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Troppo. Troppo buoni, troppo bravi, diligenti e rassicuranti.

Bisognosi di affetto in modo imbarazzante, pietosamente accorati in una richiesta di amore da riconoscimento del proprio operato attento e premuroso a non offendere nessuno in nome del niente.

Cosa succede!? Perché!?

Quando è avvenuto questo sostanziale e vergognoso cambiamento all’insegna del perbenismo falso e inutile, che modifica la pungente personalità di un Benigni in “chilometri di morbidezza” da pubblicità conclamata?

Mi risveglio in un mare di contentezza da incubo, il telegiornale mi dice, con codesta contentezza: “siamo tutti contenti!”.

Ha vinto Baudo, la canzone, quella giusta, Benigni e i comici, ma anche Ferrara, il Presidente, anzi i Presidenti, tutti e tre, abbiamo messo d’accordo destra e sinistra, siamo tutti a posto.

Ci hanno sistemato, eccola la verità, l’unica degna di nota e a passare inosservata, quando il bosco è così tranquillo c’è qualche cosa che non va. Dov’è la voce fuori dal coro, l’elemento di disturbo che fa pensare, l’indicatore della riflessione in atto su un ritorno a cinquant’anni fa, alla sua ipocrisia e falsità fatta di belle canzonette a tacitare necessari risvegli e cambiamenti dovuti in un’epoca di stravolgimenti abitudinari e di costume!?

Quando è successo di essere attenti, al di là del prodotto, al bisogno di “bontà” di persone che della “bontà della cattiveria”, la sana cattiveria, vestono la bandiera da sempre!?

Dove sono! Ridateceli.

Rivoglio la sagacità, la rispettosa intolleranza, l’inattesa improvvisazione e l’attesa replica, studiata per sconvolgere i furbi armati di tattiche squallide e povere di intelligenza vera perché usata lealmente in un gioco leale di argomentazioni reali.

Astuzia contro astuzia, quella sana di geni veri contro ingombranti involucri di altrettanta ingombrante invadenza e semplicistica tattica di scolaresca invidia da palcoscenico di primadonna frustrata, voglia di vincere, in un delirio collettivo, di vittoria finalmente arrivata grazie a mancate capacità personali quanto presenti le altrui a cui tanto, tutto, di questa aria di perbenismo e “buonismo”, di ipocrisia e falsità dobbiamo e dovremo per chissà quanto tempo ancora.

Ma vi prego non ci addormentiamo, non abbandoniamoci a questo suono stravolgente – avvolgente, non troppo almeno, teniamo sempre ben saldi i piedi nella verità e realtà del tempo nei tempi, non dimentichiamo di pensare e riflettere della nostra vita sulla vita, del particolare sul generale, del soggettivo per il collettivo.

Non lasciamo passare inosservati segnali di tendenze che generano modi e costumi di epoche illuminate da abbaglianti intelligenza e volontà, pensieri e idee innovative, sviluppo di capacità creative, fantasia e immaginazione, di quelle qualità che cambiano, fanno crescere e migliorano il mondo all’insegna della conoscenza e del sapere, veri fari di un’esistenza sana e corretta in un mondo di tutti per tutti, vario, diverso, e per questo, vero!

Dora Principe

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