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Chiunque abbia la pretesa di essere giornalista piange oggi la scomparsa di un irripetibile maestro come era Indro Montanelli.
Era ormai stufo, quasi condannato a vivere. Cionondimeno, dall’alto dei suoi 92 anni continuava a scrivere, continuava a fare il giornalista.

E’ MORTO IL PADRE DEL GIORNALISMO ITALIANO

Chiunque abbia la pretesa di essere giornalista piange oggi la scomparsa di un irripetibile maestro come era Indro Montanelli.

Era ormai stufo, quasi “condannato a vivere”. Cionondimeno, dall’alto dei suoi 92 anni continuava a scrivere, continuava a fare il giornalista.

Sono ancora impresse nella memoria le immagini del Montanelli seduto sulla sua scrivania davanti all’immancabile Olivetti lettera 22, a dire la sua sulle vicende di un mondo che lo aveva visto attento e sagace cronista per quasi un secolo. Gli occhi azzurri ogni tanto sgranati dinanzi allo stupore degli avvenimenti, la parola inceppata dagli anni, la immutata capacità di essere sé stesso e di stupire per la sua coerenza. Ultimamente aveva preso posizione a favore dell’eutanasia suscitando sgomento tra i suoi ammiratori quando dichiarò che, ormai annoiato da questa società, si apprestava al grande passo. Invece il destino o Chi per lui ha disposto diversamente. Montanelli si è spento lucidamente in una clinica di Milano, andandosene in punta di piedi . Ad Enzo Biagi che gli fu vicino negli ultimi giorni, confidò che sarebbe stata meglio una fine subitanea . Aveva paura del morire, come tutti noi, ma non della morte, che per lui restava il grande enigma oltre il quale avrebbe voluto intravedere una luce.

Montanelli fu dunque un Maestro, in primo luogo proprio su come si traducono in scrittura i fatti della cronaca come i moti dell’animo: uno stile diretto, privo di bizantinismi, sagace e veritiero, scevro da alcun tipo di edulcorazione mirata a favorire questo o quell’uomo politico. Montanelli poteva essere capito dal plurilaureato come dalla casalinga, dal giovane in carriera come dalla vecchina intenta a ricamare.

Si è soliti dire “morto un Papa se ne fa un altro”, ma nel caso di Montanelli sarà difficile trovarne un altro capace come lui di essere coraggioso e coerente fino all’ultimo nel desiderio di conservare la propria indipendenza. Prova ne sia che fu attaccato da tutti i fronti , non potendo alcuno arrogarsi il diritto di considerarlo sua proprietà: censurato dai fascisti, arrestato dai nazisti e gambizzato dalle Brigate Rosse; segno che Montanelli fu un uomo a servizio della verità scomoda ora per l’uno ora per l’altro.

In questi giorni si consumeranno fiumi di inchiostro per commemorare il grande vecchio del giornalismo Italiano mentre egli sarà condotto a perenne dimora nella sua Fucecchio.

Un’urna contenente un mucchio di cenere indicherà ai posteri che un grande uomo ha segnato la scena di questo mondo. Montanelli era un uomo profondamente depresso, annoiato da una società ripetitiva ed asservita: speriamo che dalle sue ceneri sorga una coscienza collettiva di riscatto che ci aiuti quanto meno a non consentire ad alcuno di scalfire la nostra dignità di uomini. Sarà il modo più bello per farlo rivivere nelle nostre accomodanti coscienze.

Nell’epitaffio da lui stesso dettato qualche giorno prima di morire si legge: “INDRO MONTANELLI – giornalista” prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell’affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito…non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili”, come dire: salutatemi senza retorica.

Ci piace pensare che Montanelli non sia morto ma che la sua mente sopravviva in un progressivo stupore , scevro di noie, che lo stia portando a scoprire i misteri di una dimensione totalmente diversa. Peccato che non abbia potuto portare con sé la sua lettera 22.

Addio allora caro maestro Montanelli o meglio a..dio!!!

PINO BARBAROSSA

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