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Questo è il titolo del convegno nazionale indetto dal Movimento Psicologi Indipendenti Mo.P.I. in collaborazione con la Federazione della Associazioni italiane di Psicoterapia F.A.I.P. svoltosi a Viareggio il 28.09.2002


 


Nella bella cornice di una Viareggio di inizio autunno, una folta rappresentanza di addetti ai lavori ha arricchito uno dei convegni più ricchi di interventi atti a discutere di metodologie e cure per il male dell’animo, in periodo storico caratterizzato da valori conflittuali e confusione del vivere.

La regolamentazione legale (Legge n° 56/89) prevede che lo psicoterapeuta in Italia, possa essere un medico o uno psicologo, che abbia seguito un training di specializzazione teorico pratica, della durata di almeno 4 anni, presso Scuole riconosciute dal M.I.U.R. (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), anche se poi, esiste, tuttavia, una deroga che riguarda gli specialisti in psichiatria e quelli in psicologia clinica (trionfo dei soliti poteri forti?)

Quella messa in evidenza durante l’assise, è stata la necessità di valorizzare l’evoluzione dell’attività “analitica” che, da classica attuazione di rimedi nei confronti di disturbi riportati da ogni testo classico di clinica psichiatrica, si pone come forma di interazione sociale ed individuale, in grado di esplicare una funzione terapeutica pianificata, mirante ad ottimizzare l’autogestione della personalità.

La figura del terapeuta, di conseguenza, deve assumere il ruolo di Counselor, nel senso di stimolatore per una valorizzazione dei propri potenziali inespressi, con una posizione oggettiva, autorevole e priva di pregiudizi.

Molte e variegate sono le ramificazioni che consentono allo psicoterapeuta di inserirsi ed integrarsi nel tessuto sociale contemporaneo (Gestione attività di marketing, CTU – Tribunali, Operatività nel contesto penale, sostegno e guida alla genitorialità, informazione e formazione nelle scuole, attività all’interno di organizzazioni istituzionali, attività nei Servizi Socio Sanitari, libera professione, etc.) e appositi DPR auspicano la collaborazione con i medici di medicina generale ed i pediatri di famiglia (veri e propri capisaldi nel rapporto diretto con i fruitori del servizio sanitario) e prevedono l’attivazione di veri e propri ambulatori di psicoterapia presso le strutture sanitarie pubbliche, accessibili mediante il pagamento di un ticket.

A proposito di razionalizzazione economiche, si è discusso, sempre durante il convegno, di come sia possibile conciliare l’autonomia della libera professione (senza l’ovvio condizionamento “protocollare” tipico delle amministrazioni pubbliche) con la possibilità di abbattimento dei costi a carico dell’utenza: dal cilindro del Segretario Generale del Mo.P.I. (Il Dr. Rolando Ciofi) è uscita la proposta già in fase di attuazione sperimentale, di convenzionamento della psicoterapia mediante opportune polizze di copertura assicurativa.

L’idea è molto buona, il prosieguo della sperimentazione attuativa ci evidenzierà le eventuali migliorie da apportare.


In conclusione dei lavori si è salutata positivamente l’iniziativa (pare l’unica, al momento, in Italia) che sarà prossimamente realizzata dall’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Cosenza, tesa a creare una commissione psicoterapia (composta da rappresentanti dell’Ordine dei Medici, medici di medicina generale, medici psicoterapeuti, psichiatri e rappresentanti dell’Ordine degli Psicologi) tesa a creare un dialogo con la Commissione Nazionale Psicoterapia istituita presso la FNOMCEO nel 2001 e, nell’interesse dell’utenza, a tessere una rete di collaborazioni nel rispetto dei ruoli specifici fra figure professionali differenti ma aventi come interlocutore, l’essere umano sofferente.

D’altronde, come diceva Ippocrate: “Rallegratevi dei vostri poteri interiori perché sono la fonte della vostra salute e della vostra perfezione”

G. M.