – docente di anatomia, fisiologia e igiene)