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Come mai il colpo di fulmine ci scombussola di più, rispetto all’innamoramento “ragionato”? Perché, a volte, la lite rappresenta l’unico strumento di comunicazione? Sono questi gli argomenti discussi nell’incontro settimanale fra la musicista Alessia ed il suo amico psicoterapeuta. Origliate pure!


Caro “Doc”, aspettavo di poter continuare le nostre “chiacchierate” sull’amore, sono pronta con le mie domande.

Perché quando due persone si trovano (dopo essersi cercate), provano quelle sensazioni di “malessere” (batticuore, agitazione, “buco allo stomaco”…) che fanno capire loro che si stanno innamorando e perché nel tempo (anche immediatamente seguente) queste sensazioni si perdono?

La risposta è semplice ed anche breve. Quando due persone si incontrano e si trovano bene, si realizza fra loro un intenso scambio emotivo che satura gli elaborati di pensiero creando un’alta tensione all’interno; noi potremmo dire che queste due persone sono stressate dal punto di vista sentimentale; Stressate perché hanno bisogno di adattarsi allo scombussolamento che si è creato nel proprio mondo interno, per la presenza della persona nuova, per il piacere di stare insieme. Tutto questo crea uno sconvolgimento delle abitudini della vita personale di entrambi; il risultato è un coinvolgimento del sistema nervoso vegetativo che crea poi quei malesseri di cui mi hai parlato: la sudorazione intensa, la palpitazione cardiaca, il buco allo stomaco… tutto quello che noi abbiamo imparato, è il caso di dire, sulla nostra pelle e che riconosciamo come segnali dell’innamoramento. Ma ci sono anche altri tipi di innamoramento, c’è un innamoramento più tranquillo che si realizza nel momento in cui si incomincia ad apprezzare una persona nel tempo, per cui è l’aspetto più neutrergico che ci interessa di quella persona e la si “scopre” pian piano, fino a rendersi conto che ci si è legati e non se ne può più fare a meno. Quello a cui tu ti riferisci, invece, è l’innamoramento o meglio l’interessamento di tipo affettivo-aggressivo intenso. Ovviamente, il nostro sistema di gestione interno si adatta al cambiamento di queste abitudini per cui, dopo un po’ di tempo, incontrare “quella persona”, rientra nella normale amministrazione della nostra energia, del nostro tempo e della nostra vita, quindi andrà via via scemando la produzione di quei sintomi che noi credevamo essere i tipici segnali dell’innamoramento. Erroneamente, noi pensiamo di non essere più innamorati di quella persona, in realtà:

  1. può essere che ci interessi di meno, se ciò che ci aveva convinto di quella persona era il fattore novità;
  2. può essere che ci interessi di meno se ci investiamo meno in termini di tempo e di energia;
  3. può essere, invece, che il rapporto stia andando verso una maturazione quindi le reazioni saranno differenti.

Io, nella mia vita, ho provato sia l’una che l’altra cosa. Con il mio precedente partner, ho avuto un’esplosione di quei sintomi di cui abbiamo appena parlato; con quello attuale non è stato così… perché ne ho apprezzato alcuni aspetti caratteriali che mi hanno conquistato…. non a caso l’inizio della nostra storia è avvenuto a distanza, per telefono… quando, per come lui si rivelava verbalmente (anche se bisognava poi verificare la veridicità delle sue affermazioni), avvertivo sempre più forte una compatibilità “mentale” …. e la cosa mi “prendeva”! Devo dire che, pur essendo contenta, con lui non ho mai provato i “malesseri” appena citati… non credo comunque che potrebbe succedermi più…. non potrei più interessarmi ad una persona solo per quello che è l’aspetto esteriore; le persone belle, di solito, purtroppo hanno, mentalmente, un sacco di problemi perché hanno imparato a supplire a determinate carenze psicologiche, di ragionamento con la consapevolezza di essere gradevoli. Questa è una cosa che è spesso riscontrabile (non è una regola, per carità!)…. per cui, tutto sommato, il fatto di trovarmi davanti una persona estremamente bella e gradevole, specie dopo la “botta” che ho avuto, può anche essere una cosa negativa.

Questa che tu hai detto è una realtà oggettiva perché fino all’età di 20 anni non è difficile trovare persone in buona forma fisica in quanto, tutto sommato, il metabolismo è ancora in fase prettamente anabolica (costruttiva) ma, dopo i 20 anni, a 30 o 40 anni, le cose cominciano a cambiare perché moltissimo dipende da quello su cui una persona ha “puntato”: la realizzazione professionale, il coinvolgimento familiare, l’abituarsi alla routine quotidiana, etc.; a queste condizioni, non si ha un interesse specifico nella cura del proprio corpo e, siccome il metabolismo comincia a risentire delle frustrazioni che si accumulano per raggiungere questi obiettivi, si ha una perdita in termini di forma, a livello fisico.

Se tu trovi un uomo di 40 anni (o una donna di 40 anni anche se per le donne è diverso perché c’è un concetto sociale che le vuole più curate) che rispecchia dei canoni estetici eccessivamente ostentati, per cui è “palestrato”, ben agghindato, vuol dire che, probabilmente, o vive molto di comunicazione con gli altri (per cui gli serve per lavorare), oppure è una persona povera di contenuti.

Io stesso pago le conseguenze di un enorme investimento, in termini neutrergici, che mi ha portato a crescere intensamente, velocemente, dal punto di vista maturativo. Di conseguenza, all’interno della mia identità, si è realizzato uno scombussolamento di abitudini e di convinzioni che, ancora oggi, sto cercando di armonizzare. Questa realtà personale, ha comportato un sfasamento metablico con conseguente aumento ponderale considerevole che sto risolvendo gradualmente e senza diete particolari (per non arrecare altri scombussolamenti). Indubbiamente, in tempi ragionevoli, raggiungerò un buon aspetto, ma non credo che mi interesserà arrivare a quello che avevo quando, fino 18 anni, facevo sei ore di allenamento in palestra: oggi non intendo investire il mio tempo in quel modo, lo investo in altro.

Io stessa, pur sapendo oggi di essere una persona dall’aspetto gradevole da un punto di vista estetico, credo, in passato, di essermi proprio sforzata ad allenare la mia intelligenza perché sentendomi (erroneamente!) non bella, ho cercato di supplire a questa mancanza con uno sviluppo maggiore delle mie qualità intellettive. Quindi oggi mi ritrovo, pur non sentendomi bellissima (ma comunque più sicura di me e del mio aspetto) ad ascoltare apprezzamenti del tipo: << sei bella e brava! >>. Torniamo all’argomento principale. Il fatto di comunicare, in una coppia, è fondamentale, ma perché alcune persone (come ad esempio i miei genitori) non riescono a farlo senza litigare? La cosa mi spaventa!!!

Ti spaventa perché tu temi, nel tempo, di poter ripetere gli stessi errori. Non dimentichiamo che la comunicazione al mondo esterno è il risultato di idee che dipendono da apprendimenti che abbiamo acquisito. Noi sappiamo che, adesso, i tuoi apprendimenti sono diversi da quelli dei tuoi genitori, di conseguenza, sarà difficile che tu comunicherai utilizzando i loro sistemi. In certi ambienti ed a certe condizioni, la lite diventa una forma di comunicazione “utile”, perché consente di scaricare le tensioni e di “riconoscersi” nella stessa energia di chi grida. Riconoscere l’energia dell’altro dà sicurezza, anche quando l’energia è fastidiosa.

Infatti, io stessa, con il mio precedente partner, ero molto più aggressiva… Con il mio attuale partner è difficile che io senta il bisogno di gridare anche se, alle volte, è lui a volerlo fare… ed a me dà fastidio!…eppure io sono una che grida, ma con lui riesco ad arrabbiarmi senza alzare il tono della voce… come fanno nelle “soap opera”…e se lui comincia a gridare gli dico: << Non gridare, altrimenti me ne vado>>. C’è, per tornare a quello che mi hai appena detto, un “non riconoscersi” e questo mi disturba… Proprio adesso che, per la prima volta, non sono portata ad avere reazioni “ad alta voce” mi ritrovo con un compagno che avrebbe di queste esigenze. Mi ritrovo, grazie ad una mia maturità crescente, dovuta al lavoro che sto facendo su me stessa, a non sentire col partner questo bisogno e non perchè mi comprimo (implodendo), ma proprio perché non mi va di farlo; trovo soddisfazione nel parlare normalmente e se proprio insiste nel gridare, allora poi mi adeguo.

Come tu sai, con i miei genitori, invece, grido (eccome!)… è l’unico modo di riconoscerci.

…perchè quello è il codice in comune. Ad ogni modo, è importante avere la prova di essere cambiati in ciò che ci appaga il bisogno di dare e ricevere amore, all’interno di un rapporto a due. Buona giornata, ci rivedremo la prossima settimana.

Ciao, alla settimana prossima!

Alessia Manes

Con la collaborazione di Stefania Labate (musicista)