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Per raggiungere il successo nel lavoro scelto bisogna percorrere la “strada” giusta, vediamo cosa ci propone l’autore per verificare se la strada intrapresa o da intraprendere è o sarà quella corretta.


“Formazione e lavoro”

– Una Proposta per un Migliore Uso delle Proprie Capacità-

di Francesco Chiaia

avvocato penalista


LA STRADA

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È un argomento alquanto impegnativo quello che tratto in questo capitolo, e per renderlo comprensibile tenterò di “oggettivizzare” le mie valutazioni, e le consequenziali proposte, affinché possano essere applicabili per tutti coloro che intendano provare, avendone la motivazione e l’interesse, l’utilità delle mie indicazioni, per orientarsi nel mondo del lavoro – comunemente definito una “giungla” – e quindi avere della chiarezza, necessaria per ottenere un po’ di pulizia: e se ci sto riuscendo io, tutti, a certe condizioni, possono riuscirci.

Questa volta la premessa è un po’ più lunga perché ogni capitolo che sto scrivendo è frutto di verifiche giornaliere su me stesso e sulla mia professione.

Molte volte, specie nel corso degli ultimi due anni, mi sono chiesto se la strada che stavo percorrendo fosse quella corretta, che, seppur impegnativa, mi avrebbe indirizzato verso la conquista dell’ambito traguardo del successo lavorativo. In verità ho scoperto da qualche tempo che non ero io a scegliere, ma l’ambiente in cui ero cresciuto e nel quale vivevo.

Di fatti, mi sono accorto di essere stato costretto, dai condizionamenti che invadevano ( e per certi versi invadono ancora ) la mia personalità, a scegliere alcune strade: ed anche se ritenevo di operare io delle scelte, beh, i miei condizionamenti operanti, appunto, mi obbligavano a fare alcune determinate scelte; si potrebbe dire che, in effetti “non ho avuto scelta”, poiché non ho avuto alternative: ora so che non è così, il vero motivo è molto semplice: a causa dei paraocchi che portavo non “volevo vederle”…tutto qui.

Oggi, con un atteggiamento di umiltà e non di appartenenza ad una élite, sto rivalutando gli studi classici, ed in effetti quando dicevo che non le vedevo (in realtà dicevo che non c’erano, mi riferisco alle alternative ), dicevo che non le conoscevo, infatti nella lingua greca antica il verbo vedere, in certi contesti, si traduce in: ” ho visto e, quindi, so”. Nei vocabolari più accreditati di traduzione dal greco in italiano e viceversa, questo significato si traduce in “conosco”. Poiché tutta la mia personalità era all’epoca, oggi molto di meno, protesa all’esercizio del potere, anche il fatto di aver frequentato il liceo classico rafforzava quel lato autoritario della mia personalità ed inevitabilmente, per rigidità, in quel periodo, e sino ad un paio di anni fa, non mi sono mai discostato dagli apprendimenti antichi.

Ora so che se nel periodo classico il verbo “conoscere” poteva essere usato come sinonimo del verbo “sapere”, oggi, nel terzo millennio, è necessario essere precisi, per diventare più elastici.

Infatti, attraverso i suoi studi, il dott. Giovanni Russo, medico ricercatore nel campo della psicoterapia da oltre trent’anni, direttore della scuola di formazione post- universitaria in psicoterapia ad indirizzo dinamico per medici e psicologi, ha dato, nell’ambito dell’apprendimento, inteso, quest’ultimo, quale elemento fondante della personalità, una definizione più completa del termine “conoscenza” e del termine “sapere”, che qui mi posso solo limitare a riportare per come scritto nel suo libro (pagg.153 e seguenti ), “L’Essere Umano per Un Mondo Migliore” :

” Conoscere e Sapere:

un messaggio lo possiamo conoscere o no, per saperlo dobbiamo comprenderlo, per comprenderlo lo dobbiamo capire – fare nostro, analizzarlo nelle sue parti, nell’intimo della sua struttura dei suoi significati fatti di: IDEE (..) La conoscenza conduce al sapere; la conoscenza sviluppa con il tempo, se si rispettano queste regole:

– conoscenza costruttiva,

– verifica della conoscenza,

– aggiungere dati sempre più, per la strutturazione di vecchie idee ( già note ai più) o la creazione di idee nuove.

Esempio: se leggi un libro per la prima volta ( ti avvali delle idee codificate prima), ne cogli alcuni concetti; se lo rileggi ( di quel libro ti sei arricchito prima ), ne cogli altri concetti. Se ( il libro è denso di concetti) lo leggi per la terza volta, scopri altri concetti non percepiti prima.

NELLA CONOSCENZA C’E’ VITA

Quando una conoscenza è stata verificata ed è passata al vaglio della critica completa del pensiero corretto, se è divenuta SAPERE rende l’essere umano più sicuro perché gli dà forza e stabilità ( in un mondo ove si cerca la stabilità fuori di sé in appoggi vari ).

In tali circostanze, che sono rare, la sicurezza del sapere riguarda il personale e si può remare anche contro corrente.”

Dopo una ponderata riflessione su quanto letto poco sopra io ho concluso che la conoscenza utile conduce al sapere corretto che è la naturale evoluzione di uno studio completo intorno ad un determinato argomento che si è in precedenza conosciuto e stabilito come utile alla propria crescita psicofisica: ma allo stesso tempo ho preso consapevolezza di quanta strada devo ancora percorre in determinati settori della mia esistenza per ( mi si passino i termini ) conoscermi prima e sapermi poi; dopo un attimo di disorientamento fisiologico, dovuto alla scoperta della mia enorme ignoranza, ho iniziato a percepire che la strada che da qualche tempo stavo percorrendo aveva caratteristiche nuove per le mie conoscenze, ma ne sentivo la giustezza, la positività della meta, l’effettività nella realtà, e così ho deciso di proseguire su questa strada nuova, che fra le tante tappe ha anche quella del successo lavorativo.

Per potere, però, camminare ed affrontare questa strada ho dovuto dotarmi del giusto equipaggiamento e della consequenziale ed adeguata preparazione psicofisica.

Ma, ancora, non ho parlato di come ho verificato se la strada che sto percorrendo è quella giusta.

Per spiegarlo in maniera semplice ho bisogno di utilizzare termini e parametri usati in alcune favole.

(Intanto per chi non lo ha letto propongo di dare un’occhiata al capitolo intitolato “Il Faro” sempre in questa sezione)

“…quando decisi di prendere il mare, da principio ho navigato nella direzione ed alla ricerca del faro che ritenevo facesse al caso mio, tenendo sempre d’occhio la bussola e la cartina;

una volta individuata la luce del faro mi sono diretto verso di essa e, da lì, ho potuto scorgere un percorso che quella luce illuminava, a questo punto, sempre con la bussola e la cartina sotto gli occhi, ho osservato il percorso da compiere e mi sono reso conto che quello che avevo in dotazione in quel momento non poteva bastarmi: dovevo irrobustire la mia nave, il mio equipaggiamento, e, soprattutto, me stesso, poiché quel percorso che avevo deciso di seguire necessitava di una preparazione psicofisica non comune; allora, ho deciso di approdare su di un isola dove sapevo esserci un personaggio talmente carismatico a cui richiedere aiuto per l’intrapresa, giunto nella sua abitazione e rivoltagli la mia richiesta d’aiuto, lui mi rispose, con calma e con dolcezza, ma con molta fermezza, che quella domanda avrei dovuto porla a me stesso e non a lui, solo dopo aver risposto, in un senso o nell’altro, mi avrebbe a sua volta risposto, nel caso avessi deciso di recarmi di nuovo da lui: rimasi interdetto, ma iniziai a riflettere, e più volte mi recai da quel mitico personaggio portandogli le mie risposte, ma ogni volta lui non rispondeva, dopo qualche tempo, gli comunicai qualcosa che evidentemente lo indusse a rispondermi e mi disse: puoi iniziare a frequentarmi, per prepararti vedremo più in là.

Con questa favola si chiude la prima parte di questo capitolo, nella seconda parte spiegherò il mio modo di verificare la giustezza e la correttezza della strada che sto percorrendo, posso solo dirvi che ho seguito e seguo tuttora un faticoso allenamento psicofisico sotto la direzione di quel mitico personaggio abitante dell’isola, grazie al quale ho scoperto che questa strada è la mia strada e che tutti possono percorrerla, però, come ho detto in apertura, a certe condizioni, e vedremo anche quali.

A presto.

P.S.:

quel mitico personaggio esiste davvero.


Francesco Chiaia