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Appunti del viaggio del Beato in Calabria


Ore 19,45 del 3 Giugno 1963: si concludeva il capitolo terreno di uno dei Pontefici più amati della Storia della Chiesa: Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli.

Molto è stato detto o scritto sulla figura di questo Papa che , nel corso di quello che avrebbe dovuto essere un Pontificato “di transizione”, finì col rivoluzionare l’impegno della Chiesa nel mondo.

Il suo aspetto bonario unitamente alla particolare attenzione prestata verso gli ultimi della società gli valsero l’appellativo di “Papa buono” sovente riduttivo se rapportato a ciò che di eroico ha compiuto Papa Giovanni in ordine alle virtù praticate durante i 5 anni di Pontificato.

L’attualità del Papa Bergamasco crediamo vada ricercata in almeno due caratteristiche salienti della sua personalità: la fede e l’umiltà.

Intanto, la fede: si racconta che quando era Patriarca di Venezia , ricevette la visita di un filosofo dichiaratamente ateo che, con fare a dir poco impertinente, apostrofò il porporato dicendogli: “Ma, Eminenza diciamocelo francamente, lei crede davvero all’esistenza di Dio?”. Per nulla scomposto il Roncalli rispose: “Lei ha ragione, io non credo in Dio , io Lo vedo”.

E non era, quella, una frase di circostanza se è vero che, come raccontato da un suo pronipote sacerdote, il Papa, nel pieno della crisi tra Stati Uniti e Russia , volle ritirarsi in preghiera dopo aver inviato un messaggio congiunto ai due Capi di Stato Kennedy e Krusciov. Dopo quasi tre ore di colloquio con Dio si alzò raggiante e , rivolto al pronipote, disse : “Non stiamo a preoccuparci tutto volgerà per il meglio” anticipando la pacifica soluzione della controversia.

Una fede, quindi, incrollabile che lo portava sovente a non preoccuparsi delle questioni apparentemente insolubili dinanzi alle quali preferiva andare a riposare, sicuro che tutto si sarebbe risolto grazie all’aiuto di Dio.

Una fede di cui tanto c’è bisogno in una società secolarizzata ed agnostica come la nostra , dove Dio non solo non lo si vede, perpetrando nel tempo l’ angoscioso interrogativo dell’Innominato dinanzi al Cardinal Federico (“Dio, se lo vedessi,se lo sentissi!), ma lo si ignora totalmente nella vita di tutti i giorni.

Accanto alla fede , lo stato di grazia che, in alcune circostanza fa arrossire quanti viviamo immersi nella ricerca del piacere a tutti i costi. Leggendo il “Giornale dell’Anima”, ad esempio, laddove il Roncalli fa una disamina delle sue possibili mancanze in ordine alla legge divina , al punto relativo ai peccati contro la purezza si trova scritto: “Nessuno”!

Una figura, pertanto, ancora tutta da riscoprire nell’attualità del suo esempio di “Parroco di campagna” avvezzo al sacrificio ed alla semplicità.

Non tutti gli amici lettori sanno, però, che Mons. Roncalli ebbe modo di conoscere a fondo la Calabria, da Cosenza a Reggio, da S. Marco Argentano a Cariati, da Sibari a Bova ecc.

L’occasione gli venne offerta dall’incarico affidatogli il 18 Gennaio 1921 di Presidente del Consiglio Centrale per l’Italia della Pontificia Opera della Propaganda della Fede.

Ciò emerge dagli appunti sul viaggio effettuato in Calabria dal 2 all’11 Novembre 1922, generosamente offertici da Mons. Loris Capovilla già Segretario Particolare di Giovanni XXIII.

Si tratta di un accorato resoconto autografo della tappe di questo suo lungo viaggio: dall’elenco delle stazioni ferroviarie ai mezzi di trasporto adoperati; dagli incontri previsti alle osservazioni sugli alloggi dove ebbe modo di essere ospitato.

La Calabria fu, dunque, nella mente e nel cuore del Papa Buono, come ci conferma Mons. Capovilla il quale sottolinea che, ogni qual volta un Vescovo calabrese veniva ricevuto in udienza, aveva di fronte a sé un Papa aggiornato e memore dei luoghi e della gente di Calabria.

PINO BARBAROSSA